Casapound in pizzeria “Da Massimo”. Il leader Di Stefano: “Accendiamo i cuori. Il sistema ha paura di noi”

Non solo Ostia, ma anche Lucca, Bolzano, Parma. Casapound ha aperto 110 sedi in Italia e sta crescendo, grazie al radicalismo e all’indiscusso carisma del suo leader nazionale, Simone Di Stefano, accolto quest’oggi alla Pizzeria Massimo in Via Marchianò a Foggia dal coordinatore Rocco Finamore e dal capolista alla Camera, il commercialista Nanni Spina. Il 3% è un risultato possibile per la tartaruga, ormai sdoganata in questa campagna elettorale.

“Perché scendere in campo per Casapound? La risposta è nel programma, cha ha a cura il popolo”, è la risposta di Spina. Il programma, dettagliato da Di Stefano in una pizzeria trasformatasi in sala conferenze, è fortemente antieuropeista e statalista. L’idea è quella di colpire le multinazionali e il grande capitale, ri-nazionalizzando le industrie importanti e i servizi ormai privatizzati. Dalle acciaierie alle autostrade. “L’Ansaldo Breda l’abbiamo venduta ai giapponesi, noi siamo ancora una grande nazione, i nemici della patria, come Saviano e gli altri, ci vorrebbero venduti al liberismo, ma noi facciamo ancora navi, elicotteri, satelliti, facciamo di tutto, siamo ancora una potenza industriale, non siamo la Grecia, non siamo solo una nazione di turismo, che porta le mozzarelle ai tavoli e suona le tarantelle”, ha detto il leader, non si sa quanto provocatoriamente, visto il tempio della pizza napoletana in cui si trovava.

“Dobbiamo riscoprirci come popolo, passiamo per statalisti, ma Casapound cresce perché accende i cuori e fa molta paura al sistema. Possiamo parlare dai social per convincere gli indecisi, dobbiamo andare a trovare chi non ha internet. Io ho ottime sensazioni, vedo una crescita costante, dobbiamo solo continuare così”. L’obiettivo è far entrare in Parlamento 12 parlamentari e sarebbe un mezzo trionfo. Il terreno di conquista va cercato, come ha spiegato Di Stefano, soprattutto tra coloro che si sono fatti ammaliare dal M5S e da Matteo Salvini, oltre che da Giorgia Meloni.

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“Di Maio è andato a Londra a garantire i non performed loan, noi invece stiamo portando in campo un briciolo di verità. Gli alleati di Berlusconi vanno vanno raccontando in giro menzogne. Matteo Salvini sta parlando di allegre fandonie, sventolando una ipotetica vittoria, anche qualora riuscissero ad ottenere numeri non potrebbero governare, in assenza di un premio di maggioranza. La legge elettorale è stata scritta per pareggiare e formare un nuovo governo tecnico. Ci diranno che si dovrà rivotare, ma per tornare al voto servirà fare una nuova legge elettorale e staranno seduti lì altri 5 anni. È già tutto scritto, pezzi della Lega si staccheranno. Vedremo un bel minestrone, perché l’ordine arriva dall’Unione Europea. Il governo Monti nasce col Pdl e Giorgia Meloni, che poi si è sganciata creando Fratelli d’Italia ma oggi si allea di nuovo con Berlusconi, chi di fa tradire una volta può essere un ingenuo, due volte uno sprovveduto, ma la terza volta sei un complice. A metà marzo potremo dire a Meloni, che si dirà tradita, che avevamo ragione. Pezzi importanti del M5S sosterranno il governo tecnico, se si può candidare Paragone è perché il M5S aprendo le liste alla società civile, manda in Parlamento persone che possono stare nel governo tecnico. Altro che i 100mila euro di multa. I traditori vengono pagati con moneta sonante. Casapound si candida ad una opposizione dura intransigente al governo tecnico. In 5 anni abbiamo avuto 160 parlamentari grillini, se li avessimo messi noi parleremmo oggi di una rivoluzione”.

