7 settembre 2017. Sono passati 13 mesi dall’impatto mostruoso che ha ucciso il giovane Antonio Pio Di Bari in Via San Severo a Foggia. Alla guida di uno scooter, l’infermiere 27enne, che aveva vinto un concorso al Poligrafico e si era ormai affacciato alla sua vita adulta, si stava recando a casa della fidanzata e sua promessa sposa. Ma quella sera, a differenza di altre sue visite, in via San Severo, ancora nella cinta urbana, prima di poter abbracciare la sua amata, è stato travolto da un’auto che correva all’impazzata intenta in un triplo sorpasso. Dopo 13 mesi, l’automobilista, che lo ha scaraventato giù dal sellino, ha riottenuto la patente, lavora e conduce una vita normale. Il 28 febbraio 2019 ci sarà l’udienza penale, che con ogni probabilità lo scagionerà quasi del tutto.
La madre di Antonio Pio, Rosa Viggiano, dipendente comunale negli uffici della circoscrizione Cep, non si rassegna. Il suo dolore immenso si è tramutato in rabbia e desiderio di giustizia.
“L’interesse dello Stato italiano è pari a zero nel diminuire le morti sulle strade – spiega a l’Immediato -. Sono troppi gli incidenti a Foggia e in provincia negli ultimi anni e tutti verificatisi in centri abitati come in Via San Severo dove hanno perso la vita 4 ragazzi, per eccesso di velocità, carenze di segnaletica e cattiva conservazione del manto stradale. O per conducenti distratti e presi a fare sorpassi pericolosi come nel caso di mio figlio Antonio Pio, che è stato preso in pieno da un’autovettura intenta a sorpassare alcune macchine e invadendo l’altra corsia. C’era una visibilità ottima, la strada era priva di area boschiva, se questa persona avesse avuto gli occhi sulla strada invece che altrove, avrebbe evitato la morte di mio figlio. È un omicidio stradale, non lo chiamo incidente, è stato ucciso sulla strada ed è ignorato dalla società. È stato calpestato dalla giustizia, sono 13 mesi e ancora non so nulla, vanno rinviando rinviando. È una strada che dovrebbe essere presa in considerazione, i progetti servono solo a spendere soldi: non c’è un autovelox, non c’è segnaletica, il manto stradale è trascurato da anni, è pieno di buche. Basta fiori e basta dolore, non è solo per mio figlio, ma per tutti i ragazzi”.
La signora Rosa ha i numeri nazionali dei morti sulle strade: nel 2017 sono state 76 le vittime e 1700 i feriti. “Siamo stanche noi mamme, voglio giustizia, aspetterò fino all’ultimo giorno del mio respiro. Chi ha ucciso mio figlio è una persona priva di sensibilità, non lo conosco e non lo voglio neppure conoscere, non mi ha inviato neanche una lettera di scuse, è come se avesse ucciso un cane. Anche se si uccidesse un cane si chiederebbe scusa e si starebbe male. Lui ha riavuto tutto, ha riavuto la patente, guida, va al cinema, va in pizzeria, lavora, conduce una vita normale, sta bene, percepisce un regolare stipendio, mentre il mio angelo è chiuso in quattro mura. Non serve fare attività di educazione stradale se non si infliggono pene dure e severe per queste persone. Le pene devono essere d’esempio per il prossimo”.
Mamma Rosa, una madre coraggio, fa appello alla magistratura e alla politica: “Ministri, giudici, pm e avvocati e soprattutto voi che difendete questi assassini sappiate che nessun risarcimento potrà colmare il vuoto che ci hanno lasciato i nostri figli. Attivatevi affinché vi sia rispetto delle regole e giustizia per gli esseri umani. Parlo a nome di tutte quelle mamme che come me sono rimaste segnate a vita profondamente dalla morte di un figlio”.
Mamma Rosa piange continuamente, una volta spenta la telecamera. “Vado avanti con un sentimento di vendetta, perché per quella persona, che già nel 2015 ebbe il ritiro della patente e nel 2016 viaggiava senza assicurazione, è come se non fosse successo niente. Lui ha distrutto tre famiglie, la fidanzata di mio figlio non mi abbandona, ma è una giovane donna a cui è stato tolto il futuro. Mia figlia invece era incinta quando morì il fratello e ha partorito prima, con un taglio cesareo e un danno biologico enorme. Solo chi è mamma può capire il mio dolore, non so se la giudice, una ragazza di 36 anni, potrà comprendere. Continuo a vivere la mia vita come un robot, mi devo appoggiare alle piccole cose per non morire, come il giardino degli angeli qui fuori, inaugurato dal sindaco. È un’oasi di dolore, voglio realizzare anche un Albero di Natale quest’anno”.
Sulla lapide tanti, troppi cuori con le immagini dei giovani morti sulle strade del capoluogo e della provincia, a cui si aggiungeranno altri due nomi recenti. Altre due vittime stradali. Un angolo straziante, con al centro la foto di Antonio Pio, un ragazzo bellissimo e straordinario, amato dagli amici e da quanti lo conoscevano.
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