L’avvocato Donato Masiello crede ancora in uno “scatto d’orgoglio” della sua comunità a San Marco La Catola nei Monti Dauni. “Se non fossi io insieme a pochi altri a fare opposizione a questo sistema di potere decennale non lo farebbe nessuno, viviamo in un paese impregnato di corruzione, ma dobbiamo provarci, per non lasciare le cose immutate”, dice con grande passione.
Il consigliere comunale, primo oppositore dell’ex parlamentare e dominus Lello Di Gioia, non è stanco di dar battaglia. Il prossimo 10 giugno correrà alle amministrative da candidato sindaco a San Marco La Catola con una lista di cambiamento. “Cambiare è possibile”, potrebbe chiamarsi, come 5 anni fa, quando i cittadini premiarono ancora una volta un esponente vicino al potente politico nazionale socialista. Oggi l’attuale sindaco mira a ricandidarsi, nonostante i veti di Lello Di Gioia, che preferirebbe per quell’incarico Bernadette Cappelletta, sua stretta collaboratrice, già candidata al Senato alle scorse Politiche con i prodiani nel rassemblement “sfortunato” di Insieme, o il vicesindaco Luigi Piacquadio. Proprio dalla possibile divisione dell’elettorato ex socialista da sempre fedele a Di Gioia potrebbe derivare la svolta, secondo Masiello.
“Siamo di fronte ad una occupazione militare, 5 anni fa ero candidato consigliere con l’amico Lino Cicchetti, non ce l’abbiamo fatta. In questi 5 anni di opposizione ho promosso una commissione di indagine, che ha avuto il compito di verificare il sistema di potere dell’ex onorevole. Ho anche interpellato il senatore pentastellato Giarrusso. Il sindaco ha più volte violato la legge, reiterando violazioni gravi. Ha approvato la salvaguardia degli equilibri di bilancio in Giunta e non in Consiglio, il nostro Comune ha ancora un Prg e non un Pug. Non convocare il consiglio è stata la norma nel nostro paese”, spiega il candidato a l’Immediato.

Non mancano a San Marco La Catola indagini pesanti della Guardia di Finanza insieme ai dubbi su un’azienda di compostaggio realizzata su un letto di un fiume e alle anomalie sulla tesoreria, mai affidata ad un istituto bancario, contravvenendo a quanto recita la norma. Il tesoriere Iannantuoni è stato anche condannato dalla Corte dei Conti per un ammanco certificato di 1,5 milioni di euro. Assolto a livello penale dal giudice Giancarlo Pecoriello, le presunte irregolarità contabili sono giunte ora in Appello. “Per 25 anni è andato in scena un patto di ferro tra Di Gioia e Giuseppe D’Antino, ex sindaco legato a Franco Di Giuseppe. Mostrano una finta contrapposizione, ma sono legati attraverso Walter Pellegrini dell’Ufficio tecnico – continua Masiello -. Il sistema è rimasto intatto, fino ad oggi. Con dei finanziamenti arrivati l’amministrazione ha acquistato il Castello Pignatelli favorendo dei privati. Ci sono debiti fuori bilancio immensi per arbitrati e cause avviate dall’Avvocatura di cui non si sono mai conosciuti i contorni. C’è una situazione di morosità, da 20 anni alcuni cittadini non pagano i tributi, i fitti dei terreni, la Tari. Di Gioia è ancora lo stesso camaleonte della politica. C’è una fitta trama di potere che dall’antica Comunità Montana dei Corsi di Formazione, dove tutti proprio tutti hanno insegnato almeno una volta nella loro vita, è arrivata fino a noi. Sono piovuti miliardi di vecchie lire a San Marco La Catola, il paese dovrebbe essere un gioiello con un Pil svizzero e invece i giovani emigrano”.
Poco più di 1200 le anime rimaste sui Monti Dauni, ma c’è chi ha ancora “fame di giustizia”, rimarca Masiello, che cita Simon Bolivar. “In paese il M5S si è affermato alle Politiche e credo che potrebbe essere più facile oggi scardinare il sistema. Mi sarebbe piaciuto avere il simbolo del Movimento, ma non posso ottenerlo perché sono stato candidato con una civica”.
Ma chi glielo fa fare a lottare ancora così? Chi in paese può dirsi davvero “libero” da Di Gioia? Chi non prova per lui asservimento? Masiello risponde con un’altra domanda. “Chi abbandonerebbe un figlio malato? Così mi sento io per San Marco. Se dovessi perdere, vorrà dire che il paese si merita questo stato di cose”.