“La strada per Foggia” è il primo incontro organizzato delle due anime socialiste, Psi e Socialismo Dauno, per aprire un confronto, con delle idee e proposte per un dibattito in città.
Al tavolo questo pomeriggio Leo De Santis, Luigi Iorio, Giulio Scapato e il consigliere comunale Alfonso de Pellegrino. Ospite d’onore l’ingegner Nino Mazzamurro, ex consulente ministeriale con Graziano Delrio ed ex amministratore unico di Ataf.
Niente simboli di partito nell’iniziativa dopo la batosta del 4 marzo. Il percorso per le amministrative 2019 a Foggia per battere i 5 Stelle è lungo e dovrà vedere protagoniste, secondo l’ex consigliere regionale Pino Lonigro, molte liste civiche.
L’idea, come ha illustrato Leo De Santis, è costruire un fronte che possa fabbricare “l’argine ai populisti e ad una destra xenofoba”.
“Se dovessimo giudicare come stanno governando le amministrazioni grilline dovremmo dire che sono impreparate”, ha aggiunto il socialista ed ex consigliere della Lista Mongelli.
“In questo frangente storico anche chi gode di misure del welfare non ti dà la fiducia. Le ragioni della sconfitta vanno ben oltre il mal governo- ha spiegato de Pellegrino- Penso che questa parte dello schieramento debba essere attenta a non commettere gli errori del passato: io sono tra coloro i quali pensa che non tutto sia stato buono nelle nostre amministrazioni di centrosinistra. Il nodo intermodale che doveva essere un fiore all’occhiello dell’intermodalita’ è diventato un mero capolinea”.
De Pellegrino ha ripercorso i piani di ristrutturazione delle partecipate ex articolo 182 della legge fallimentare.
“Per Amgas sta andando avanti per Ataf ci sono dei problemi seri. Noi abbiamo chiesto enormi sacrifici ai cittadini, lo facevamo sperando di giocare un primo tempo, purtroppo il secondo tempo non ci ha visti protagonisti. Lo sta giocando Landella. Una amministrazione che sta tagliando vari nastri, tra cui anche il Teatro Giordano. Il contratto d’emergenza con Amiu è rimasto tale, lo hanno rinnovato in maniera perpetua per 14 volte. E oggi ha l’ambizione di investire 2 milioni per la raccolta differenziata senza contratto”.
Emerge un profilo culturale diverso, secondo il consigliere comunale. “Ha rinunciato a riscattare un ulteriore 10% di partecipazione rinunciando ad un maggior ruolo nel CdA. Senza parlare del caos creato nel mondo dei tributi. Questi sono argomenti cristallizzati nelle relazioni della Corte dei Conti. I creditori vengono pagati a 75 giorni, di fatto il Comune si finanzia con i soldi dei creditori. C’è una gestione amministrativa incoerente. All’Ataf un importante strumento di risanamento non funziona. Legalità e sicurezza non possono essere lasciati nelle mani di chi fa proclami. Presentammo una mozione col Modello Ercolano, ci è stato detto che non c’era la copertura finanziaria”.
Schietto Iorio: “Abbiamo subito candidati sindaci: tutte le maggiori scelte e le candidature in Regione e altrove sono state verticistiche e guidate dal Pd. La sconfitta è stata causata dall’autosufficienza di Veltroni, che ha fagocitato le altre anime. Dobbiamo uscire dal refrain del candidato sindaco, è l’ultimo dei problemi. Dobbiamo prima costruire un percorso e un programma. Solo dopo potremo occuparci del nome sperando che Michele Emiliano il giorno prima non ci dia un nome senza consultare nessuno è calato Non può essere un Pd al comando a notificare le prossime scelte. La vittoria non serve a pezzi di ceto politico, ma alla città. Landella ha condotto una campagna elettorale permanente”.
Cita Tony Blair Giulio Scapato. “La città ha bisogno di lavoro, case ed infrastrutture. Dimentichiamoci i libri dei sogni, focalizziamo pochi punti”.
