I diversi meetup pentastellati focalizzati sull’agricoltura e in particolare quello in cui milita l’agricoltore Roberto Carchia stanno accendendo i riflettori su Arpinova, dove la presenza dei rom è ormai poco tollerata dai residenti e da chi ha fabbricati rurali e case coloniche. “Quello dei rom è stato un regalo della giunta Ciliberti che nel 2006 aveva assicurato che sarebbe stata una sistemazione temporanea dettata dall’emergenza che non si sarebbe protratta oltre i 6 mesi, anche perché tale insediamento, si precisò in prefettura, non sarebbe stato agibile per un simile carico umano essendo privo di fogna. Ben dodici anni sono trascorsi e anziché pensare a come risolvere quell’incubo, studiano come crearne altri trasformando una scuola in centro per immigrati. E meno male che siamo in campagna elettorale permanente”, osserva Carchia a l’Immediato, riferendosi a delle notizie relative ad un possibile cambio di destinazione d’uso della vecchia scuola agraria sita in Via San Marco. Gli agricoltori della zona appaiono sempre più delusi anche a causa di una viabilità dimezzata per via del ponte interrotto sulla Statale 89.
I pochi residenti rimasti nella borgata, sentono ormai di vivere in un ghetto, difficile da raggiungere e poco servito. A questo si aggiungono i problemi dell’acqua. Nelle ultime ore sta piovendo, la crisi idrica sembra rientrata. Ma nell’ottobre scorso, quando vigeva il divieto di spreco, il Consorzio per la Bonifica del Gargano, come riferiscono alcuni imprenditori agricoli, ha erogata tantissima acqua, servita a produrre broccoletti, finocchi, rape e ortaggi che oggi vengono abbandonati in campo. La grande distribuzione organizzata non sta ritirando questa merce, grazie alle eccedenze, che consentono ai grossi gruppi di comprare a prezzi stracciati. Tanto vale macinare i broccoletti. È questo il ragionamento di alcuni coltivatori.
I meetup pentastellati contestano l’enorme giro di affari per gasolio, meccanizzazione, concimi chimici e fitofarmaci che arricchisce “i soliti noti mandando in rovina i produttori e il territorio”. A loro avviso, la soluzione sta nelle produzioni biologiche a km 0 con obbligo di programmazione e prezzo contrattualizzati vietando i contratti sottocosto ai sensi dell’art 62 del ministro Catania.
Intanto Saverio De Bonis, candidato all’uninominale al Senato in Basilicata, sindacalista numero uno di Granosalus, associazione nella quale anche Giorgio Lovecchio il candidato foggiano del listino camerale ha avuto un ruolo importante quale coordinatore e rappresentate dei consumatori, con ruolo di vigilanza e tutela della salute dei consumatori, sta proseguendo nel suo territorio una campagna elettorale molto tematica. Ad Irsina l’altra sera ha incontrato moltissimi agricoltori.
“La terra deve ritornare al centro dell’ agenda politica del Paese e per farlo occorrono forze politiche competenti, appassionate e incorruttibili. L’ agricoltura in Italia non può continuare ad essere solo appannaggio di alcune forze o merce di scambio per alcune lobby industriali. I cittadini devono abbracciare questa sfida politica e sostenere il M5S. Solo così sarà possibile tutelare anche la salute dei nostri figli”, ha detto con molta efficacia. “Svolgere una battaglia corporativa, come fanno le organizzazioni agricole classiche, Confagricoltura, Cia e Coldiretti, non serve più, perché gli agricoltori sono pochi: l’Italia ha subappaltato la politica agricola all’industria. Le scelte e le dinamiche della classe industriale guardano ai bilanci, se c’è una materia prima che costa meno, da importare dall’altra parte del mondo anche se inquinata, va bene. Abbiamo dimostrato che mettendo insieme consumatori e produttori si potesse salvaguardare la salute. Abbiamo preso la pasta e abbiamo guardato se era commestibile oppure no, ci siamo scontrati con i limiti fissati dall’industria e con la salute. Sono tante le battaglie da compiere e possiamo farle solo insieme”, è stato il suo appello.