Bar Imperial, condannati strozzini foggiani. Taglieggiavano imprenditori locali

Uno dei principali arrestati, Aniello Palmieri, dovrà risarcire la Fondazione Buon Samaritano che si costituì parte civile nel processo. Ha patteggiato Francesco Lioce

Condannati per usura gli strozzini foggiani arrestati lo scorso giugno nell’ambito dell’operazione “Imperial”. Tre anni di reclusione e 10mila euro di multa per Aniello Palmieri, nato a Foggia nel ’56, ritenuto vicino al clan Moretti. L’uomo aveva scelto il rito abbreviato (gup Protano), per questo ha ottenuto lo sconto di un terzo della pena. Il 62enne è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali ed interdetto dai pubblici uffici per 5 anni. Inoltre, dovrà versare 10mila euro come risarcimento a favore della Fondazione “Buon Samaritano” (avvocato Maria Laura Trisciuoglio) che si era costituita parte civile. Ordinata, infine, la confisca di beni per 24mila euro, pari al profitto del reato.

Francesco Lioce, invece, nato a Foggia nel 1967, pregiudicato e titolare del bar “Imperial” che diede il nome all’operazione di polizia, ha patteggiato un anno e 8 mesi di reclusione. Per lui anche 4mila euro di multa.

Con il rito ordinario si sta svolgendo il processo agli altri due arrestati, Antonio Battiante, nato a Foggia nel 1960, e Gaetano Carella nato a Foggia nel 1955. Prossima udienza prevista il 6 dicembre 2018.

I fatti

Nel giugno scorso la squadra mobile mise fine ad anni di ingiustizie a scapito di alcuni piccoli imprenditori locali e liberi professionisti. Nell’ambito dell’operazione “Imperial”, dal nome del bar foggiano dove avvenivano numerosi versamenti di denaro che le vittime erano costrette a cedere agli aguzzini, la polizia eseguì quattro arresti su disposizione della Procura della Repubblica di Foggia (pm Marangelli), per il reato di usura, nei confronti di Aniello Palmieri, nato a Foggia nel 1956, pregiudicato per reati associativi di stampo mafioso, condannato in via definitiva col 416 bis nel processo Panunzio e uomo del clan Moretti; Francesco Lioce, nato a Foggia nel 1967, pregiudicato e titolare del bar incriminato; Antonio Battiante, nato a Foggia nel 1960, pregiudicato detto “pesce bianco” (cognato dello storico boss, Franco Spiritoso) e Gaetano Carella nato a Foggia classe 1955, incensurato. Quest’ultimo finì ai domiciliari, gli altri dietro le sbarre. “Tutti soggetti ben noti alle forze dell’ordine”, dichiarò in conferenza stampa il capo della squadra mobile, Roberto Pititto.

Le indagini, avviate dalla sezione di P.G. presso locale Procura della Repubblica, ebbero inizio a seguito del tentativo di suicidio verificatosi nel gennaio del 2016 di un piccolo esercente di un’attività commerciale, avvenuto a causa della sua grave esposizione debitoria con i soggetti indagati. Una importante e proficua attività di collaborazione successivamente avviata dagli investigatori con la vittima, consentì di carpire la rilevante situazione debitoria cui si era esposta a decorrere dall’anno 2008. A fronte di migliaia di euro nei vari anni ricevuti, il negoziante dovette versare un tasso usurario che oscillava tra il 30% ed il 580%. Gli aguzzini, infatti, dopo aver prestato somme di circa 1000 e 2000 euro, pretesero versamenti costanti da parte delle vittime, il negoziante in modo particolare, di 200, 500 e 700 euro al mese. Così dal 2008 fino all’inizio dell’inchiesta.

Nell’ambito dell’indagine fondata su varie attività di natura tecnica emerse inoltre la posizione debitoria di altre vittime, fra liberi professionisti, piccoli imprenditori e operanti nel mondo della scuola, anche loro costrette a versare interessi che superavano notevolmente il tasso soglia limite stabilito dalla legge. A riscontro delle attività tecniche, particolarmente importanti si rivelarono le dichiarazioni collaborative delle vittime usurate, nonché la copiosa documentazione sequestrata negli immobili nella disponibilità degli arrestati.

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