Ore 19.30 per la Direzione del Pd di Manfredonia, convocata ieri sera, nella quale per la prima volta tutti gli eletti e i dirigenti avrebbero potuto trovarsi faccia a faccia con entrambi i “duellanti” dimissionari, sindaco e vicesindaco, Angelo Riccardi e Salvatore Zingariello (nella foto in alto insieme a Emiliano e Ognissanti). Ma il confronto non c’è stato.
Prima dell’avvio della riunione, il consigliere regionale Pd Paolo Campo ha affidato a l’Immediato alcune sue considerazioni: “Spero che vengano entrambi e che possa esserci un confronto. È accaduto tutto piuttosto rapidamente nel fine settimana e ci siamo detti: facciamo sbollire le cose, non ci sono state novità significative in questi giorni, rispetto alle dichiarazioni di Angelo Riccardi rilasciate alla stampa”.
È vero che Zingariello potrebbe lasciare il Pd? Il sindaco ha lasciato intendere questo scenario. “Non credo si riferisse a Zingariello”, afferma con sicurezza l’ex sindaco del Golfo e attuale capogruppo in Regione del Partito democratico.
Ritiene che l’amministrazione debba andare avanti o che è meglio chiudere l’esperienza? “Se ci sono le condizioni sì, altrimenti è inutile andare avanti. C’è un clima più generale che attraversa il Paese, c’è irrequietudine diffusa, non credo che ci siano certezze in questo momento, né progetti alternativi. In genere e non solo nel Pd. Io spero che si vada a congresso subito, lo vedremo il 7 luglio”, conclude Campo.
A direzione terminata, la segretaria cittadina Michela Quitadamo è apparsa fiduciosa alla nostra testata web. “C’è stata una discussione molto ‘accesa’, ma anche seria, franca e propositiva. Abbiamo provato tutti con serietà e responsabilità ad appianare le divergenze e le incomprensioni che indubbiamente ci sono state e ci sono. Bisogna quindi cambiare atteggiamento: è necessaria maggiore coesione, più dialogo, unità d’intenti. Il partito sarà al lavoro, o è già al lavoro, perché anche questo si è fatto stasera, per le ’emergenze’ e ‘urgenze’ della Città. Poi, parallelamente, bisognerà tracciare un percorso per dare una prospettiva di futuro alla Città. Massima disponibilità a collaborare e dare una mano da parte di tutti i dirigenti del partito, oggi più che mai”.
Della questione Zingariello e delle sue dimissioni si parlerà in un prossimo direttivo. “Ci siamo aggiornati all’inizio della prossima settimana.Resta la ferma volontà di continuare a sostenere il Sindaco. Questa esperienza di governo, per il PD, non va chiusa. Non per vivacchiare o restare ‘attaccati alle poltrone’, non per interessi personali, ma per ‘dovere’ verso questa Città”.
Da Foggia la crisi manfredoniana sconforta. Ne parlano insieme i due eletti piddini, Pasquale Russo e il capogruppo Augusto Marasco. “Si ricompatteranno- affermano- non sono problemi di riposizionamenti politici, ma solo questioni legate ai destini dei singoli. Quando si devono addebitare delle colpe, esse vengono sempre e solo attribuite al Pd, ormai”.
Nel capoluogo la situazione non è più in salute che nel Golfo. Da più parti – socialisti e Socialismo Dauno – accusano il Pd di non aver ancora aperto un tavolo di coalizione per le amministrative del 2019.
“Rispetto alla tracotanza dei movimenti populisti nasce l’esigenza di collocarsi dentro un perimetro ampio, viviamo un momento più che liquido”, rimarca l’architetto, che in tanti dicono pronto ad una nuova candidatura a sindaco. “Non è una cosa che decido io – rileva su tale opzione -, mi sono messo a disposizione 4 anni fa, la storia attuale è diversa, se ne parlerà a settembre”.
Di una cosa sono certi Marasco e Russo: le Primarie non vanno ripetute. Il capogruppo ripercorre l’epoca successiva a quel suo 9 marzo 2014. “Io sono stato due mesi e mezzo fermo perché i partiti dopo la mia vittoria avevano la necessità di ripensare gli assetti. In altre città, i candidati alle Primarie sconfitti si sono tutti candidati nella coalizione, si veda il caso di Milano con Sala, ma anche con Pisapia. Qui invece ci fu chi strappò la tessera, chi non si candidò, chi addirittura propose una opzione alternativa, che non andò benissimo ma che comunque spostò voti. Io ricordo che l’allora segretario del Pd Mariano Rauseo fu uno dei pochi a ribadire l’unità. Eppure io figuravo come un Davide contro Golia, Mongelli aveva dalla sua 9 assessori della sua Giunta, aveva l’allora sindaco di Bari Michele Emiliano, l’assessore Elena Gentile e Nichi Vendola. Oggi viviamo una stagione diversa, neppure i simpatizzanti del Pd verrebbero a votare alle Primarie”.
Il futuro del partito è quanto mai incerto. Molti, compresi Marasco e Russo, nutrono simpatie per ipotesi totalmente distanti e alternative l’una con l’altra. “Apprezzo sia Calenda sia Zingaretti, so che sono agli antipodi, ma entrambi sono innovativi, si tratterà di scegliere quale direzione dare al partito”, il commento.
I due eletti bocciano la possibilità che il candidato del centrosinistra a Foggia possa essere pescato da quella rosa di nomi che amministrò con Gianni Mongelli. Dalla dirigente Marida Episcopo a Franco Arcuri, passando per altre personalità vicine all’ex sindaco e a quella stagione politica.
“Ad ogni elezione si rinnovano sempre gli stessi nomi – osserva Marasco – sul piano professionale puoi essere anche un fuoriclasse, ma servono i voti. E non intendo i voti clientelari, ma una speciale capacità di connettersi con l’elettorato. Amministrare un Comune come quello di Foggia è un’operazione complessa e difficilissima, la situazione oggi è peggiorata. Nel 2014 io proposi un gruppo che presidiasse le postazioni dove vengono erogati i finanziamenti. Ora è ancora più necessario. Occorre oggi slegarsi dal coltivare interessi personali, la politica è passione e mettersi a servizio degli interessi collettivi”.