
Presentare in una conferenza stampa, come quella tenuta oggi dal sindaco del capoluogo Franco Landella, un “periodico” cartaceo old style, stampato in 20mila copie e da distribuire in città, è sembrato quasi un “preavviso di licenziamento” per i giornalisti locali. Siti, giornali, emittenti non servono più a niente? Quello che un tempo sarebbe emerso in una mega intervista esclusiva ad un quotidiano o ad una tv locale, è stato invece affidato ad un contenitore autoprodotto.
Nessuna diretta streaming sui social media, che il sindaco per tutti i 20 giorni delle sue dimissioni ha ignorato. Le interviste odierne ai giornalisti sono state solo successive e sono forse ben poca cosa, quasi un chiacchiericcio futile rispetto a quanto già sviluppato e sviscerato nel “periodico”, del quale si sono annunciate nuove pubblicazioni.
Il pamphlet “Foggia inForma. 4 anni di attività amministrativa 2014-2017” con la “F” blu, che richiama graficamente e simbolicamente la Fontana del Sele, sulla “città che cambia”, stampato dalla società Printec di Marco Pontieri, editore del Satanello è una scelta bizzarra nei tempi della comunicazione social. Il materiale elaborato dell’ufficio stampa del sindaco Landella, che avrebbe dovuto essere proiettato con delle slides, è divenuto un giornalino, non privo di errore in prima pagina, sui vari settori di intervento dell’amministrazione.
Il cartaceo “personale” è stato ritenuto più efficace di tanti post o video. Più efficace di una intervista con una testata “prescelta” per l’uso. Cosa significa puntare su un cartaceo free press nell’epoca della rete? L’Immediato ha posto la domanda al comunicatore e giornalista Enrico Ciccarelli. La sua analisi è molto articolata. “Mi pare si tratti di un’epoca tramontata nei fatti. Tuttavia il prodotto presentato oggi non mi pare abbia natura e caratteristiche editoriali, tanto meno imprenditoriali. È una legittima iniziativa privata di Landella, che riassume dal suo specifico punto di vista i quattro anni della sua sindacatura. È un prodotto propagandistico (ripeto: del tutto lecito) non informativo”.
“Viviamo i tempi del fastidio per l’intermediazione giornalistica – continua Ciccarelli – anche il più convinto giornalista vicino alla propria parte politica viene vissuto come un disturbatore. Il periodico di Landella non è dissimile dal blog di Beppe Grillo, oggi diventato magazine del Movimento 5 Stelle. Si accumulano punti di vista, non si fa lavoro giornalistico. I free press nascevano per le vendite immobiliari o per la cultura e per lo spettacolo come nel caso di Viveur, dovevano avere una utilità immediata. Foggia&Foggia era nato per gli annunci e aveva la caratteristica principale di giornale di comunità con notizie più piccole, non mainstream, non faceva infatti la Nera o la Giudiziaria. Credo che Landella abbia scelto la carta perché crede che esista un digital divide tra i suoi elettori, è un giornale da guardare più che da leggere, in cui emerge l’evidenza della foto, per un meccanismo di auto evidenza. Poi poco importa che le strade siano più simili a Beirut che non a quello che è rappresentato nel periodico”.
Il corpo intermedio dei giornalisti viene ritenuto incapace di comunicare i 4 anni di governo, come in una censura preventiva. “Non mi fido di voi”, questo è il messaggio che arriva. “In un mondo in cui oggi sono tutti su Facebook e su Instagram, in un tuffo nella schiuma, il sindaco si rifugia nel passato per fare la bella figura, per apparire nell’immagine”, conclude Ciccarelli.
Del resto, il Foggia inForma lo spiega: “ci sono dei momenti della vita in cui si avverte il bisogno di recuperare dal vortice della quotidianità che tutto inghiotte, quasi senza senso, ciò che si è costruito per dare ragione del valore della passione, della dedizione e dei sacrifici compiuti”. Il periodico ha “riordinato” la storia d’amore che lega il sindaco alla città, come un novello Berlusconi. Solo che qui la storia è pubblica, non privata e aziendalista.
Il cartaceo servirà più al mittente o al destinatario?