“Devo cambiare residenza”. Scherza così il giovane segretario provinciale della Lega Daniele Cusmai, vichese, costretto ad una nuova riunione del centrodestra unito, fissata per il tardo pomeriggio di oggi, prima della consegna di firme e candidature per la presidenza della Provincia di Foggia. Termine ultimo 11 ottobre ore 12 per gli 807 aventi diritto al voto di cui 748 consiglieri e 59 sindaci per scegliere chi proporre per il dopo Francesco Miglio. Si incontreranno in direzione provinciale anche i dem, ancora in dubbio se scegliere nel loro ricco carnet di sindaci, l’urologo allievo del compianto Antonio Pellegrino Rocco Di Brina, primo cittadino di Carpino, o l’appassionato sindaco antimafia da San Marco in Lamis, il paese dei fratelli Luciani, Michele Merla, molto apprezzato anche a destra e soprattutto dal M5S per le sue misure contro l’azzardo.
Bocciata l’idea tutta civica del sindaco di Vieste Giuseppe Nobiletti, un nome che rischiava di non attrarre neppure i voti degli amministratori piddini, assai tiepidi di fronte alla sua opzione. Ancora troppo debole politicamente, troppo lontana Vieste da Palazzo Dogana e troppo potere in mano ai civici e al vicepresidente Rosario Cusmai, col giovane imprenditore garganico.
Nel campo avverso, come ampiamente anticipato, si va verso la candidatura del sindaco candelese del Natale, del Museo del Giocattolo e dell’infiorata Nicola Gatta. Per lui c’è stata una epifania di interessi e di utilità incrociate. Con la benedizione, per quel che vale, del leader Raffaele Fitto, prossimo al passaggio con i Fratelli d’Italia per ritornare in Parlamento Europeo.
Sulla sua investitura, più che il ritrovato posizionamento a destra alle Politiche del 4 marzo, ha influito molto da un lato il peso e la scaltrezza politica del centrista Franco Di Giuseppe, il quale aveva messo subito un veto decisivo a Franco Tavaglione, sindaco di Peschici e avversario del suo uomo, Mimmo Afferrante. Dall’altro, è stato aiutato dal suo ruolo sindacale in Confagricoltura e dalla sua presenza, in quota un tempo civica, nel Consiglio del Consorzio per la Bonifica della Capitanata, ente nel quale lavora con una posizione di rilievo anche il coordinatore provinciale di Forza Italia, Raffaele Di Mauro.
Gatta non è mai stato il nome preferito dalla maggioranza di Franco Landella a Foggia. Il sindaco del capoluogo, non potendosi assicurare con Tavaglione il certo sostegno della Lega alle amministrative, ha tentato di svincolarsi più volte dal sindaco dei Monti Dauni, considerato troppo civico e vicino a Leo Di Gioia. C’è chi scommette che Landella non sposterà i suoi 700 e rotti voti ponderati sull’agricoltore del grano, per non far segnare una vittoria al bavero a Raffaele Di Mauro, che ancora sta lavorando per destituirlo da candidato al suo secondo mandato al Comune di Foggia.
L’altro Gatta, ossia il vicepresidente del Consiglio regionale Giandiego, aveva tentato a Cerignola nei giorni scorsi di ricondurre i tre azzurri consiglieri cerignonali dentro la maggioranza Metta, in modo così da candidare il penalista col centrodestra provinciale e da assicurarsi un forte appoggio nel 2020 alle elezioni regionali. Ma il tentativo è stato un flop. Vitullo e gli altri restano saldamente all’opposizione di Metta, su cui tra l’altro pesava anche il veto della Lega.
In queste ore si rincorrono le voci di una terza candidatura: il primo cittadino di Torremaggiore Lino Monteleone non si rassegna e potrebbe scendere comunque in campo da solo, pur senza l’appoggio del suo padre politico Paolo Agostinacchio. Mancano poche firme. Oltre agli uomini di Puglia Popolare, con Rino de Martino, Leo Lallo e Giuseppe Bizzarri in testa, stanno lavorando alla raccolta per lui Rino Lamarucciola, Gianfilippo Mignogna, Sergio Clemente e Gaetano Cusenza. Monteleone potrebbe anche rompere il fronte leghista foggiano, che mal sopporta lo strapotere di Raimondo Ursitti al tavolo delle trattative.
“Le truppe di Di Gioia sono allo sbando, Metta come anche Lino Monteleone da destra a sinistra sono senza ritorno. Passeranno come dei voltagabbana. La linea di Salvini è non prendere gente come Massimo Cassano, che infatti si è accasato con Emiliano, o Metta e Di Gioia, che è andata a sinistra e ora vorrebbe tornare”, spiega senza mezzi termini un insider degli ambienti del segretario regionale leghista Andrea Caroppo che però non ha compreso la mossa di Nicola Gatta.
Con tre candidati, invece di due, i giochi sono quanto mai aperti, se i civici si frantumeranno anche per aree territoriali. Franco Metta potrà mai votare per i due schieramenti classici dopo il gran rifiuto di Di Gioia e della Lega? E Tutolo? E i pochi consiglieri rimasti ad Elena Gentile, a Cerignola, Orsara e Pietra e a Foggia con Luigi Buonarota, potranno mai votare per il candidato di Raffaele Piemontese? Queste le domande degli abili osservatori col pallottoliere in mano.
L’Ente Provincia gestirà oltre 30 milioni di euro di strade sui Monti Dauni tra Por Puglia e Patto per la Puglia, più di 15 milioni per gli adeguamenti sismici dell’edilizia scolastica, diverse assunzioni per le categorie protette e non solo e tutti gli affaire ambientali, dove ballano milioni di euro in investimenti energetici. Ex Safab, Maia Rigenera sono solo i nomi che hanno fatto più clamore. Senza dimenticare le gare d’ambito e il piano per i trasporti insieme alla Stazione Unica Appaltante. Oltre ad una miriade di altri interessi piccoli e grandi, legati ad un patrimonio sterminato, tutto da alienare e/o valorizzare. È aperta ad esempio una manifestazione d’interesse per il bar del Teatro del Fuoco, chiuso da anni: le istanze dovranno pervenire all’Amministrazione entro e non oltre le ore 13 di venerdì 12 ottobre. Sono arrivate delle offerte per la gestione del campo di calcio sito all’interno della struttura denominata “Omnisport” in Località Macchia di Mauro a Vieste. Sono stati pubblicati degli avvisi di manifestazione di interesse per il reperimento di proposte di valorizzazione degli spazi esterni/aree verdi, presenti in istituti scolastici e in edifici di pertinenza della Provincia. Insomma, un Ente tutt’altro che inutile, come lo si considera, e per il quale il ceto politico si accapiglia e si divide da settimane, senza produrre idee o visioni.