“A poco più di un mese dal nostro ingresso la situazione del Don Uva è già completamente cambiata: Si respira aria nuova, un’aria di efficienza e organizzazione, di rinnovato entusiasmo. E siamo solo all’inizio…”. E’ quanto ha dichiarato l’amministratore unico di Universo Salute – Opera Don Uva, Paolo Telesforo, intervenuto ieri sera, presso il Circolo Unione di Bisceglie, ad un incontro sul tema “Universo Salute – Opera Don Uva: un nuovo inizio”.
“Devo ammettere – ha sottolineato Telesforo – di essere estremamente ottimista oltre che soddisfatto del lavoro che stiamo facendo con la fattiva collaborazione dei medici, degli amministrativi e dei dipendenti tutti di Bisceglie, Foggia e Potenza nonché dei professionisti esterni e dei miei più stretti collaboratori”.
Per l’ad di Universo Salute il futuro del Don Uva è tutto da scrivere. “Nel fare passi in avanti – ha detto – non trascureremo mai di guardare indietro, alle nostre origini, di ricordarci chi eravamo, chi siamo e chi dobbiamo essere, in quanto tutto è partito da Bisceglie, da un biscegliese come Don Pasquale Uva e dalle prime suore Ancelle della Divina Provvidenza, biscegliesi, come i primi malati accolti nell’istituenda Opera. Il nostro impegno sarà quello di restituire a questa città un’Opera Don Uva degna del suo Fondatore e della sua gente”. Nel ringraziare gli organizzatori dell’evento per l’opportunità concessa, Telesforo ha avuto modo di conoscere anche la professoressa Di Gregorio, figlia di Girolamo Di Gregorio, direttore sanitario dell’allora Casa Divina Provvidenza, dal 1945 al 1971.
Tra le autorità presenti all’incontro, il sindaco di Bisceglie, Vittorio Fata, e il senatore Francesco Amoruso. Nel fare gli onori di casa, il presidente del Circolo Unione, Michele Schiavone, ha avuto parole di elogio per il dottor Telesforo, con cui aveva collaborato negli anni ’90, a Foggia. Dettagliata ed appassionata, inoltre, la relazione di Rino Logoluso, già direttore sanitario CDP, in cui sono state ripercorse le tappe fondamentali della lunga storia dell’Opera di Don Uva.
“Ora tocca a noi – ha detto Telesforo -. Il passato del Don Uva è stato caratterizzato da un’idea di chiusura, propria delle strutture manicomiali, da microcosmi che non comunicavano tra di loro, da una struttura rigida e gerarchica che faceva perdere la visione dell’insieme, che non restituiva il polso della situazione, con le conseguenze tristemente note che conosciamo. Ecco perché ci siamo dati linee guida fondamentali: efficienza, legalità, trasparenza, dialogo e confronto. La comunicazione è per noi importantissima, all’interno e all’esterno: ci piace stare al passo coi tempi e dialogare costantemente attraverso i social, a cominciare dalla nostra pagina Facebook, che continua ad essere caratterizzata da numeri impressionanti, laddove ci raccontiamo tutto alla luce del sole”.
“E con la stessa chiarezza – ha aggiunto Telesforo – rispondo ad una domanda che in molti continuano a pormi: perché alla mia età, con una posizione economica tranquilla, ho deciso di rimettermi in gioco in un’impresa così importante e rischiosa? La risposta è nelle mie notti insonni: cosa sarebbe stato il Don Uva in mano a speculatori o gente tutt’altro che interessata a proseguire l’Opera del Fondatore? Ho pensato all’ombra del malaffare, attratto dall’ingordigia per le gradi cifre che ruotano attorno alla sanità, ho pensato allo spettro del fallimento, alle oltre 1500 famiglie dei lavoratori di Bisceglie, Foggia e Potenza che rischiavano il posto, ho pensato al migliaio di malati dell’Ortofrenico al completo sbando, senza tutela e assistenza. E allora – ha spiegato l’ad – ho fatto questa scelta, non certo pensando di arricchirmi. Con il mio socio Michele D’Alba (la Universo Salute è una società partecipata al 60% da Paolo Telesforo e dalle aziende del gruppo familiare omonimo e per il 40% dal gruppo D’Alba, specializzato in servizi alle grandi imprese – NdR) abbiamo deciso di ripartire da zero, lasciandoci alle spalle un passato scomodo, che ha generato oltre 500 milioni di debiti. All’epoca, il commissario straordinario Bartolo Cozzoli, dopo aver valutato tutte le ipotesi, ritenne che l’unica alternativa al fallimento fosse la vendita o l’affitto dei beni della Congregazione in amministrazione straordinaria. Di qui la richiesta al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) dell’autorizzazione, concessa, a pubblicare una manifestazione d’interesse. Furono ben 28 le aziende e i gruppi, tra i quali il nostro, che si fecero avanti per acquisire il Don Uva: si andava da grandi gruppi della sanità a fondi d’investimento arabi, fino a imprenditori con o senza scrupoli… c’era davvero di tutto”.
Il fatto è che il 12 giugno scorso, dopo varie ed attente selezioni da parte del Commissario, è stata la Universo Salute a ritrovarsi davanti al notaio per la stipula del contratto di cessione dei rami d’azienda della Congregazione delle Ancelle Divina Provvidenza: “Verso il Mise – ha ricordato Telesforo – abbiamo assunto l’impegno di proseguire per un biennio le attività imprenditoriali relative ai rami aziendali ceduti e mantenere in essere i rapporti di lavoro relativi a tutti i dipendenti trasferiti”.
“Ora il primo presupposto per garantire il futuro dell’azienda ai lavoratori – ha concluso Telesforo – è il raggiungimento del pareggio di bilancio nel più breve tempo possibile. Per farlo la Universo Salute – Opera Don Uva dev’essere una macchina perfetta, come un orologio svizzero, in cui ogni ingranaggio fa bene il suo lavoro”.