“Il Gargano sta restituendo i corpi delle vittime di lupara bianca”. È questo l’agghiacciante sospetto che aleggia nella mente degli investigatori dopo il ritrovamento di ossa umane a Vergon del Lupo, agro di Mattinata in piena Foresta Umbra e a Paradiso Selvaggio, agro di Vieste. Mentre nel primo caso sono tanti i dubbi nonostante non manchino le prime ipotesi investigative, per la macabra scoperta a Paradiso Selvaggio – dove sono stati rinvenuti resti di un piede e un paio di stivali – è subito emerso un particolare, evidenziato dagli stessi carabinieri. Quella località è la stessa del luogo di ritrovamento dell’auto dell’allevatore 41enne Francesco Libergolis, svanito nel nulla il 24 giugno 2011. La macchina dell’uomo, una Fiat Punto, fu ritrovata il 6 luglio successivo proprio a Paradiso Selvaggio, una zona fittamente boschiva di Vieste. Per l’esattezza presso una stradina interrotta per lavori in corso, dopo un bivio tra Vieste e Mattinata, verso il residence R.Cupari. Una statale interna per Mattinata in un tratturo vicino all’omonima discoteca da tempo chiusa.
La Fiat Punto non presentava segni di effrazione. Portiere chiuse a chiave e all’interno un sacco di rifiuti di colore verde (che l’uomo doveva buttare dopo aver lasciato la sua masseria dove produceva latte) e forme di ricotta e formaggio “andate a male”.
L’allevatore, celibe e senza figli, sparì dalla sua abitazione, in agro di Mattinata, località Tagliata, nel giugno di 7 anni fa. Uscì di casa perché aveva appuntamento con un cugino per andare a trovare un parente in ospedale ma a quell’incontro non si recò mai.
Eppure l’uomo non ebbe mai problemi con la giustizia e non risultò coinvolto in alcun modo nelle faide garganiche. Chi poteva volerlo morto? All’epoca i carabinieri parlarono apertamente di una persona mite e incensurata, senza legami diretti con la famiglia Libergolis di Monte Sant’Angelo, legata alla storica faida del Gargano. Ma una correlazione venne fuori: il padre di Francesco è cugino del patriarca Ciccillo “u Calcarul” Libergolis e di suo fratello Pasquale Libergolis, il primo – boss del clan – ucciso a Monte Sant’Angelo il 26 ottobre 2010 all’età di 66 anni, il secondo morto ammazzato nel lontano giugno 1995. Entrambi vennero trucidati barbaramente. Ciccillo fu eliminato nelle campagne di Monte Sant’Angelo, sparato in faccia dai killer nei pressi di una masseria.
L’allevatore 41enne pagò a caro prezzo la pesante parentela con “u Calcarul”? Questo uno dei numerosi quesiti irrisolti tra i tanti misteri che da anni imperversano sul territorio garganico. Maggiore chiarezza tra circa venti giorni quando si avrà il responso dei RIS ai quali sono state inviate le ossa umane trovate tra Mattinata e Vieste.