“Vogliamo imporci a livello nazionale e internazionale, come riferimento per l’antrace, ma per farlo abbiamo bisogno di dare dignità al lavoro”. Antonio Fasanella, direttore generale dello Zooprofilattico di Puglia e Basilicata, nei primi 100 giorni del suo mandato ha fissato l’imprinting dei prossimi 5 anni. Nell’istituto di Foggia, “si è sempre fatto eccessivo ricorso alle borse di studio”, chiosa l’ex direttore sanitario: “Adesso abbiamo svoltato – commenta -, i nostri ricercatori ce li invidia anche la Germania, recentemente Report ha sentito Marco Immarino, a dimostrazione della qualità del nostro lavoro. Come lui ce ne sono tanti altri. Per questo ho puntato dritto sulle assunzioni a tempo indeterminato, per dare una prospettiva di ampio respiro all’ente”.
Il primo “fortunato”, un tecnico di laboratorio, è stato pescato da una vecchia graduatoria del 2011. Da maggio, ne entreranno altri 10, tutti a tempo indeterminato. Anche le borse di studio sono state riviste al rialzo: 17mila euro l’anno per i neolaureati e 25mila euro per i progetti di ricerca. Il paradosso, per l'”eccellenza” particolarmente sostenuta dai governatori di Puglia e Basilicata, Emiliano e Pittella, è l’impossibilità di coprire l’intera dotazione organica pur avendo le risorse in bilancio per assumere. “Confermerò la pianta organica presentata dal mio predecessore Canio Buonavoglia – chiosa a l’Immediato -, nella quale è previsto il doppio del personale attualmente in servizio, circa 260 persone tra contratti a tempo indeterminato (167), borse e tempo determinato.
L’ultimo documento approvato nel 2007, considerava la necessità di avere almeno 328 dipendenti. Nella nuova dotazione organica l’asticella verrà spostata un po’ più su. Ma bisognerà superare il vincolo della spesa tarato al 2004, frutto di un “ventennio di gestione che ha spinto troppo sul precariato”. Al momento, nel bilancio da 20 milioni di euro, ci sarebbero le risorse per completare il piano, ma il tetto rende impossibile la copertura del cento per cento del fabbisogno.
Anche la dirigenza è pressoché sguarnita. Il blocco del turnover ha fossilizzato l’età media a 56 anni, mentre il direttore amministrativo, Pietro Tantalo, si ritrova senza dirigenti. “Ne serviranno almeno 4”, spiega. A questi, nel prossimo triennio, si aggiungeranno 4 dirigenti sanitari che affiancheranno l’attività della dottoressa Barbara Consenti, 8 medici veterinari, 6 dirigenti di struttura complessa e 2 laureati categoria junior.

“Stiamo cambiando l’organizzazione di uno degli ultimi baluardi ministeriali – continua Fasanella -, faremo tutto nella massima trasparenza. Abbiamo gioielli da tutelare, come l’attività sul bioterrorismo e sulla Xylella. Inoltre rappresentiamo una risorsa sanitaria fondamentale per il territorio, finalizzata all’eradicazione di diverse malattie animali tra le quali spicca la Brucellosi ancora troppo presente sul Gargano. Negli ultimi anni abbiamo implementato test che permettono una notevole riduzione dei tempi degli esiti, è stata rinnovata la convenzione con il ministero per il bioterrorismo e continuiamo a cooperate con Paesi terzi sull’antrace. Ora punteremo a migliorare la filiera del controllo sulla qualità alimentare, grazie all’accordo con Arpa Puglia. Il 21 giugno festeggeremo i 90 anni dell’istituto e sarà l’occasione per presentare le nostre attività e per iniziare un percorso di apertura all’esterno che farà cambiare la percezione della nostra importanza per la salute dei cittadini. Coordineremo l’open session della Fao che quest’anno ha scelto la Puglia, e noi saremo nell’organizzazione dell’evento a Borgo Ignazia al quale parteciperanno 250 delegati provenienti da tutto il mondo”.
Il prossimo passo sarà la creazione di una biobanca dei batteri isolati. “L’idea è quella di schedarli geneticamente uno per uno – conclude Fasanella -, offrendo così un servizio importante per il contrasto al fenomeno dell’antibioticoresistenza e per la loro ‘geolocalizzazione’. Solo così si potrà capire come avvengono le contaminazioni tra un territorio e l’altro e tra una specie e l’altra. La Xylella, da questo punto di vista, potrebbe essere un caso scuola”.