Il sindaco di Foggia Franco Landella è pronto a ritornare in sella, come egli stesso ha dichiarato in una nota quest’oggi. E potrebbe farlo già domani, in una conferenza stampa attesa e annunciata, che potrebbe anticipare il suo ritorno di 2 giorni, dato che non sono stati conteggiati nei 20 giorni utili a ritirare le dimissioni le due festività pasquali cosicché il termine ultimo è slittato a lunedì.
Il consiglio comunale di domani pomeriggio, durante il quale gli eletti sono chiamati a deliberare la presa d’atto della relazione della Corte dei Conti potrebbe essere una prima prova per i consiglieri comunali, che “vorranno smettere di far balletti e teatrini, in riunioni mancate, tavoli politici, in tv e a mezzo stampa”, come osservano ormai stanchi i fedelissimi del primo cittadino.
Il possibile innesto
Intanto domani è in programma una conferenza stampa di presentazione del nuovo gruppo consiliare formato dai consiglieri Leonardo Iaccarino, Sergio Clemente e Saverio Cassitti, che se proprio non saranno stampella di Landella, si individuano come un nuovo satellite della maggioranza, in area centrista che mira a ricostituire un partito dei moderati e che alle scorse Politiche è stata in coalizione col centrodestra. Il tutto mentre il consigliere regionale Ignazio Zullo comunica che Noi con l’Italia sarà presente con proprie liste in tutti i Comuni pugliesi che il prossimo 10 giugno saranno chiamati alle urne per il rinnovo dei Consigli comunali e l’elezione dei sindaci.
I 3 consiglieri mancanti allo scacchiere del centrodestra potrebbero essere proprio loro: Iaccarino, Clemente e Cassitti. Per l’ex socialista sarebbe un ritorno, dato che aveva già la delega all’Emergenza Abitativa, mai così ambita come oggi, con tutte le case e gli alloggi da consegnare, non ultimi i 9 ormai in dirittura d’arrivo sotto i portici delle piastre del Candelaro. Su Clemente si conoscono le indiscrezioni, anche se a l’Immediato l’ex piddino e margheritino amico di Gentiloni e Franceschini ha dichiarato che mai suo fratello Massimo, l’ingegnere, accetterebbe un incarico in Ataf da direttore o presidente. “Fino a quando sarò in politica, mio fratello non avrà mai benefits o privilegi, lui è danneggiato dalla mia persona”, è stato lo sfogo qualche giorno fa alla nostra testata.
I tre dunque potrebbero ingrossare i voti del centrodestra e dare una certa sicurezza all’amministrazione per l’ultimo anno di mandato. Con buona pace dei tre malpancisti scremati, Pasquale Cataneo, Giuseppe Pertosa e Nicola Russo, e dei tre leghisti, Alfonso Fiore, Antonio Vigiano e Joseph Splendido, sempre più divisi e in rotta con i due dirigenti Silvano Contini e Gianfranco Fariello, i quali a differenza degli eletti si sono mostrati più che pronti, grazie alla mediazione di Paolo Agostinacchio, a cedere e ad assumere una posizione morbida nei confronti del sindaco.
La road map
Prima dell’approvazione del bilancio, ad ogni modo, Landella non cambierà nulla. I rumors parlano di un accertamento, un collaudo. Andrà in aula e non fornirà a nessuno l’alibi per non votare il bilancio. Non sarà il sindaco, insomma, a lavarsi le mani sul futuro della città. Se cadrà, sarà col voto in aula sul bilancio: ogni consigliere dovrà assumersi le sue responsabilità.
“I due più grossi problemi finanziari del Comune di Foggia derivano dall’Amica e dal subentro di Amiu e dalle mancate entrate tributarie, entrambe le questioni non sono mai passate dal voto del consiglio comunale, ma sono state risolte dalla passata Giunta, che ne ha deciso l’esternalizzazione”, è il commento di un leader del centrodestra.
I due outsourcing, i rifiuti e i tributi con i 40 milioni di Gema, deliberati nel dicembre del 2011, che mancano sempre all’appello, sono oggi i veri bubboni finanziari dell’Ente. Quelle cartelle o ingiunzioni di pagamento per ruoli relativi ad ici, Tarsu, Iciap (una imposta all’esercizio di imprese, arti e professioni non più esistente addirittura dal 1998) e spese di giudizio rese esecutivenon risultano chiare: in quale anno furono accertati tali crediti e da quale anno potevano essere riscossi?
