“Nicola Gatta supera il 60%”. È questa la certezza di molti amministratori chiamati al voto per le elezioni di secondo livello per la Provincia. Lo spoglio partirà solo dopo le 20 di oggi. “Supera il 65%, Merla al 35%”, è il commento di Angelo Cera. Maggiorenti e consiglieri comunali del centrodestra mostravano grande allegria per il sindaco di Candela, ma la campagna elettorale più grossa è arrivata ancora una volta dai civici di Leo Di Gioia e da Rosario Cusmai. “Avevamo proposto Gatta anche al Pd”, rammenta.
Al portone di Palazzo Dogana immancabile l’ingegner Gennaro Amodeo di Moldaunia, pronto a continuare la sua battaglia. “Il presidente Miglio è stato colui che ha bloccato la volontà popolare”.
Dal canto suo il primo cittadino e candidato dei Monti Dauni ha votato prima delle 9 per poi salutare tutti i suoi elettori e colleghi. Franco Landella è arrivato solo intorno alle 11, creando anche qualche polemica con i leghisti atti a fotografare tutti i maggiori big al voto e scherzando, ma neanche troppo, sulla possibilità di tagliare la mano di Joseph Splendido che ha votato contro l’amministrazione in consiglio comunale. Il leghista ha rilasciato ieri anche una dura intervista al Tg3, ribadendo la distanza dall’amministrazione azzurra.
A l’Immediato il sindaco ha evidenziato il suo stato d’animo. “Ho votato per Nicola Gatta a differenza di altri che hanno tradito quando mi candidai e fecero una serie di azioni per non farmi raggiungere l’obiettivo. Siccome io faccio politica con sentimento e non con rancore ho preso un impegno con Nicola Gatta, che invitato al tavolo con tutti i partiti si è riservato di accettare non prima di aver parlato col sindaco ricoverato. L’ho apprezzato e ho trasferito questo sentimento agli amici del consiglio comunale. La candidatura di Gatta è del centrodestra, che poi possa attirare simpatie da parte dei civici riconducibili a Leo Di Gioia, perché è evidente che c’è stata una spaccatura del centrosinistra, è un valore aggiunto”.
La sua probabile vittoria rafforzerà o indebolirà il Landella bis? “Io penso che possa essere rafforzato dall’importanza di stare uniti. Oggi assisto con molta serenità alle provocazioni di chi è salito e sale per opportunità sul carro presunto del partito più robusto d’Italia. Queste persone non sanno che i foggiani conoscono la storia di ognuno di noi e sanno la provenienza di ognuno di noi. La Lega non era una parte integrante della coalizione 4 anni e mezzo fa, non faceva parte di quel quadro politico. Mi auguro che possano comprendere l’opportunità di stare uniti, dopo la probabile vittoria di Gatta. La mia ricandidatura è una condizione ovvia e naturale. Come saranno riconfermati tutti i sindaci della Lega a livello nazionale senza che Forza Italia si opponga, non vedo perché questo stesso assunto non debba valere per Forza Italia e per me. Alcuni leghisti sono stati già sconfessati dal loro segretario Andrea Caroppo”.
Lo scenario secondo alcuni sarà molto frammentato a Foggia per le prossime amministrative comunali. Con Franco Landella sicuramente candidato, Giuseppe Mainiero, un candidato della Lega, Giuseppe Pertosa che sta lanciando la sua civica, i pentastellati, la sinistra, il Pd e forse il civici di Leo Di Gioia che hanno già 3 liste pronte.
“Chi può vietare oggi a qualcuno di candidarsi solo con la minaccia di sottrarre il simbolo? Nessuno, i simboli di partito oggi te li puoi fare a brodo”, è la esilarante ed efficace freddura di uno che non intende sacrificarsi per la causa dopo l’esperienza del 4 marzo.
Intanto dai Fratelli d’Italia Giandonato La Salandra con una lunghissima nota e alcune analogie letterarie e cinematografiche tenta di sbrogliare alcuni nodi resi più stretti dall’interventismo di Giuseppe Mainiero.
Ecco parte del suo intervento.
“I partiti di quello che fu il centrodestra esistono. Hanno i loro rappresentanti, ed è giusto che questi dialoghino tra loro non intorno a nomi, ma prima di tutto in ordine a ciò che è stato e che nella città di Foggia ha segnato il fallimento della politica. Che dialoghino intorno ad un progetto serio di cambiamento di una rotta che, in modo o in un altro, ha segnato il degrado sociale in cui si versa. Non è un segreto che Fratelli d’Italia, nella città di Foggia, sia opposizione non solo dell’attuale “governo cittadino”, ma è opposizione proprio di quelle continuità che, “in accordo”, negli ultimi anni hanno governato la città. E l’opposizione di Fratelli d’Italia non è stata solitaria del suo rappresentante in consiglio, ma lo è stata di tutto il partito che, anche in tempi più recenti, non ha mai mancato di sottolineare, anche attraverso il sottoscritto, che le responsabilità del fallimento del centrodestra nella città di Foggia devono ascriversi al partito di Arcore. Mi rendo perfettamente conto che la memoria dei leoni da tastiera sia deficitaria, e che talvolta alcuni altri siano affetti da forme di miopia che, per propria natura, è patologia degenerativa. Non ho mai mancato nel mostrarmi leale con i partiti alleati nel momento del confronto elettorale, ma non ci si può sottrarre dal verificare che la città dal 2014 ad oggi è cambiata, ed è cambiata anche l’aula consiliare della città di Foggia. Lo stesso partito di Alberto da Giussano, nell’ultimo consiglio comunale, si è mostrato diviso sulla programmazione futura di questa città. C’è chi dice “no” e chi dice “so”. Dialogheremo e sapremo tenere ferma la nostra idea di politica, ma Fratelli d’Italia ha il dovere politico e morale di dire no a continuità ambigue. FdI ha nel suo DNA l’idea che la politica deve rispondere ai tempi che corrono. Lo dicevamo a Trieste, nel corso del nostro congresso nazionale, “Noi siamo le scarpe piene di fango e le mani pulite. Noi siamo la destra autonoma, libera”. I sovranismi della domenica non mi interessano, e sono certo che anche il partito di Salvini saprà essere interprete dei tempi che corrono. Mi piacciano i contratti, li ho scelti per professione, e lo dico perché questi hanno forza di legge tra le parti. Tuttavia non posso negare a me stesso l’avere personali perplessità sul coraggio di alcuni contraenti, così come non posso negare a me stesso l’essere anni luce lontano da taluni retorici giovanotti impegnati in Guatemala o alla Presidenza del fico. Non ci si può sottrarre al dialogo con la città. Saremo il primo partito, a Foggia, a presentare gli uomini che saranno candidati a governare una città che merita, dopo cinque anni, una sua analisi economica oltre facili entusiasmi. Saremo i primi a presentare alla città una lista di donne e uomini che vuole essere il collettore di ciò che di destra c’è nella città di Foggia. Una lista identitaria. Apriremo un dialogo interno e a destra, perché a destra una stretta di mano vale più di un contratto. Una destra che nella città di Foggia ha significato molto, e che oggi ha in altre realtà politiche indifferibili punti di riferimento”.