Ma quali sono i punti forti del programma? Per Di Stefano la globalizzazione appare quasi da debellare. Anzitutto Casapound afferma “una Italia sovrana, che stampi la sua moneta”. Fuori dall’Euro e dall’Europa, per essere alleati di Giappone e Russia. Con una sovranità monetaria e di bilancio. “Non possiamo mettere la nostra economia in concorrenza con paesi che vivono nel Seicento”, dice in ordine alla delocalizzazione delle imprese. “Svendiamo i nostri prodotti agricoli. Perché uscire dalla Ue? Siamo stati pagati in questi anni per macinare i nostri prodotti. Noi siamo la nazione dell’olio d’oliva e importiamo olio estero di scarsa qualità. E questo vale anche per il pescato. Creare lavoro, assumere con la spesa pubblica, non ci facciamo convincere sui fannulloni, il settore pubblico non è una gabbia di traditori”. Il settore pubblico deve tornare allo Stato. La promessa è una “piena occupazione”  per “rimettere i soldi in tasca agli italiani”. “Basta con stitichezza economica della Germania, Roma non è stata costruita col pareggio di bilancio”.

Nel programma anche l’istituzione di un ente pubblico, con Cassa Depositi e Prestiti, un’idea anche grillina quella della banca pubblica. 30 miliardi di euro per erogare mutui sociali a quelle famiglie che si sono viste dire almeno 2 no dalle banche. “Dobbiamo uscire dalla logica del titolo del debito pubblico. Non è fantascienza, in Giappone funziona così, gli Usa hanno un alto debito pubblico. Anno dopo anno andiamo verso il baratro. All’inizio la moneta sarà svalutata per far ripartire il mercato interno, ci sarà inflazione, ma in Polonia dove non c’è l’euro la benzina costa meno di qua. L’inflazione non fa paura all’imprenditore, fa paura solo a chi accumula denaro, ma i denari devono ritornare ad essere spesi nell’economia reale. Solo così possiamo abbassare le tasse, ma se la moneta è stampata a Bruxelles, non potremo mai progredire”. Lavoro, casa e figli. Queste alcune parole d’ordine. “Lavorare, comprarsi casa e fare figli deve tornare ad essere una normalità”.

Sul tema c’è anche la previsione di una peculiare misura: il reddito di natalità, ossia una speciale social card per i nuovi nati, da zero a 16 anni, con 500 euro al mese da spendere in negozi di prossimità.

Una misura che costa 24 miliardi euro, per 350mila nati, per tutte le famiglie con un reddito inferiore ai 30mila euro. Non solo per i più poveri quindi. “Le coperture ci sono, basta tagliare i fondi dell’accoglienza (5 miliardi) e gli aiuti alle banche (20 miliardi).  Iniettare denaro è una misura che può far invertire la tendenza demografica”, secondo Di Stefano. Poco importa che paesi ricchissimi come la Svezia siano a crescita zero. Tante le parole anche sui migranti, “i ragazzoni africani parcheggiati” come li ha definiti. L’idea è avere “accordi bilaterali con gli stati africani”. Non mancano i riferimenti a Macerata, agli irregolari spacciatori che “si erano comprati il super attico”. “Dobbiamo essere duri e spietati per poter buttare fuori questa immondizia. Silvio Berlusconi ha già promesso lo Ius Soli, li dobbiamo prendere per il cravattino per non farlo approvare. Ci vogliono far diventare un crogiuolo, un meticciato, ad uso degli interessi finanziari del grande capitale”.

Tra il pubblico, accolto dal pizzaiolo Massimo, tanti simpatizzanti, ma anche gente di destra “più moderata” vicina a Giorgia Meloni. Da Michele Ricucci a Francesco Stefanetti dei FdI appunto,  passando per Saverio Siorini ancora in bilico nella Lega, fino all’ex consigliere provinciale Iannantuoni de La Destra. “Casapound in parte potrebbe sottrarre voti a Fratelli d’Italia, ma hanno target di riferimento diversi. L’elettorato dei Fratelli d’Italia vuole avere rappresentanti nelle istituzioni, non è extraparlamentare, il loro è un voto pratico. Il partito di Giorgia Meloni come Casapound è in crescita. Io sono venuto perché mi piace osservare, cerco di conservare i rapporti con le forse politiche con cui condivido parte dei miei valori”, ha detto Stefanetti a l’Immediato.