Mille di queste notti. Tra la romantica e misteriosa luna e l’icastica torre dell’Acquedotto pugliese del bivio San Marco, a soli 4 chilometri da Foggia, Giuseppe Savino dell’hub rurale Vazapp in collaborazione con la Bottega degli Apocrifi di Manfredonia ha inventato un nuovo modo di vivere l’estate in campagna, allargando la sua primigenia idea dell’anfiteatro di paglia ad un teatro del grano divenuto landart.
Shakespeare ai Contadini – Prima notte è stato già un successo e per le prossime serate potrebbero prospettarsi folle mai viste su quei campi da decenni operosi. Aperitivo contadino a cura di Only Food, momento musicale con gli Alfabeto Runico per la Polvere del Grano con Marta dell’Anno (Viola e voce), Andrea Resce (Contrabbasso) e Nicola Scagliozzi (Contrabbasso) in un viaggio musicale per scoprire quanto Mediterraneo c’è in ognuno. E spettacolo finale in anfiteatro di e con Giuseppe Ciciriello e Piero Santoro alla fisarmonica con “ILIADE, siamo tutti figli di Troia”, una riscrittura per voce e musica dall’Iliade di Omero della IP produzioni impertinenti.
Gli spettatori si sono ritrovati seduti sulle balle e immersi nell’atmosfera della vocalità dell’aedo moderno, che ha restituito la fisicità e l’ironia del poema, con la fisarmonica al posto della lira per raccontare i protagonisti di quella guerra lontana che è ancora molto attuale.
L’anfiteatro della Medusa, come hanno spiegato gli architetti e paesaggisti Chiara Pirro, Laura Pirro e Giulio Mandrillo, è un “esperimento nuovo”. Si tratta di un “progetto di paesaggio” prima che di una trovata cultural-bucolica. Di teatro nelle masserie, nell’aia, nell’orto e sotto le vigne per spiriti new age e radical chic ce n’è fin troppo da almeno tre decadi in tutta l’Italia, ma alla Cascina Savino si è fatto un passo in più. Visto dall’alto – e non è mancato il drone a riprendere tutto – l’anfiteatro è un messaggio di landart. Un omaggio alla tomba della Medusa, che dista poche centinaia di metri da quei terreni, che sono anche archeologici. Dall’alto le balle formano dei “tentacoli” dei percorsi curvilinei. Disegnano i capelli tentacolari della Medusa. Su ogni balla un pensiero, concepito in un workshop di autocostruzione.
“È un cantiere di comunità che abbiamo auto costruito con picchetti e corde. È un cantiere agricolo e vegetale. Il fondale è una piantagione di melograno, mentre il vigneto fa da quinta allo spazio degli aperitivi. È un cantiere a zero cubatura. Fate attenzione ai sogni, possono avverarsi”, ha illustrato Chiara Pirro.
Per la Bottega degli Aprocrifi invece tutta l’operazione è una grande scommessa teatrale. “Da 14 anni siamo sul territorio, abbiamo messo insieme agricoltura e cultura e questo è il posto migliore dove stare”.
Soddisfatto ad inizio serata Savino. “Mille di queste notti nasce da una esperienza che abbiamo vissuto, un giovane agricoltore, giovane perché sotto i 40 anni, un giorno ci dice: non ho mai ascoltato il violino dal vivo, di solito non vado a teatro. Per noi è stato un colpo: perché non portare il teatro in campagna? E da qui nasce l’idea, costruita sui prodotti agricoli e sugli agricoltori che fruiscono di cultura. Ci saranno esperienze di agricoltori veri in un contesto teatrale”.
In realtà di agricoltori ieri sera a teatro se ne sono visti pochini, con alcuni vicini e confinanti a cantare al karaoke e ad ascoltare neomelodici, disturbando anche un po’ gli spettacoli. Sulle balle la maggior parte del pubblico non ha mai visto una zolla. Ma Savino è consapevole della trascendenza concreta della fatica in campagna. “Noi sappiamo e lo abbiamo sperimentato in un altro format per la raccolta delle olive social che molti foggiani non hanno mai raccolto le olive, anche qui tanti vivranno una esperienza rural di impatto e di contaminazione col mondo rurale. Facciamo vivere quest’esperienza, se riusciamo a renderla smart, l’idea è quella di portarla in tutta la Puglia”.
A supervisionare tutto anche il neo presidente del Teatro Pubblico Pugliese Peppino D’Urso, che conosce tante esperienze di teatro in campagna. Quanto è rivoluzionario l’anfiteatro della Medusa? “Tantissimo – ribatte – una idea più rivoluzionaria di questa non credo che ce ne sia in giro. È una cosa molto bella, innovativa e coraggiosa, soprattutto. Va riconosciuto il merito non solo a Giuseppe Savino, ma alla Bottega degli Apocrifi. Credo che sia una delle primissime iniziative in questo senso, questo matrimonio non solo della natura come bellezza, ma come natura produttiva. Cultura, teatro, musica. L’idea dell’aperitivo del contadino è molto simpatica, non solo perché bisogna pure mangiare qualcosa, ma perché sono prodotti del nostro territorio. C’è la valorizzazione dei prodotti tipici, è una bella scommessa che credo sarà vinta”.
Tutto lo staff di Vazapp sta già lavorando alle cose da migliorare oggi e domani. Il momento più magico resta quello teatrale, è lì la vera forza di tutta la visione da “pastori erranti” di Mille di queste notti. Sul teatro, forse ancora troppo diluito e relegato solo dopo gli altri momenti (che potrebbero avere forse meno spazio e meno attenzione, per evitare l’effetto sagra sempre in agguato) Vazapp e Bottega possono incidere meglio per rendere la manifestazione di livello europeo. Perché non trasformare l’anfiteatro del grano in un nuovo concetto di teatro pubblico civile agricolo con temi anche agricoli, aperto sin dal primo pomeriggio con spettacoli a ripetizione, come in una nuova Magna Grecia rurale? Perché non sfruttare la landart anche come scena teatrale anziché viverla solo come mero set onirico e da selfie? Fate attenzioni ai sogni, dicono da Vazapp. E allora sogniamo in grande.