
Forte consapevolezza da parte dell’organizzazione agricola Cia nella due giorni salentina sulla Xylella fastidiosa, alla quale ha partecipato insieme al presidente pugliese Raffaele Carrabba tutta la giunta nazionale dell’associazione. Con un fitto documento di 10 pagine sono stati illustrati tutti i pro e i contro all’atteggiamento d’opposizione che sta prevalendo in Salento contro i pesticidi da un lato e gli eradicamenti degli olivi malati dall’altro.
“Certamente nessun agricoltore è favorevole all’abbattimento di una pianta, però se ciò permette di fermare o comunque contrastare l’avanzare del contagio verso la restante parte della Puglia, è bene che si proceda agli abbattimenti riconoscendo, però, agli agricoltori il dovuto ristoro dei danni subiti in tempi rapidi e certi. Sin dall’inizio abbiamo sostenuto che la Xylella fastidiosa non avrebbe atteso i tempi della giustizia, della politica e della burocrazia. Ora possiamo tranquillamente affermare che non ci eravamo sbagliati. La Regione Puglia con determinazione del 19 marzo 2018 ha aggiornato la delimitazione delle aree interessate dalla Xylella fastidiosa estendendo ulteriormente verso nord il confine della zona cuscinetto, che per la prima volta interessa una porzione del territorio della provincia di Bari. Attualmente l’intera provincia di Lecce risulta zona infetta. Due terzi della provincia di Brindisi e un terzo della provincia di Taranto rientrano tra zona infetta e zona di contenimento, mentre 3 comuni della provincia di Brindisi e 6 comuni della provincia di Taranto insieme ad uno della provincia di Bari rientrano nella zona cuscinetto. Occorre mettere in campo ogni azione utile a bloccare l’avanzata del batterio”, hanno scritto dalla Cia.
Relativamente alle buone pratiche agricole, la C.I.A. – Agricoltori Italiani nel mese di marzo e aprile 2018 ha svolto nelle zone interessate una capillare attività informativa per informare gli agricoltori degli obblighi, delle sanzioni e per sollecitarli al rispetto delle prescrizioni.
Oltre il 90 per cento degli agricoltori iscritti alla Cia della zona cuscinetto ha effettuato entro il termine dello scorso 30 aprile, secondo quanto disposto dal predetto Decreto MIPAAF all’articolo 11, comma 2, lettera a), le operazioni meccaniche per l’eliminazione delle piante erbacee spontanee al fine di ridurre la popolazione degli stadi giovanili degli insetti vettori (lavorazioni superficiali del terreno e trinciatura delle erbe).
Anche in questo caso gli agricoltori hanno fatto la loro parte sobbarcandosi enormi spese per effettuare tali lavorazioni. Stessa cosa, però, pare non abbiano fatto la maggior parte degli enti pubblici (Comuni, Province, Ferrovie, Consorzi di Bonifica) proprietari di strade, canali, aree, dove era necessario effettuare entro il 30 aprile le stesse lavorazioni previste per i terreni agricoli, al fine di prevenire la diffusione del batterio attraverso il vettore.
In tal senso la sanzione che preclude la possibilità agli agricoltori inadempienti di accedere ad aiuti e finanziamenti comunitari e regionali risulta davvero penalizzante, per un territorio già pesantemente colpito da una emergenza fitosanitaria senza precedenti.
Relativamente agli indennizzi per i danni subiti dagli agricoltori e per i costi di estirpazione sostenuti a seguito di prescrizione di abbattimento (con valori tabellari), la Cia ritiene che il fondo regionale che prevede uno stanziamento di 1.000.000,00 di euro (deliberazione giunta regionale 13 giugno 2017, n. 940) sia del tutto insufficiente. Linee dure contro chi non espianta gli alberi malati, second Carrabba e gli altri: “Al fine della riduzione dell’inoculo si chiede di semplificare l’iter autorizzativo, a quanto pare piuttosto lungo e complesso, da parte del Servizio Fitosanitario Regionale per l’espianto volontario delle piante infette e/o disseccate nella zona infetta, adottando una procedura standard e prevedendo una denuncia inizio attività. In via generale è necessario semplificare al massimo le procedure amministrative per l’espianto degli alberi infetti e/o disseccati sia nella zona cuscinetto che nella zona infetta. Nel caso, poi, gli interessati non provvedano alla eradicazione nei tempi previsti è necessario prevedere che la stessa venga attuata dalla Regione Puglia con procedura d’urgenza, magari tramite l’A.R.I.F., senza, in tal caso, la attribuzione agli interessati della quota di spese relative alla estirpazione, riconoscendo loro solo gli indennizzi per il danno”.
Tuttavia la Cia è più morbida con coloro che possiedono alberi monumentali e spiega: “Considerato che nella zona cuscinetto vi sono numerose piante dal valore storico, occcorrre necessariamente consentire il finanziamento attraverso il P.S.R. dei mezzi di protezione di tali piante (reti anti insetto). Inoltre l’onere finanziario per i costi necessari alla esecuzione delle analisi di conferma richieste non può certamente ricadere sugli agricoltori, ma deve essere a carico degli enti pubblici.
A riguardo degli ulivi (senza carattere di monumentalità e privi di valore storico) ricadenti nella Piana degli Ulivi Secolari, al fine di preservare tale territorio, è necessario procedere a specifiche analisi (da ripetersi periodicamente e comunque a cadenza non superiore ad un anno) per le piante ricadenti nel raggio di 100 metri da eventuali piante infette, e solo nel caso queste analisi diano esito positivo procedere alla relativa eradicazione. Le analisi da effettuarsi periodicamente devono essere a carico degli enti pubblici”.
Il reimpianto sicuramente è necessario, secondo Carrabba, per ridare un futuro alle migliaia di aziende agricole salentine, il cui reddito e la cui attività, da diversi anni, sono ormai stati compromessi dall’avanzare del batterio Xylella fastidiosa.
Il Decreto del MIPAAF del 13 febbraio 2018 consente il reimpianto nella zona infetta, che dovrà essere finanziato con misure interessate con un innalzamento al 75% della percentuale a fondo perduto, con il restante 25% coperto da garanzia fidi con mutui a 15 anni, a favore delle aziende agricole che ricadono in zona infetta e che progettano l’estirpazione di olivi colpiti dalla malattia (o di altre varietà suscettibili) con il conseguente reimpianto con varietà autorizzate, prevedendo che i nuovi impianti debbano avere una densità di almeno 300 piante ad ettaro e un sistema di irrigazione/subirrigazione che adotti tecniche di agricoltura di precisione con l’utilizzo di sonde e software per il controllo dell’impianto, consentendo così un risparmio ed un uso sostenibile della risorsa acqua.