È stato un vero e proprio j’accuse quello dell’ingegner Mazzamurro, che ha usato parole durissime e ha sentito “il diritto/dovere di mettere il dito nella piaga”.
Alla domanda “Foggia ha ancora speranza? Che deve fare?” ha tratteggiato un lungo elenco di occasioni mancate.
“Dobbiamo fare quello che non siamo riusciti a fare in 30 anni. Sembra che Foggia abbia una idiosincrasia alla realizzazione di infrastrutture. I fatti risalgono a diversi decenni fa”.
Ha cominciato raccontando l’esperienza del 1986 quando la Regione Puglia lanciò un bando di concorso tra le province per la mobilità. “L’unica città che predispose un progetto ed N progetti di infrastrutture tutti significative fu Foggia e si vide assegnati 55 miliardi delle vecchie lire con mutuo regionale, era assessore Franco Di Giuseppe. Quelle infrastrutture avrebbero modificato il volto della città. Tutto quel progetto era mio, è realtà vissuta. Avevo progettato grandi parcheggi negli snodi maggiori della città. Volevamo drenare l’ingresso di vetture private nel centro della città e raccogliere nella periferia le auto per liberare la città dalle macchine. Fu il periodo in cui nacquero le linee Ms e Md per garantire il flusso all’intera città.
I grossi impianti erano i parcheggi, uno famoso che mi costò una fatica enorme fu quello sotto i Cavalli Stalloni per 1800 vetture.
Il finanziamento era della Cassa Depositi e Prestiti per 50 miliardi, ma non finanziava i restanti 5 miliardi per gli impianti elettronici. Conservo ancora le copie dell’assenso sulle concessioni del mutuo che erano a carico della Regione Puglia. Furono fatti i progetti di tutti i parcheggi, ma non è stato realizzato nulla”.
Per chi come lui è stato nella Segreteria tecnica di missione del Ministro delle Infrastrutture e Trasporti con Graziano Delrio Foggia è più che chiusa.
“Purtroppo con grande dispiacere ho rilevato che cittadine di dimensioni modeste anche del nostro Sud si muovono per realizzare infrastrutture, che sono l’anima della vita di una nazione, sono i canali delle attività. In questa città ho riscontrato indifferenza assoluta”.
Un altro modestissimo esempio? “Mi duole dirlo ma se non si mette in rilievo ciò che manca come fai a dare iniziative? Le infrastrutture sono i nervi vitali. Il nodo intermodale è stato molto declassato rispetto al progetto originario. Il treno tram è morto anche quello, stavo ancora a Foggia quando ci misi mano. Hai gli stimoli, hai i soldi perché non si realizzano? Dobbiamo rimuovere l’abulia di questa città. Non ho idea da cosa dipenda. I fondi ci sono e per le città che sono attive e che sanno muoversi i fondi ci sono, a volte fanno anche infrastrutture esagerate. A Bologna nella stazione interrata li hanno buttati i soldi, ma è il segno di uno stimolo che a noi manca in maniera assoluta. Quello che nasce finisce o con l’arenarsi o col morire. Potrei fare decine di esempi. Ero estremamente legato a questa città. Io volevo lavorare e ho dovuto lasciare Foggia, mi trovavo male, non riuscivo a lavorare. Ovunque ho lavorato con soddisfazione. Il treno tram è una invenzione del sottoscritto, saranno passati 15 anni. O a questa città diamo una svolta e facciamo capire che va rimossa questa idiosincrasia verso le infrastrutture come se queste modificassero lo status quo e quindi a creare problemi e variazioni che creano paure e timori oppure resterà al palo. Ho visto file di sindaci in Ministero finanche dal Friuli perché non Foggia?”.
Tante occasioni mancate, tra queste il Giubileo.
I 7 miliardi previsti per l’allungamento della pista del Gino Lisa sono stati spesi “inutilmente” per piazzali e sale d’attesa a San Giovanni Rotondo.
“Non siamo capaci a costruire infrastrutture e con questo chiudiamo la città. Foggia è asfittica e un soggetto asfittico muore. O si fa una rivoluzione culturale altrimenti Foggia resterà al livello di oggi”.