La Corte dei Conti è molto severa su questo punto. “L’entità dei crediti non riscossi, circa 40 milioni di euro, riguardanti verosimilmente più esercizi finanziari, indipendentemente dalle vicende giudiziarie che hanno interessato Gema, dimostra la sostanziale assenza in passato di una efficace attività di controllo e monitoraggio da parte del Comune delle entrate riscosse. Non si può escludere il ricorrere nella fattispecie di un danno erariale. Appare significativo in tale contesto come rammentato all’ente dalla curatela fallimentare con nota dell’11 agosto 2017, che il rapporto concessorio con Gema si è esaurito nel 2010, quasi tre anni prima del fallimento di Amica”. Cosa ha impedito all’ente di attivarsi prima?
La Corte dei Conti, come abbiamo già analizzato, non prospetta tuttavia il dissesto, perché spiega: “Nonostante continui a manifestarsi una situazione finanziaria molto più grave di quella accertata e il mancato rispetto parziale degli obiettivi intermedi, il Comune di Foggia appare ancora in grado di conseguire l’auspicato riequilibrio finanziario. Tale conclusione deriva più che dalla attività di risanamento finanziario posta in essere dall’amministrazione, dalle numerose opportunità offerte dal legislatore”.
La parte significativa della voce del piano per passività pregresse è quella dell’articolato contenzioso con la curatela fallimentare della società partecipata Amica. Esso da solo è sufficiente a pregiudicare il buon esito dell’intero piano di riequilibrio finanziario. Le controversie sono almeno 6, delle quali 4 avviate dopo l’approvazione del piano.
Ma sono emerse nuove passività. Debiti ingenti sono quelli nei confronti di Hera Comm srl, a cui resterebbero da pagare solo 1,2 milioni e Aqp per 1,8 milioni per varie fatture pervenute all’Ente dal 2015 al 2017. È in corso una trattativa per diluire il pagamento dovuto negli anni 2018 e 2019 ed è stata avviata una complessa attività di riordino. “Queste nuove poste passive, non emerse in precedenza, ancora da onorare in termini di competenza e/o cassa, erodono sensibilmente sia il maggior ripiano del disavanzo apparentemente presente sia la già calante disponibilità di liquidità dell’ente”, scrive il giudice contabile. Non mancano i debiti per contratti di locazione, pari a ben 2,257 milioni di euro.
La difesa di Erminia
Mentre la politica si arrovella sul bilancio e sulle continue relazioni della Corte dei Conti, chi sembra sopravvivere ad ogni bufera sono i dirigenti comunali, a cui è stato deliberato il massimo della retribuzione prevista dal contratto, con i più performanti Paolo Affatato e Carlo Dicesare, secondo i parametri utilizzati. Si difende la vicesindaca Erminia Roberto in una lunga nota. Eccola: “Ancora una volta l’Amministrazione Comunale e la sottoscritta sono state oggetto dell’ennesima ondata di fango, da un lato cavalcata strumentalmente da un incauto Partito Democratico, lontano dal senso di responsabilità e dall’altro da un’informazione che preferisce sottrarsi al dovere deontologico di verifica e di riscontro delle notizie, alla ricerca di clamore e di facile polemica. Per quanto riguarda lo “scandalo” delle retribuzioni ai dirigenti l’Amministrazione ha realizzato un criterio oggettivo per le retribuzioni di posizione, condiviso anche dalle rappresentanze sindacali, per evitare quanto accaduto nel passato quando si procedeva in maniera soggettiva, ed ha sottoposto il relativo Regolamento all’attenzione dell’Organismo Indipendente di Valutazione, che ha espresso parere positivo. Va, inoltre, sottolineato che il Sindaco Franco Landella ha avuto un ruolo rilevante nell’imprimere questa svolta e seguire questo indirizzo, per cui è improprio sostenere che è stato operato un “ blitz” a sua insaputa: la delibera oggetto dell’ondata di fango è stata firmata da me soltanto perché il primo cittadino è ancora dimissionario, mentre l’esecutivo è nella pienezza delle sue funzioni e darle attuazione era preciso dovere amministrativo. Giova, infine, ricordare agli smemorati del PD che nell’ultimo anno e mezzo l’Amministrazione Comunale ha perso 5 dirigenti, non sostituiti, e questo ha comportato un risparmio per l’Amministrazione in termini di stipendio fisso e posizione. Gli incarichi e le responsabilità loro attribuite sono state redistribuiti tra i 7 dirigenti ancora in servizio, con conseguente aumento delle loro responsabilità e del loro lavoro. E l’aumento è stimabile in 5.000 euro lordi l’anno per 13 mensilità, rispetto a quanto già da loro percepito: sarebbe perciò questo lo scandalo? E costituirebbe scandalo l’aver considerato il dirigente della Polizia Municipale di seconda fascia? Gli aumenti, quindi, sono stati tutti legati al ruolo ed agli incarichi ricoperti e non alle persone. Rispetto, poi, al 2014 vi è un risparmio certificato di ben 200.000 euro circa, dovuto alla riduzione delle presenze di figure dirigenziali”.