
Circa 60 associati Confcommercio nella sede di Via Miranda a Foggia, una delle 75 sezioni italiane aderenti, hanno partecipato oggi pomeriggio all’Unicredit Talk, un concept educational con alcune conversazioni tra esperti e imprenditori con l’obiettivo di formare e informare le imprese sulle sfide strategiche e le tendenze che stanno rivoluzionando i loro business. Il tema del 27 novembre è stato l’export.
Oltre 2.000 rappresentanti di Pmi italiane hanno seguito via streaming il secondo appuntamento nel 2017 del format dell’istituto di credito europeo, che ha il forte bisogno di rilanciarsi, dopo le strategie espansionistiche del Gruppo Intesa Sanpaolo.
Al centro delle conversazioni, condotte da Patrizio Roversi, l’impatto dei cambiamenti della globalizzazione e della crisi economica sui modelli organizzativi e di business e su come le nuove tecnologie possano supportare le imprese anche nelle strategie di web e social media marketing per posizionarsi al meglio nei mercati esteri.
L’innovazione e la digitalizzazione hanno modificato il terreno su cui si gioca la competitività delle imprese. Gli associati hanno potuto seguire in diretta una lezione di Giuliano Noci, Prorettore Politecnico di Milano.
“Nuove Tecnologie a supporto delle imprese” IOT, Intelligenza artificiale, Virtual e Augmented Reality a supporto del’Export è stato l’argomento di Gualtiero Carraro del Carraro Lab mentre Miriam Bertoli ha approfondito il tema del “Web e Social Media Marketing: come orientare al meglio il posizionamento dell’impresa nei mercati esteri”. Centralità del cliente, innovazione e tecnologia sono le chiavi per elaborare una strategia di marketing vincente per una impresa di export e migliorare il proprio posizionamento di mercato.

“La crisi ha un impatto sull’export, ma ci sono anche opportunità – hanno spiegato dall’Unicredit in collegamento -. Molte domande vertono su un tema, quello del credito. Come banca come possiamo assistere le imprese? L’azienda non può prendersi dei rischi, deve affidarsi ad una banca solida, come Unicredit. Noi siamo ad Abu Dhabi, Singapore, Vietnam. Il nostro lavoro sull’export non si fonda sul rischio Paese, ma sul dare consulenze ai clienti”. Due grosse politiche in questo momento interessano Unicredit: Ue e Usa, con gli States in una forte fase protezionista. Unicredit può aiutarci a svilupparci in Cina? Una delle domande degli imprenditori italiani.
“I corridoi dell’export variano a seconda dei prodotti, se per la meccanica l’italianità è apprezzata in tutto il mondo, per il food si va più verso Paesi più maturi, come i Paesi del Golfo, oltre alla Cina. La Russia è un partner importante, lì il gruppo ha una banca domestica, anche se pesano gli effetti dell’embargo”.
Dalla Capitanata, l’interesse è soprattutto focalizzato sull’agroalimentare. L’obiettivo prioritario è l’immenso mercato cinese. Lì ci sono steppe sterminate da penetrare per le imprese italiane. Non solo i giocattoli di Mazzeo, come ha specificato a l’Immediato il presidente di Confcommercio Damiano Gelsomino, la Cina è territorio di conquista anche per i vini e per tutto il food territoriale. Dalle olive ai taralli. La Confcommercio può vantare diverse aziende associate che si occupano di commercializzazione e trasformazione.
La collaborazione con Unicredit è da tempo solida per le realtà del territorio, anche attraverso i Confidi. In provincia di Foggia, però, sono ancora deboli i progetti di internazionalizzazione, così come fragile è il tessuto dell’e-commerce, ha ammesso il presidente. Non c’è una regola per le missioni estere. L’apertura di credito della banca dipende dal progetto. “Non c’è uno schema preciso quando si parla di business”, è il commento. I più forti otterranno prestiti più cospicui per accrescere il loro effetto leva col debito.