Sia a Cerignola come l’Amica di Foggia? Lavoratori senza stipendio. “Azienda agonizzante”

I dipendenti si sono fermati, incrociando le braccia, perché sono ben due le mensilità arretrate e 3 i mesi bloccati per le deleghe. Clima teso e sindaco Metta nel mirino

Si terrà l’11 maggio in Prefettura alle 10.30 l’incontro delle parti sociali dell’azienda di nettezza urbana Sia che consorzia 11 Comuni del Basso Tavoliere con i vari sindaci. Ieri i dipendenti si sono fermati, incrociando le braccia, perché sono ben due le mensilità arretrate e 3 i mesi bloccati per le deleghe e le cessioni del quinto dello stipendio per le 300 unità impegnate a Cerignola e negli altri centri. In Sia sta accadendo quello che si verificò in Amica a Foggia. Gli enti pubblici, fatta eccezione per l’amministrazione del sindaco Franco Metta, non onorano il contratto di servizio, anche in presenza della presa in carico del biostabilizzatore da parte di Aseco la partecipata di Aqp introdotta dalla Ager di Gianfranco Grandaliano. Attualmente l’impianto tratta 160 tonnellate di rifiuti al giorno, tanti ne sono stati autorizzati dai Noe e Arpa, sebbene lo stabilimento abbia una potenza di 320 tonnellate. L’accordo finora è stato quello di un distacco di 10 unità lavorative da Sia ad Aseco, ma il problema resta finanziario, con i Comuni di Trinitapoli, San Ferdinando e Margherita intenzionati a recedere dal consorzio. “Tutti i contratti sono sottostimati, i Comuni non possono andarsene, sono proprietari di una quota. Devono prima trovare un acquirente”, spiegano a l’Immediato fonti sindacali. La Sia è considerata ormai una azienda “decotta”. Servono solo 3 milioni per ricapitalizzarla e si susseguono i decreti ingiuntivi e i pignoramenti da parte dei creditori. Cerignola ha fatto la sua parte con il milione versato, ma ovviamente non basta.

Sulla questione Grandaliano, Commissario dell’Ager, è stato chiaro, affermando “di aver proceduto alla valutazione dei contratti di servizio dei Comuni coinvolti e, conseguentemente, di aver deciso, al momento, di non esercitare i poteri sostitutivi in quanto l’azienda, più volte consultata dall’Agenzia, ha dichiarato di non essere in grado di garantire i servizi di raccolta e di smaltimento così come previsto dai contratti stessi. Al contrario, in caso di sottoscrizione, si determinerebbe certamente un illecito erariale”.
“Inoltre – ha concluso Grandaliano – i disciplinari tecnici predisposti dai Comuni prevedono una copertura costi pari a 14 milioni di euro, a fronte di almeno 17 milioni di costi complessivi della società SIA. Pertanto, sottoscrivere i contratti in queste condizioni significherebbe non risolvere in alcun modo il problema di SIA, né delle comunità e dei territori, a meno che i Comuni non procedano ad avviare contestualmente alla sottoscrizione dei contratti un processo di ricapitalizzazione e ristrutturazione aziendale”.
Quei Comuni che hanno tentato di uscire dal consorzio, come Orta Nova, hanno perso dinanzi al Tar.
L’indagine di mercato per loro non ha avuto esito, San Ferdinando e Trinitapoli si sono rivolti infatti ad aziende della Bat ma hanno ritenuto il costo richiesto da quelle imprese troppo alto. Non ha avuto fortuna neppure il tentativo di accensione di un mutuo per la Sia, che ha portato a costi esorbitanti la sua monnezza a Massafra.
Intanto monta la polemica politica da parte del Pd di Tommaso Sgarro.
“La fine di SIA l’ha decisa Franco Metta il 31 luglio 2015 dichiarando in consiglio comunale che mai con lui sindaco si sarebbe fatto il VI lotto, pena le sue dimissioni, per poi cambiare idea un anno e mezzo dopo. Troppo tardi. Metta ha vinto una campagna elettorale sostenendo che il sacchetto dei rifiuti che finisce in discarica è la causa dei tumori in città, adesso mi chiedo quale reale, serio, grave danno per la salute pubblica arrecano i sacchetti dell’immondizia accatastati in ogni angolo di strada. La Sia è agonizzante e la città è invasa dai rifiuti”, osserva l’oppositore numero uno. Al tavolo del prefetto potrebbero esservi poche soluzioni. I sindacati chiederanno la fuoriuscita della politica da Sia, commissariando di fatto l’azienda. Ma resta il nodo dei contratti e di un fallimento sempre più vicino.



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