di MICHELE IULA
“Imponente massa debitoria”, affidamenti senza gara e aumenti fino all’835% dei costi per servizi non sanitari. L’analisi della Corte dei conti dei bilanci (2014 e 2015) degli Ospedali Riuniti di Foggia non è per nulla rosea. Nel resoconto dell’adunanza pubblica dinanzi alla sezione controllo, alla quale hanno partecipato il direttore generale Vitangelo Dattoli ed il direttore amministrativo Michele Ametta, emergono tutte le criticità nella gestione del policlinico: bilanci approvati in ritardo, carenza di informazioni sugli inventari e sulle scorte di magazzino per i reparti, debiti e vecchi crediti mai riscossi, aumenti record di alcuni servizi non sanitari, eccessivo ricorso alle proroghe e affidamenti senza gara.
Scorte in magazzino non registrate
“Non è stato possibile effettuare una riconciliazione puntuale tra i beni acquisiti prima del 31 dicembre 2013 e i valori contabili, in ragione della descrizione generica dei beni riportata in molte fatture (id est senza uno specifico numero di matricola), con la conseguente impossibilità di identificare, in modo univoco, i beni acquistati dall’Azienda ospedaliera negli esercizi precedenti al 2014”. Così l’azienda ospedaliera foggiana fotografava il quadro degli inventari prima dell’ultimo incontro con i magistrati contabili. Questi ultimi hanno rincarato la dose. “Analoga criticità si è manifestata in tema di rimanenze di magazzino. L’Azienda, nel corso dell’istruttoria, ha confermato che non sono state inserite le scorte di beni sanitari a disposizione dei reparti perché considerate, dal sistema informativo utilizzato, come consumate. Tale criticità incide negativamente in ordine alla completezza della voce relativa alle rimanenze, si riflette negativamente sulla attendibilità delle scritture contabili e può occultare o impedire l’emersione di fattispecie di illecita appropriazione”. L’Azienda ha comunicato che, a seguito dell’implementazione del nuovo software di magazzino, dal 1 gennaio 2018, tale problematica sarà risolta”.
Debiti (parecchi) e crediti non riscossi per 95 milioni
L’Azienda ospedaliera presenta in bilancio molti crediti da riscuotere, anche molto vetusti in quanto di anzianità superiore a 5 anni, nei confronti di diversi soggetti pubblici e privati. Molto significativi sono i crediti verso la Regione Puglia (nel bilancio 2016 ammontavano a 93.323.457 euro) e altri soggetti pubblici. L’Azienda ha riferito di aver proceduto a sollecitare il pagamento di due crediti vetusti nei confronti di altri soggetti pubblici (ASL di Venosa per 39.953 euro e Comune di Foggia per 148.852 euro). Per il credito nei confronti del Comune di Foggia è in corso una trattativa per giungere ad una compensazione con debiti nei confronti del medesimo ente (oneri di urbanizzazione). A fronte della situazione rilevata, il Collegio non può non evidenziare l’assoluta necessità di porre in essere o accelerare le attività necessarie per la riscossione dei suddetti crediti anche per l’incombente rischio di prescrizione.
Accanto ad una ingente quantità di crediti non riscossi si rileva una considerevole quantità di debiti. In entrambi gli esercizi esaminati, infatti, è stata accertata la presenza di una massa debitoria consistente e soprattutto una elevata incidenza dei debiti scaduti sul totale (circa il 50%).
Costi triplicati per il verde
Nel biennio 2014-2015 esaminato alcune voci di costo per servizi non sanitari hanno registrato un sensibile incremento. Si riportano gli incrementi, rispetto all’esercizio 2014, delle seguenti voci: costi di trasporto (+27%); servizi di vigilanza (+25%); servizi di manutenzione del verde (+355%); rimborso spese viaggio al personale dipendente (+21%); libri riviste e abbonamento (+40%); spese bancarie (+22%); spese pubblicità pubblicazioni e bandi di gara (+25%); spese per la formazione (+776%); manutenzione e riparazioni mobili ed arredi (+835%). L’Azienda ha indicato le ragioni alla base di buona parte dei suddetti aumenti (es. allestimento di un nuovo edificio con allocazione nello stesso di alcune strutture sanitarie).
