Reddito minimo o reddito di cittadinanza, stop al canone Rai, pensioni minime a 1000 euro, abolire le tasse universitarie, abolizione della legge Fornero. Ogni partito per il 4 marzo fa le sue promesse. A chi la spara più grossa? Può darsi. Quella lanciata a Roma dal leader di Liberi e Uguali Pietro Grasso fa discutere molto.
Le tasse universitarie dell’Università italiana valgono “solo” 1,6 miliardi. Ogni anno aumentano, l’Italia, infatti, secondo il rapporto Eurydice, stilato per conto della Commissione europea, che compara l’entità delle rette pagate dagli studenti dei vari paesi dell’UE, si classifica tra i paesi europei con le tasse universitarie più care e con borse di studio insufficienti. Meno di uno studente su dieci riceve un contributo pubblico o privato per frequentare l’università. In Italia l’importo medio delle tasse universitarie è compreso nella fascia tra i 1.000 e i 5.000 euro annui, dato che colloca il Belpaese nello stesso gruppo di Spagna, Slovenia, Lettonia, Lituania, Ungheria e Paesi Bassi. L’88,5 per cento degli iscritti paga le tasse, mentre in Spagna la percentuale scende al 70 per cento e in Francia al 65.
“Abolire le tasse universitarie significa promuovere la giustizia sociale: abbiamo il 26% di laureati nella fascia dei cittadini tra i 30 e i 34 anni, la media europea è del 40%. Vogliamo adottare politiche che favoriscano in tutti i modi di far crescere il livello di istruzione di questo Paese? Una di queste è abbattere i costi, per tutti”, ha detto Pietro Grasso, dopo l’intervento di apertura dell’ex presidente di Legambiente Rossella Muroni, candidata in Liberi e Uguali.
“Nel corso dell’ultimo decennio si è assistito al continuo sotto-finanziamento del sistema universitario e della ricerca pubblica, accompagnato dal crollo delle immatricolazioni: l’Università diventa sempre di più un club per pochi. Contestualmente, gli enti pubblici di ricerca hanno subito una razionalizzazione selvaggia, un’esplosione del precariato in spregio all’utilità strategica di molti istituti. ?È irrinunciabile un investimento sulla progressiva gratuità dell’accesso, sul diritto allo studio, sul superamento del numero chiuso, sulla qualità dell’insegnamento, sulla valorizzazione di professori e ricercatori, sulla valutazione seria della ricerca: strumenti strutturali per la ricostruzione di un sistema universitario e della ricerca pubblica all’avanguardia e diffuso lungo tutta la penisola”, ha detto Muroni, che viene proprio da Legambiente Scuola.
Poco fa l’onorevole Alfredo D’Attorre ha aperto l’assemblea di Liberi e Uguali a Bari. Dalla Capitanata, la proposta di abolire le tasse universitarie ha trovato molti accoliti, dentro e fuori il partito di Grasso, D’Alema, Vendola e Bersani. Quella di Grasso non è una boutade populista, alla ricerca di consenso: in Germania, in Scozia, in Danimarca, Svezia, Finlandia e Norvegia non sono previste tasse universitarie. La proposta ha trovato inoltre un posto di rilievo nel programma elettorale di Jeremy Corbyn nel Regno Unito e di Bernie Sanders negli Usa. “È anche vantaggiosa per le università meridionali, che più di tutte stanno subendo il decremento degli iscritti”, è il commento del professor Marco Barbieri, giuslavorista ed elemento di primo piano di Liberi e Uguali in Capitanata.