Con la poltrona del sindaco vacante, quello di ieri pomeriggio al Comune di Foggia è stato un consiglio comunale della verità. “Quando non c’è lui gli atti si approvano”, è il sentimento del giorno dopo.
I vari eletti si sono rimbalzati ieri accuse ed insinuazioni, davanti ad un centrodestra ormai decimato con ben 9 consiglieri in libera uscita a comporre le diverse opposizioni (i 3 della Lega, i 3 dissidenti Pertosa, Cataneo e Russo, Mainiero ed Ursitti). “Prove tecniche, stanno lasciando il posto ai 5 Stelle”, è stata la battuta sarcastica del solito Biagio Di Muzio al tavolo della stampa. Non c’è nulla da ridere, però, anche i 3 eletti tra le fila del contenitore territoriale di Franco Di Giuseppe e del consigliere regionale Giannicola De Leonardis scalpitano e sentono addosso tutta la ribellione della popolazione, manifestata ampiamente con quel 49,5% tributato al Movimento 5 Stelle. Chi tra di loro sarebbe oggi rieletto?
L’assemblea consiliare ha approvato dunque la cessione gratuita in favore dello Stato degli immobili comunali (aree e fabbricati) denominati Palazzo di Giustizia, per la definitiva allocazione di uffici giudiziari nel territorio del Comune di Foggia, con 11 voti favorevoli.
Rinviata la discussione sui debiti fuori bilancio e in particolare sulla transazione da 1,2 milioni di euro a vantaggio di Rosita Sinisi Varlaro, che ha vinto tutti i gradi di giudizio su una espropriazione illegittima di terreni per la realizzazione di edifici destinati ad alloggi popolari. La vicenda è relativa addirittura agli Settanta, ma il Comune deve pagare.
La rimodulazione
C’è stata invece l’approvazione con 11 voti favorevoli, 2 contrari ed 1 astenuto del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale ai sensi dell’articolo 1, commi 888 e 889 della legge di bilancio 2018 – L. 27/12/2017 n. 205. L’ultima legge finanziaria, per agevolare alcuni Enti come il Comune di Napoli in ritardo con i pagamenti, ha permesso ai Comuni di allungare il proprio piano di rientro. In questa possibilità, come si sa, si è introdotto anche il Comune di Foggia con una sua specifica richiesta al Mef, per una propria rimodulazione del piano, con la possibilità esclusiva di non estenderne la durata fino al periodo massimo ma ripianando il rapporto tra le passività e l’ammontare degli impegni. Il tutto permetterebbe all’amministrazione di recuperare delle somme per delle nuove assunzioni, ritenute essenziali per una macchina amministrativa ormai depauperata di professionalità.
Alla delibera è stata allegata una lunga relazione del responsabile degli Uffici Finanziari, il dottor Carlo Dicesare. Nel suo atto si legge che “la crisi dell’Ente era prevalentemente una crisi di liquidità che non consentiva di programmare scelte di sviluppo e di crescita e di garantire un adeguato livello di copertura dei servizi a domanda individuale”. E spiega ancora, il dirigente: “I trend di riscossione delle entrate correnti, la rigidità di spesa corrente, le riduzioni dei trasferimenti statali e regionali, l’adozione del federalismo municipale avevano determinato una situazione irreversibile di pre-dissesto”.
Su cosa si fondava il piano?
Esso prevedeva tutte le misure necessarie a superare le condizioni di squilibrio derivante dal disavanzo di amministrazione da rendiconto della gestione del 2011 pari a circa 11,7 milioni, dai debiti fuori bilancio stimati intorno ai 5 milioni (ma che sappiamo hanno ormai superato di gran lunga questa cifra valicando quota 7 milioni con il buco nero possibile del contenzioso Amica che vale da solo 57 milioni di euro), dai residui attivi inesigibili, che riguardano in parte quei crediti Gema di 40 milioni più alcuni residui di dubbia esigibilità che ammontano a più di 25 milioni di euro. di cui 14 milioni di parte investimenti.
Insieme a queste somme se ne annoverano altre come un contenzioso in atto o in via di formazione per risarcimento danni da buche e/o altro stimato intorno ai 30 milioni di euro più altre passività potenziali non meglio identificate del valore di 23 milioni.
Le entrate
Dopo gli anni di confusione per la vicenda Mazal-Aipa, le riscossioni sono tornate ad essere normali, secondo Dicesare, grazie ad un regolamento per la definizione agevolata delle entrate comunali non riscosse approvato nel luglio del 2017. Sono 995 le domande di definizione agevolata per complessivi 948mila euro in fase di riscossione. “Nel corso dei primi incontri operativi con la nuova concessionaria Adriatica Servizi srl si è da subito rappresentata l’urgente necessità di incrementare e rendere più efficace la lotta all’evasione e la fase coattiva di recupero crediti, tributari ed extratributari, stante la scarsa incisività delle iniziative adottate dall’ex concessionario nel periodo pregresso”, si legge nella sua relazione. Lo scorso ottobre la società ha prodotto un report sullo stato dell’arte degli atti da notificare. Ci sono 481 ingiunzioni per la tassa rifiuti, 1207 per Ici/Imu, 1032 per la Cosap tra ingiunzioni e intimazioni ad adempiere , 197 tra ingiunzioni e intimidazione per la Icp Pubblicità e moltissime per una mole complessiva di imposte e tasse non riscosse pari a ben 23 milioni di euro circa per un totale di 30.588 atti.
