Mainiero al veleno: “Candidatura Di Donna ha travolto anche Antonella Spezzati”. M5S? “Chapeau!”

Il collegio uninominale meno popoloso e più esteso a livello territoriale in Puglia, il senatoriale Foggia-Gargano, ha rappresentato alle Politiche 2018 una sfida esaltante, che nessun osservatore locale e meridionale è riuscito ad incasellare né con sondaggi alla mano né con analisi sul campo, dai territori. È stato il collegio più incerto, anche per la qualità dei candidati in campo.

La vittoria dell’ingegner pentastellato Marco Pellegrini, che tra gli altri candidati 5 Stelle uninominali era senza dubbio il più riconoscibile, e per la iscrizione ai meetup e al blog di Grillo dal 2007 e per la battaglia “Appelliamoci!” e per il “blasone” della famiglia e del fratello penalista Raul, da poco entrato pure nel CdA della squadra del Bari, si attesta dentro il cappotto giallo del Movimento per l’emersione di un dato: i candidati pentastellati hanno vinto al Sud sempre e comunque anche di fronte a personalità, come la giurista Antonella Spezzati per il centrodestra e il manager Massimo Russo per il centrosinistra, pescate dalla società civile e dall’amministrazione delle aziende pubbliche, di assoluto valore e prestigio.

“La democrazia diretta, resa possibile dalla rete, non è relativa soltanto alle consultazioni popolari, ma ad una nuova centralità del cittadino nella società. La democrazia rappresentativa, per delega, perderà significato. È una rivoluzione prima culturale che tecnologica, per questo, spesso non viene capita o banalizzata”, disse Gianroberto Casaleggio in una intervista nel 2013.

Il simbolo, in questo caso il M5S, vale più di qualsiasi biografia di valore? Queste elezioni sono l’inizio di un nuovo sistema democratico? Rappresentano la fine dei partiti di massa e dell’organizzazione sul territorio?

L’Immediato ha rivolto questa riflessione al capogruppo dei Fratelli d’Italia al Comune Giuseppe Mainiero, che più di tutti è stato l’artefice della candidatura di Antonella Spezzati al Senato per la coalizione di centrodestra.

“Chi ha votato 5 Stelle lo ha fatto a prescindere dai candidati, è un voto per cancellare un sistema politico obsoleto – osserva il commercialista -. Però a Foggia città si apre anche un’altra riflessione, il 50% quasi ottenuto dal Movimento è grave, perché nel centrodestra non ci si rende conto che Rosa Menga ha intercettato anche il voto di chi voleva punire l’amministrazione Landella e la candidatura divisiva di Michaela Di Donna. Questo trend in città ha travolto anche la scheda del Senato, non è un caso che Antonella Spezzati a Foggia città su 147 sezioni perda circa 7mila voti contro Marco Pellegrini, andando sotto di almeno 50 voti a sezione, mentre nei piccoli centri ha spesso prevalso. Di Donna perde a Foggia, che per lei valeva il 50% del collegio. Un plebiscito contro di lei che ha danneggiato tutta la coalizione, perché chi voleva punire lei non ha votato neppure per i partiti del centrodestra. Il dato dei Fratelli d’Italia è più alto al Senato che alla Camera, con il 3,6%”.

Secondo Mainiero, il consenso dei 5 Stelle così ampio non è diretta conseguenza della debacle del Pd, come accusano i ceriani e molti altri. “Il dato del Pd a Foggia è strutturale, non è mai stato un partito forte, certo Massimo Russo non ha portato valore aggiunto, ma il dato anomalo è il 50% al M5S a Foggia, il simbolo è stato utilizzato per uccidere la candidata di Landella. Tanti esponenti del centrodestra in ritirata hanno fatto votare per il M5S”.

Non ritiene semplicistico ed ingeneroso classificare il clamoroso consenso pentastellato solo come voto di rabbia contro Landella e la sua famiglia, organizzato da alcuni maggiorenti delusi? La risposta è articolata. “Mi spiego meglio, sicuramente il 90% di quel voto nasce dal malumore, è spontaneo ed esprime una voglia di cambiamento, per azzerare tutto e ripartire ma nell’altro 10% si sono infilati tutti coloro che per punire Landella hanno votato l’unica candidata contendibile, ossia Rosa Menga. A Foggia il M5S prende 6 punti in più rispetto alla media del Sud e 10 punti in più rispetto agli altri centri della Capitanata, è stato un referendum contro la vecchia politica, ma la candidatura divisiva di Di Donna ha travolto anche Antonella Spezzati, anche se si può dire che un altro nome avrebbe perso comunque in questo momento storico, ma non con quei numeri, ne sono certo. E fuori dall’ipocrisia, sappiamo tutti che invece nel Movimento qualunque candidato avrebbe vinto. Diceva Almirante: l’elettore ha il diritto di non sapere e di non capire, ma la politica ha il dovere di spiegare. La nostra sconfitta è frutto della incapacità di dare come competitor della Menga una persona non assimilabile ad una amministrazione che non gode di buona salute”.

Da dove cominciare per rifondare la politica dei partiti? “La politica ha il dovere di avviare dei ragionamenti – ribatte Mainiero -. Antonella Spezzati deve restare una risorsa, un modello sul quale costruire nuove esperienze. La politica deve ripartire dalla capacità di rinnovarsi nel merito, selezionando classe dirigente che abbia un iter formativo. Abbiamo scelto Spezzati per il suo valore, perché avrebbe saputo svolgere la funzione legislativa alla quale sarebbe stata chiamata. Nel M5S è venuto meno il percorso di formazione politica, si arriva ad essere parlamentari senza gavetta, senza aver avuto esperienza nelle istituzioni. Oggi viviamo un reset del vecchio, nel Movimento è valso anche l’aspetto comunicativo legato ai dati empirici: se hanno fatto male così tanto gli altri, provate con noi. E l’elettorato ha scelto di provare. Chapeau al M5S”.