Forte appello di don Ciotti ai mafiosi: “Non è vita quella che fate, siamo pronti ad accogliere vostri limiti”

“La legalità non resti solo una parola educativa, ma una parola di vita. Legalità vuol dire lavoro e politiche sociali”

Un lungo discorso di don Luigi Ciotti ha chiuso la mattinata della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia. Intervallato da “allora ciao” ed “oh!”, come a svegliare una città intorpidita dal freddo e dall’omertà. Il lungo corteo con oltre 40mila giovanissimi ha camminato insieme a Libera, insieme alle famiglie, ha abbracciato la comunità.
“Il prefetto mi ha dato una notizia bellissima, un altro commerciante ha denunciato. Allora ciao, nessuno è necessario, nessuno è insostituibile ma nessuno può scegliere al posto nostro. Coraggio e umiltà non richiedono eroismi. Dobbiamo diventare noi stessi cambiamento, dobbiamo uscire tutti dall’io per organizzare il noi”.
Sfiducia, apatia, rassegnazione, tre demoni che tentano i credenti. Don Ciotti ha citato Papa Francesco.
“La vita ci chiede oggi di osare, il coraggio comincia dalle piccole cose, è un esercizio quotidiano. Non dimentichiamoci che l’omertà uccide. Il 70% delle famiglie delle vittime non conosce la verità, c’è chi ha visto tutto questo. Dobbiamo scegliere per collaborare: le verità passeggiano per le vie della nostra città”.

“Sta a noi costruire un ponte. La nostra memoria non vuole essere di circostanza, ma viva. Le mafie godono dell’ignoranza. I passi avanti sono stati tanti e positivi. Il rapporto conclusivo della Commissione Antimafia è stato votato in maniera unanime ed è un dato positivo. Denunciare il negativo ma sempre vedere il positivo. C’è una prefettura che si inventa di tutto, un prefetto eccezionale, oggi dobbiamo essere capaci di distinguere per non confondere. Papa Francesco è stato il primo ad inquadrare il fenomeno mafioso. Oh,
facciamo sentire la nostra voce affinché chi detiene il potere non di faccia corrompere.
Mi ha fatto piacere che il Vescovo abbia spostato la processione da oggi a ieri, qualcuno non ha apprezzato, bravo il Vescovo. La Madonna è stata contenta di dare spazio al vostro impegno. La forza delle mafie è la nostra debolezza, sono forti perché noi siamo troppo deboli. È una debolezza etica e morale. Dobbiamo mettercela di più tutti”.

“La legalità non resti solo una parola educativa, ma una parola di vita. Legalità vuol dire lavoro e politiche sociali. La vostra terra è una meraviglia – ha detto sulla Capitanata – siate orgogliosi di essere pugliesi e foggiani. I vostri ragazzi sono meravigliosi quando trovano dei punti di riferimento veri e credibili. Non tradiamo i nostri ragazzi”.
E ai mafiosi ha rivolto un appello duro: “Non è vita quella che fate, noi siamo una forza più grande di voi. Non ce la farete, vi prego cambiate vita, siamo disposti ad accogliere i vostri limiti. Non ci ucciderete mai, la nostra è una memoria viva. Oggi a Foggia e nelle 4mila piazze abbiamo alzato un grido. Presto il Papa sarà da don Tonino Bello, adesso tutti lo citano. Alziamo la nostra voce, c’è stato troppo silenzio. Alziamo la nostra voce!”

Don Ciotti ha anche teso una mano a Peppino D’Urso, il fautore di Parcocittà a cui ignoti hanno incendiato l’auto nella notte. “Non lasciamolo solo!”



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