È stato un fine luglio 2018 ricchissimo di eventi per la promozione e l’animazione del territorio. Non solo il capoluogo dauno col Ferragosto anticipato del 26 luglio o l’anfiteatro della Medusa di Vazapp e della Bottega degli Aprocrifi nei terreni del bivio San Marco, procede anche il tradizionale appuntamento del FestambienteSud di Legambiente del direttore artistico Franco Salcuni, finanziato con un investimento pubblico di 67mila euro, sui temi del Parco come presidio di sviluppo, legalità e resilienza, contro una narrazione ormai storicizzata della questione meridionale. Sono stati molti, al di là della grande musica, i momenti di incontro e riflessione, con la presenza anche di Pinuccio e di un convegno dedicato al futuro dell’agricoltura contro il caporalato e i ghetti e gli annosi problemi del lavoro nero e dello sfruttamento dei migranti.
Una novità nel panorama delle kermesse musicali e culturali quest’anno è stato dal 26 al 29 luglio l’Altura Festival a Bisaccia in Alta Irpinia a cura del poeta, intellettuale e paesologo Franco Arminio con la collaborazione dei suoi due figli musicisti Manfredi e Livio.
Arminio, tanto amato dalle manifestazioni meridiane in Puglia e spesso ospite anche a Monte Sant’Angelo e in tutti i Comuni del Gargano e dei Monti Dauni, ha proposto nel paese irpino dove è nato, dove vive e dove è sorta dalla sua poetica la paesologia, una rassegna inedita, concepita come una “festa dell’Italia interna” contro lo “strappo generazionale” e per recuperare la trama sonora delle comunità, con i canti reali e i canti dell’anima.
A suonare e raccontarsi, nello spazio finanziato da un bando ministeriale Siae del valore di 40mila euro, musicisti, cantautori e performer under 35, che si sono intrecciati per creare relazioni col paese. Quattro giornate di concerti, performances e laboratori tra il Castello ducale, le piazze, i vicoli e gli slarghi di Bisaccia con le immancabili passeggiate paesologiche all’interno e ai margini del centro antico, con i parlamenti sulla musica e sul canto e Franco Arminio a fare da guru laico e improvvisato maestro di coro. Scoraggiatori contro incoraggiatori.
Almeno 5 le grandi guest stars adulte che hanno reso il festival della musica giovanile un momento denso di suggestioni e di spunti per il futuro delle aree interne, se mai ve ne sarà uno a contrastare il progressivo spopolamento: il cantautore Brunori Sas (che Arminio aveva incontrato in un forum-intervista per Robinson di Repubblica qualche mese fa), il paroliere Antonio Di Martino, lo chef della natura e scrittore Ivan Fantini, il cuoco contadino Peppe Zullo e il poeta sardo da centinaia di migliaia di like Andrea Melis.
Non è usuale che in un paese dell’Appennino e in festival culturali estivi, si investa sui giovani, provenienti da tutta Italia e anche dal Nord Europa, facendosi contaminare dalla loro energia e dalle loro prime volte. Altura è un esperimento da replicare per dar voce e ascolto a generazioni relegate alla sola condizione e retorica giovanile.
Dario Brunori ha tenuto una conversazione con Arminio sabato pomeriggio nel Castelo Ducale e un miniconcerto gratuito e magico con alcune delle sue canzoni più celebri, da Domenica Notte a l’Uomo Nero, fino alla hit la Verità. “Siamo 2 ragazzi del Sud, siamo nati, viviamo e lavoriamo al Sud. Vogliamo fornire qualche motivo in più per restare, per toglierci l’abito che usiamo più spesso che è quello della sfiducia. Siamo in un territorio pieno di luminari dell’accidia, ci sono riserve auree di sconforto. Ma non vogliamo dare l’idea di fare una beatitudine della desolazione, una cosa è fare l’estetica della desolazione in un reportage, un’altra è fare il ragazzo disoccupato al bar. I paesi del Mezzogiorno ti danno uno sguardo che non è solo concentrato sugli esseri umani” , hanno detto alternandosi Brunori Sas e Arminio, rammentando le esperienze annoiate e bellissime dell’amore adolescente nei paesi, quando dopo quel primo bacio è difficile che accada nulla di più felice per una intera vita. Rimembranze spleen di esistenza di provincia appenninica, che rinviano al film culto dello scorso inverno “Chiamami col tuo nome” di Luca Guadagnino. “Avevo fatto un buco nel materasso, ma praticavo comunque il coito interrotto”, recita dal suo breviario poetico Arminio.
Domenica mattina è stata la volta dei cuochi sul cibo del futuro. Ivan Fantini sovverte le consuetudini sugli alimenti. “Che sta succedendo agli ingredienti? Se non partiamo dai semi, aderiremo sempre a cibi standardizzati. Non basta piantare delle cipolle per dirsi contadini né basta comprare cassette di verdure dai contadini per dirsi attenti cuochi. Il primo supermercato che deve avere un cuoco è quello della gratuità e della spontaneità”, ha detto Fantini. Ortica, malva, radicchio, borragine. Sono questi ormai i loro ingredienti principe. “Se ci limitiamo a trasformare degli ingredienti standardizzati, aderiamo ad una narrazione sbagliata del cibo”. “Il cibo è il più grande business odierno– ha aggiunto Zullo- ma la cucina casalinga è uno dei più grandi patrimoni dell’Italia, non possiamo far sì che il cibo diventi come un qualsiasi prodotto”. Il food è e deve essere operazione politica, in una terra quella irpina, lucana e dei Monti Dauni, dove tanti contadini stanno cominciando a fare sul serio. Sul grano, sulle farine, nell’orto. Per partire dalla campagna non ancora desertificata per delineare il futuro.