Il caso nazionale dei container di Via San Severo finito, grazie all’attivismo delle signore Teresa e Giulia, nel salotto di Barbara D’Urso a Pomeriggio 5, prima con le dichiarazioni del delegato all’emergenza abitativa Saverio Cassitti rilasciate alla nostra testata e poi col coinvolgimento del governatore Michele Emiliano e il suo annuncio di un piano casa particolareggiato per Foggia, ha scatenato forti polemiche nella maggioranza Landella.
“Emiliano dice un sacco di inesattezze, si interessa ora delle problematiche abitative di Foggia solo perché il caso è diventato nazionale a Canale5, ma qual è il capitolo di spesa previsto dalla Regione Puglia per realizzare le case a Foggia? È l’Arca Capitanata con la Regione Puglia l’ente deputato a costruire alloggi di edilizia economica residenziale”, tuona uno dei leader del centrodestra foggiano, Bruno Longo, da sempre esperto di questioni urbanistiche.
Il consigliere comunale ripercorre tutti gli step di 30 anni di edilizia contrattata a Foggia, che furono insozzati dall’omicidio mafioso dell’imprenditore Giovanni Panunzio il 6 novembre del 1992, prima dell’approvazione del Prg Benevolo. All’inizio fu la 167, la più grande d’Italia, che con 4 comparti- Insula Ordona, Biccari, Ordona e Ordona Sud- doveva garantire il 20% dei suoli individuati per la realizzazione di alloggi popolari, salvo poi scoprire che l’allora ente autonomo Iacp non aveva le risorse per costruire. Ci si inventò allora l’ufficio del piano che con una manovrina assegnò delle volumetrie disperse a molti costruttori, i quali si impegnarono a consegnare al Comune una percentuale degli alloggi per l’emergenza abitativa. Alloggi che nella quasi totalità dei casi non si sono mai visti, come è ben noto. A fine anni Novanta a guidare l’ente c’era un ex An, consigliere regionale, il sanseverese Armando Stefanetti, che riuscì a realizzare solo dei palazzoni bianchi al Rione Biccari. “Furono costruite quelle case – ricorda Longo – rinunciando ad opere di urbanizzazione del valore di 4 miliardi di vecchie lire. In quegli anni Stefanetti ci disse che preferiva ristrutturare il patrimonio Iacp esistente, a Foggia non hanno costruito, ma si è realizzato molto a Manfredonia, Cerignola, San Severo e finanche Accadia”.
Con la bolla immobiliare dei primi anni Duemila, il mercato economico e popolare è diventato poco conveniente sia per la politica sia per il segmento edile. Il mercato privato andava alla grande e i prezzi del mattone lievitavano. L’ultimo grande momento di edilizia popolare nel Paese risale infatti al secondo dopoguerra e agli anni del doppio settennato dell’INA Casa (il cosiddetto piano Fanfani) e, successivamente, per l’intervento pubblico reso possibile dalla promulgazione della legge 167 del 1962.
Accanto al boom edilizio il tema dell’emergenza abitativa tornava di attualità e oggi dappertutto da Roma in giù costituisce una delle voci principali del disagio sociale ed economico delle famiglie italiane e foggiane da almeno 15 anni. Con la differenza che dal 2008 il mercato dell’edilizia è crollato. Non si contano gli appartamenti invenduti e sfitti a Foggia, una città che perde abitanti ma in cui si continua a costruire invece di demolire e sostituire. Molta dell’edilizia sia pubblica sia privata, costruita negli ultimi cinquanta anni, risulta sospesa tra la necessità di demolire e la possibilità di farlo concretamente. Ma si preferisce consumare ancora suolo.
“Siamo una città ad alto rischio abitativo, come può fare il Comune a costruire case popolari se il soggetto deputato non ci mette i soldi?”, chiede polemico Longo. Se non c’è la disponibilità di alloggi è quasi inutile riaggiornare le graduatorie. “Siamo di fronte a fatti miserabili, conosco bene la condizione penosa delle due donne martoriate e dei loro figli, ma dobbiamo ricordare che la Regione tiene bloccati vari programmi che potrebbero risolvere la questione abitativa foggiana per sempre. Uno è l’Housing sociale, un piano di Ciliberti e quindi del centrosinistra col quale a regime ci sarebbero oltre 700 alloggi e l’altro è il Comparto 28 che con 6 programmi edili consegnerebbe al Comune 200 case. Se la Regione ci mette i bastoni tra le ruote per l’incongruenza di due leggi discordanti, qual è la colpa del Comune di Foggia?”.
Concluso lo Sper Anziani, il cui rudere è stato riqualificato con dei lavori avviati un anno fa. Manca il collaudo, ma quelle appunto sono case per anziani e ci sarà lo scorrimento della graduatoria laddove alcuni beneficiari con il trascorrere degli anni sono morti.
“14 mesi fa abbiamo approvato il piano Zanasi-Moschella, su circa 80 appartamenti ce ne consegnerà 12, c’era la necessità di destinare l’11% al Comune. È questa la strada, ma Emiliano la smetta di fare campagna elettorale con un piano casa inesistente”, conclude Longo.