“Non risulta invece adeguatamente giustificata la maggiore spesa per i servizi di manutenzione del verde (passata da 53.834 euro a euro 244.962 euro con incremento del 355%) – spiega la Corte dei conti -. L’Azienda ha comunicato che l’aumento è ascrivibile alla circostanza che, nelle more dell’indizione della nuova gara (in quanto il contratto era scaduto nel febbraio 2014 e la ditta è fallita), tale servizio è stato svolto per circa un anno da personale interinale (che già operava per la precedente ditta appaltatrice in qualità di Lsu/Lpu).
Non risultano chiare le ragioni per le quali, prima della scadenza, non sia stata avviata la procedura per il nuovo affidamento e le modalità di affidamento del menzionato lavoro interinale (procedura aperta o negoziata, con o senza preventivo bando di gara). La tortuosa e onerosa procedura seguita dall’Azienda appare riconducibile fondamentalmente alla volontà di salvaguardare il mantenimento del posto di lavoro degli addetti a tale servizio che, successivamente, secondo quanto riferito nell’adunanza pubblica, sarebbero stati assunti dalla ditta aggiudicataria. Anche l’avvenuto ricorso, per un certo periodo di tempo, a personale interinale, indipendentemente dalla legittimità o opportunità della scelta effettuata, non giustifica comunque l’enorme aumento di spesa registrato (+355%)”.
Contratti in proroga dal 2003
Sussistono criticità in merito al reiterato ricorso da parte dell’Amministrazione all’istituto della proroga contrattuale. Dal prospetto fornito, risultano 10 forniture di beni ancora in proroga per un valore complessivo di 9.200.000 euro. Alcuni di questi contratti risultano essere scaduti nel 2003 (fornitura pellicole radiografiche), 2010 e 2012. Le misure finora adottate dall’Azienda consentono di affermare che la problematica, pur presentando qualche timido miglioramento rispetto al passato, è ancora lontana dall’essere risolta. Per alcuni acquisti, si è proceduto all’adesione alle gare Consip o con le altre Asl regionali, alcune gare sono in corso di espletamento ed altre in fase di aggiudicazione e solo una (quella relativa alla fornitura protesi e dispositivi ortopedici per un valore di 2.500.000 euro) è in fase di contrattualizzazione. Si evidenzia però che diversi contratti di servizio hanno una scadenza originaria o già prorogata (es. raccolta e trasporto rifiuti, facchinaggio, dosimetria, assicurazione e lavanolo) ormai prossima o già scaduta (es. il contratto relativo all’assistenza software e l’affiancamento banca del sangue).
256 forniture senza gara: molte superano i 200mila euro
È stata rilevata la presenza di numerosi contratti affidati nel periodo in esame con procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara. Il prospetto trasmesso dall’Azienda riporta ben 149 forniture per il 2014 e 107 nel 2015. Gli importi sono altresì rilevanti, molte forniture superano i 200 mila euro e quella di importo maggiore si riferisce ad una specialità medicinale il cui valore è pari a 2.209.997 euro. Ad aggravare la situazione, l’insussistenza di situazioni emergenziali che giustifichino l’affidamento diretto. “I numerosi affidamenti diretti effettuati dall’Azienda nel periodo esaminato non risultano sempre adeguatamente motivati e non risultano sempre presenti i presupposti definiti dalla giurisprudenza per l’applicazione della suddetta normativa – scrive la Corte -. La stessa Azienda ha affermato il proprio impegno volto alla graduale riduzione del fenomeno. L’Amministrazione dovrà prestare la massima attenzione in ordine alla corretta applicazione dell’istituto giuridico in argomento. Il Collegio rammenta che un affidamento senza previa pubblicazione di un bando di gara in assenza dei presupposti di legge, oltre a costituire una violazione di legge che rende illegittimo l’atto di affidamento adottato, può configurare un danno erariale per effetto del mancato conseguimento della minore spesa che poteva derivare dal ricorso ad una regolare procedura competitiva.