Da un lato Coldiretti che ha annunciato di ritirare tutte le cariche con la sua pettorina dai CdA dei Gal pugliesi accusati di aver sottratto per investimenti a pioggia per nulla agricoli 155 milioni di euro al pacchetto giovani agricoltori dal Psr, dall’altro Agrinsieme, l’associazione che tiene unite Cia, Confagricoltura, Capagri e Confcooperative che sembra invece difendere l’operato dell’assessore regionale Leo Di Gioia.
Non si placa la polemica sui Gal, avviata dall’organizzazione presieduta da Gianni Cantele e poi cavalcata dal forzista Nino Marmo, ex assessore al ramo con Raffaele Fitto. Lo stesso assessore ha tentato di riportare le lagnanze alla razionalità: “Esiste sicuramente il tema dell’insufficienza delle risorse necessarie per la misura 4.1, dedicata agli investimenti strutturali delle imprese agricole, e per il Pacchetto giovani, la 6.1, ma correttezza vorrebbe che le proposte avanzate fossero, alla data di oggi, praticabili e frutto di un dialogo propositivo e leale. Non certo l’argomento di una sequenza ripetitiva di comunicati incalzanti e minacciosi – ha osservato -. Ho dato piena disponibilità a una rimodulazione perché trovo legittimo mettere il massimo delle risorse sui punti di eccellenza del nostro PSR. Il PSR non è fermo, che le istruttorie sono in corso e che i nostri dipendenti e dirigenti stanno lavorando con grande impegno, pur in presenza di una oggettiva difficoltà amministrativa, facendo un’attività difficile con onore e dignità per risolvere un problema complicato. Ricordo che a fronte di decine di migliaia di domande la dotazione finanziaria assegnata alla Puglia può soddisfare solo poche migliaia di beneficiari”.
In una lunga nota stampa Agrinsieme dunque ha fornito il suo punto di vista su numerosi temi, per non essere scavalcata dalla esuberanza mediatica di Coldiretti. Dura la contrapposizione con le bandiere gialle da parte di Cia, Confagricoltura, Copagri e Confcooperative: “In tanti dicono che il PSR potrebbe aver contenere degli errori nell’individuazione delle priorità, nella ripartizione delle risorse fra le misure ed in altre articolazioni: tutti, però, stentano a ricordare che il PSR è stato, oggettivamente, un percorso estremamente condiviso da tutto il partenariato e, quindi, se errori ci sono stati, devono essere attribuiti alla responsabilità collettiva, che trae fondamento dalla sua appartenenza ad un gruppo in un modo che è vincolante per il soggetto, al punto tale che egli non possa rinnegare questa appartenenza. Ma questo è un paese particolare nel quale è ampiamente noto che se ci sono le positività si corre all’auto attribuzione, ma se ci sono delle negatività impera il “è colpa degli altri”, osservano con toni furenti.
Tra le questioni sollevate da Agrinsieme anche qualche denuncia, come quella sul bio, che è bio solo sulla carta e in campo, ma non sugli scaffali della GdO e nei mercati. “La misura 11 è destinata ai pagamenti per gli impegni derivanti dall’agricoltura biologica con 208 milioni di euro di risorse attribuite. In Puglia opera l’11% del numero totale di operatori biologici italiani. In Puglia si coltiva il 12% della SAU totale complessivamente investita ad agricoltura biologica sul territorio nazionale. Peccato che l’incidenza dei prodotti biologici venduti sul mercato rispetto al totale dell’agroalimentare è pari al 3% (dato 2016). Forse alcuni dei produttori che ricevono gli aiuti per l’agricoltura biologica sono solo “produttori da premio” senza alcuna incidenza reale sul mercato?A questo punto per il futuro forse andrebbe presa in considerazione l’ipotesi di legare il premio all’effettiva immissione sul mercato del prodotto biologico. Una verifica su questo intervento e sull’impatto delle risorse assegnate va fatta, ma su questo non si esprime nessuno, Coldiretti tace e forse tacciono anche gli scriventi. Responsabilità collettiva. Riassumendo fra la misura 10 e la misura 11 si impegnano circa il 25% di tutte le risorse del PSR”.
Sui Gal ribadiscono l’idea del partenariato con l’obiettivo strategico di spingere i GAL ad essere sempre più “degli strumenti di sviluppo territoriali in grado di promuovere e accedere a tutte le forme di sostegno disponibili”. Spiegano da Agrinsieme: “In questa logica si inseriva anche l’opportunità di farli diventare strumenti plurifondo riuscita solo in parte accoppiando PSR e FEAMP (pesca). La disponibilità di circa 300 milioni di euro nella programmazione 2007/2013 per i Gal è stata ampiamente condivisa da tutto il partenariato. Parte il bando ed inizia l’epoca dei ricorsi al Tar. Annullato il primo bando, viene emanato il secondo bando e vengono selezionati n. 23 Gal in Puglia a fronte dei 31 esistenti (25 Gal + 6 Gac). Tutto va bene e, anche giustamente, le rappresentanze rivendicano e spesso ottengono ruoli strategici nella governance dei Gal. Siamo alla fase della buona pace sociale. Dopo circa un anno, magicamente, Coldiretti accusa i Gal di essere soggetti che sperperano e che utilizzano ben il 20% della loro dotazione finanziaria per le spese di gestione, dimenticando, fra l’altro, che si tratta di livelli percentuali stabiliti da regolamenti comunitari. Si passa da percorsi inequivocabilmente condivisi, alla ricerca del colpevole e dell’appestato: questa volta sono i Gal. L’importante che la colpa sia degli altri e non si parli di Responsabilità Collettiva”, concludono, sempre riferendosi con frecciatine a Coldiretti.
Dov’è la verità? Gal sì o Gal no? I gruppi politici intanto continuano nella loro opposizione. “L’agricoltura pugliese vive un dramma epocale. Dall’assessore Di Gioia continuiamo a sentire tante belle parole, ma è necessario rispondere con i fatti al grido di dolore sollevato dall’intero settore”. Così il capogruppo del M5S Cristian Casili che prosegue: “L’impasse che sta interessando il Psr pugliese che vale 1,6 miliardi di euro ha praticamente immobilizzato gli investimenti di centinaia di aziende, molte delle quali costrette a ricorrere ai Tar. A ciò si aggiunge la disperazione del comparto olivicolo che, in provincia di Lecce, ha visto un crollo vertiginoso delle produzioni e un abbandono sempre più consistente delle campagne. Un’intera filiera olivicola compromessa – incalza – che ha comportato la chiusura didiversi frantoi e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Una situazione diventata ormai insostenibile, ma che Emiliano e la sua giunta continuano a sottovalutare, guardando dalla finestra il susseguirsi degli eventi”.