La giornalista pubblicista foggiana Daniela Tonti è stata per 6 anni, negli anni d’oro regionali vendoliani del direttore Silvio Maselli, la responsabile comunicazione dell’Apulia Film Commission, inserita tra i migliori 100 comunicatori istituzionali d’Italia da Prima Comunicazione nel 2012. Transitata poi a Puglia Promozione, è una esperta di social media.
A lei abbiamo chiesto una riflessione su questa campagna elettorale, che ormai volge al termine, sull’efficacia delle pagine fan dei diversi candidati al Parlamento.
Ecco l’intervista.
Tonti, che le è sembrato questo mese di campagna elettorale? Come giudica la comunicazione che scorreva e scorre sulle home page?
Vorrei fare una premessa. Prima di aprire una pagina social bisogna sapere cosa metterci dentro e avere una programmazione almeno settimanale. Occorre individuare delle aree tematiche da cui poi andare a pescare i contenuti. Nel caso delle Politiche le grandi aree sono senza dubbio: uno, il candidato, il personaggio; due, il programma; tre, le attività e quindi gli appuntamenti sul territorio; quattro, la rassegna stampa e la rassegna video e cinque, le facce. A margine il social media manager deve lasciare uno spazio per la cronaca, le novità, le tematiche nazionali. Insieme a questi grossi temi ci sono degli altri contenitori che vanno concordati col committente. È questa la parte più umana, più social, che ultimamente sta prendendo più piede: si mostra la vita privata, l’intimità della casa e del tempo libero. La parte privata è quella più divertente per il social media manager, perché consente di postare una canzone, una frase di un libro, ammesso che il candidato lo abbia letto il libro naturalmente, una scena di un film, una domanda aperta che porta più gente sulla pagina, un sondaggio, un momento familiare. È la parte più divertente perché mostra meglio la qualità del candidato, consente di selezionare contenuti di alta qualità. Sono questi i contenuti che attraggono di più gli utenti. Una volta organizzati tutti i contenuti vanno programmati i timing.
Daniela TontiCi sono per molti candidati dei timing sballati, non è così?
Il timing è molto importante: in linea di massima chi cura una pagina deve darsi degli orari di uscita, alternando il tipo di strumento: link, video, foto. Non va usato sempre lo stesso tipo di strumento. Bisognerebbe cercare di capire quali sono gli orari in cui la gente interagisce di più, spesso sono le 15 o le 16. In questo aiutano gli strumenti degli Analytics e bisognerebbe cercare di giostrare i contenuti, la cui qualità è fondamentale. Servono pertanto fotografi più o meno professionisti con riprese di qualità decente. In giro in questa campagna spesso si sono viste pagine piene di foto sfocate, video traballanti. Possono andar bene qualche volta, ma non possono diventare la regola. Ma non c’è una scienza esatta.
La stampa locale ha aiutato o ha creato confusione? Ha fatto informazione? Quali messaggi sono stati veicolati, secondo lei?
Tranne due o tre eccezioni degne di nota, la stampa locale ha seguito a ruota i social e le pagine dei candidati, che per la maggior parte dei casi erano prive di programmazione, tranne alcune eccezioni, ovviamente.
Spesso si confonde la pagina con un media personale, non dovrebbe esserci una differenza?
Ci sono delle differenze ovviamente tra pagina personale e pagina fan. Quest’ultima senza una programmazione diventa un barattolo vuoto. Ho visto molta improvvisazione, molti sono andati a braccio giorno dopo giorno. Questo è stato evidente nella qualità dei post e nella loro tempistica. Perché un social media manager sta su quella pagina? Deve fare campagna elettorale, la pagina è uno strumento per raccogliere consensi. Bisognerebbe cercare di avvicinare la gente al candidato e questo è possibile non facendo la telecronaca della giornata o degli appuntamenti, con l’autocelebrazione di slogan o foto, senza contenuto, dibattito o umanità.
Perché è così difficile usare i social per coinvolgere e far partecipare invece che solo per “informare” in maniera propagandistica?
Non è difficile coinvolgere, ma è difficile gestire. Le domande aperte presuppongono commenti, insulti e laqualunque. Quanto più ti apri, più rischi. Molto spesso per comodità o per pigrizia si fa il meno possibile, la pagina però consentirebbe di aprire a qualsiasi tematica: si potrebbe ripercorrere la storia di un candidato, le memories. Il social media manager deve poi avere un ventaglio di risposte già ipotizzate, alcuni attacchi e insulti sono prevedibili. Ovviamente non si cancellano mai i commenti.
La gente interagisce sul lato umano e sul sondaggio. Ma è più facile postare la pappa fredda.
Cosa è mancato in questa campagna elettorale?
Credo che sia mancata la gente che ci mette la faccia. L’idea di uno spazio dedicato ai fans e ai supporters dei comitati la vedo difficile da effettuare, molti si nascondono o rimbalzano da un posto all’altro. Si è vista poi poca moneta in termini di pubblicità. Ci si sarebbe potuti divertire molto gestendo una pagina fan, sperimentando cose diverse, ma è più comodo andare sulla strada delle foto delle nuche dei presenti ai vari appuntamenti: le campagne elettorali sono anche estremamente divertenti per chi le vive e per chi le segue.