“In questo supermercato è stato licenziato in tronco Marco: un padre di famiglia, un dirigente sindacale C.U.B. inabile al lavoro al 67% ed invalido al 75%. Probabilmente lo conoscete. Ha 45 anni ed è un esperto salumiere. È stato licenziato all’esito di una vicenda kafkiana che vede come protagonista una collega che secondo il datore di lavoro lo avrebbe accusato di maltrattamenti. Siamo qui per chiedere la vostra solidarietà e per domandarvi di esprimere nelle forme che desiderate il vostro dissenso verso questo licenziamento che riteniamo illegittimo e irragionevole”.
Con questo volantino il salumiere Marco Piacquadio licenziato dal Deco’ di Via Spagna a Foggia insieme al segretario Michele Vaira e ad altre sindacaliste e alla rappresentante dei condomini ha avvicinato clienti e residenti della piccola Macchia Gialla. Tanti cittadini hanno scritto la loro sull’ex dipendente della società irpina Sv.Ipe, fitto d’azienda della ex Mainardus.
La storia è paradossale, come racconta Marco. Una collega al banco il 17 maggio scorso lo ha accusato rivolgendosi direttamente all’amministratore del gruppo di averla maltrattata. In realtà i motivi che potrebbero esserci dietro il licenziamento appaiono molto più variegati. Lo scontro tra i due, che un altro salumiere testimone ha smentito del tutto con una dichiarazione scritta, potrebbe essere stato usato a pretesto dalla ditta irpina per livellare verso il basso i contratti in essere nei due punti vendita foggiani e in quello sanseverese.
5 dipendenti a Foggia hanno il contratto pre Jobs Act con tutele e diritti, ma sarebbe obiettivo del gruppo trasformare i contratti di tutti i lavoratori rendendoli più “flessibili” e senza la possibilità di impugnare eventuali licenziamenti per un reintegro o con minori indennizzi.
A luglio dello scorso anno l’azienda distributiva ha fatto fallire la precedente società creandone un’altra ad hoc “ripulita” dei debiti.
“Marco è da tanti anni iscritto e ha esteso anche ai colleghi le tutele del contratto. Con l’assorbimento nella nuova società si doveva giungere ad una conciliazione. La ditta è andata in Confcommercio per estinguere il debito”, spiega Vaira.
Ferie non godute, quattordicesima mai percepita, ore lavorate differenti da quelle dichiarate sul contratto (10 ore al giorno anziché le 6,60 previste). Un consueto scivolamento verso il basso dei diritti. Pur di avere un lavoro.
“La conciliazione è stata fatta, Martiniello il titolare ha sempre avuto un rapporto corretto e noi vogliamo garantire l’azienda. Ma il nuovo contratto è Cisal e non estende la contrattazione anche agli altri sindacati. Meno tutele senza 14esima, diaria minore. Si disse che i lavoratori non avrebbero perso nulla, avrebbero guadagnato con i premi. Ma questi premi non si sono mai visti. Da 1800 euro si è passati a 1600. Con la riduzione della ferie a massimo 2 settimane a rotazione e aperti sempre anche la domenica senza straordinario da due anni, per affrontare la concorrenza delle grandi catene e fare il nostro meglio per via delle liberalizzazioni.
I nuovi contratti sono a 3 mesi col Jobs Act. La signora lavora da 6 mesi e voleva prendere il posto di Marco”, aggiunge il segretario. C’è da aggiungere che il salumiere pur con una coxiartrosi bilaterale e con le infermiere, che spesso sono andate a far delle punture dietro al bancone, non ha mai abbassato i suoi livelli produttivi.