Da dove prendere allora le voci per la rimodulazione del piano di riequilibrio?
Senza dubbio, dalla riduzione della spesa del personale a detta di Dicesare, la cui incidenza è passata dal 29% del 2011 al 24% del consuntivo del 2017. La media della spesa nel triennio 2011-2013 era pari a 37.447.324, oggi si è di fronte ad una forte riduzione delle spese di funzionamento degli organi istituzionali pari a -200mila euro netti sebbene siano aumentate le spese per i rimborsi di sindaco e assessori da 250mila euro del 2012 ai 600mila del 2017. C’è stato inoltre un recupero dei disavanzi di amministrazione: l’Ente ha recuperato delle quote e prevede di ottenere risultati “ampiamente migliori rispetto a quelli preventivati”. “Al termine dell’esercizio 2017 ancora non approvato l’ente ha recuperato 23,4 milioni di euro recuperando 8.024.175 euro di disavanzo atteso. La tempistica è ristretta”, assicura il dirigente.
Le assunzioni in bilico
Ebbene, nella predisposizione del piano di riequilibrio il Comune di Foggia ha effettuato una ricognizione della spesa del personale con particolare riferimento a tutti i vincoli normativi in essere. La riduzione della spesa del personale rappresenta per l’Ente un effetto leva economica e finanziaria, per avviare un percorso di recupero della situazione deficitaria dell’amministrazione, dimostrando di riuscire a generare forti risparmi pari nel 2017 a ben 6.349.517 euro, che valgono il 16,4% della sola spesa sostenuta nel 2011. Il costo (spesa per le aziende pubbliche) del personale si ridurrà ancora, secondo le previsioni.
Da qui la necessità di assumere, dal momento che la dotazione organica parla di 779 dipendenti di cui 159 a part time e 8 a domanda, che generano una forte carenza. L’Immediato ne ha già scritto. Si tratta di 20 unità a tempo indeterminato e 9 a tempo determinato amministrativi da assumere nel 2018, 15 a tempo indeterminato più 5 addetti stampa part time nel 2019, 14 istruttori di polizia full time e altri 3 addetti stampa nel 2020.
Sulla questione c’è molta discussione in città. Come fanno notare alcuni cittadini il cui nome è nella vecchia graduatoria del 2009, alcuni Comuni italiani come Catanzaro e non solo stanno facendo scalare le graduatorie, sena ricorrere a nuovi concorsi o a chiamate clientelari.
Sulla vicenda il centrosinistra ieri in aula con Augusto Marasco, Alfonso de Pellegrino e Vincenzo Rizzi, si è trovato beffato. In gennaio aveva annunciato di voler approvare il piano, ma ieri ha dovuto affrontare un pacchetto già predefinito. La Corte dei Conti avrebbe bocciato ogni possibile assunzione.
“Veniamo continuamente vessati, non sappiamo niente di niente. Si parla del riscatto di Via Gramsci. Che ne è del piano di ristrutturazione Amgas col professionista Fares, veniamo a conoscenza di una consulenza in Am Service ad un componente del CdA Umberto Candela”, ha rimarcato il capogruppo del Pd.
Sul punto Amgas Dicesare è stato molto netto, si ricorderà del 3,5 milioni e mezzo concessi dal Comune al CdA di Pierluca Fontana per la postergazione del debito. Ad oggi Fares non ha ancora prodotto risultati.
“C’è una denuncia al collegio sindacale sullo stato di rimborso del prestito, abbiamo chiesto chiarimenti, l’Amgas non ci ha ancora versato nulla e a giorni avremo la risposta, c’è l’ipotesi che i creditori vogliano essere remunerati prima del Comune, c’è sempre in piedi la vendita del 20% di Amgas Blu che potrebbe farci rientrare”, è stata la risposta precisa e preoccupante del dirigente.
A Marasco, che aveva denunciato le strade colabrodo ha risposto a mezzo stampa anche il capogruppo azzurro Consalvo Di Pasqua, il quale pur precisando che i lavori in somma urgenza sono stati ereditati dall’amministrazione Landella e programmati in precedenza alla nomina di Marasco assessore nel Mongelli bis, rappresentano comunque un’ombra sulla programmazione di 5 milioni di euro che non aveva adeguata copertura finanziaria e che l’attuale maggioranza si è rifiutata di portare avanti.
Il caso Ataf
In aula ha fatto discutere anche il caso delle dimissioni di Ferrantino con l’ipotesi di una presidenza o della direzione all’ingegner Massimo Clemente, fratello del politico Sergio. Il consigliere comunale si è affrettato a smentire, ma i rumors restano in consiglio comunale sospinti da Leo Iaccarino , che ha parlato di un “ennesimo tengo famiglia”, sperando che almeno il nominato abbia le competenze e da altri eletti, che ritengono che sia già pronto l’atto di nomina.
Intanto le sigle sindacali Filt-Cgil, Uilt-Uil, Ugl-Trasporti, Faisa-Cisal e Faisa-Confail si dicono rammaricate “per le motivazioni di salute che hanno determinato le dimissioni irrevocabili del presidente e rivolgono all’avvocato Raffaele Ferrantino un caloroso saluto e un ringraziamento per l’attività prestata a favore dell’azienda ATAF e dei suoi lavoratori, porgendogli affettuosi auguri di una veloce guarigione”.