di MOLLY CLAUDS
Corre sulle messaggerie WhatsApp l’appello contro il ridimensionamento di alcuni progetti della Caritas, dove dall’estate, su impulso dell’Arcivescovo della Diocesi Foggia-Bovino Vincenzo Pelvi, don Francesco Catalano è stato sostituito dal nuovo direttore don Rocco Scotellaro. Il messaggio virale è esplicito: “Ho saputo che uno dei progetti più belli realizzati dalla Caritas Diocesana di Foggia nell’ultimo anno, verrà chiuso entro il 31 dicembre. Si tratta di una meravigliosa realtà nella quale 10 bambini affidati dal Tribunale dei Minorenni hanno trovato famiglia. Hanno vissuto finora in un’atmosfera ricca di amore con un papà e una mamma esemplari. Quando la casa famiglia chiuderà, che fine faranno i bambini? Chi si prenderà cura di loro? Il destino è di essere nuovamente istituzionalizzati. Si infliggerà loro una nuova mutilazione degli affetti. Dobbiamo impedirlo a tutti i costi, diamo voce a quei bambini che non possono difendersi da tale ingiustizia. Impediamo la chiusura, ognuno di noi deve fare la sua parte. Divulghiamo al massimo la notizia”.
Gran parte dei volontari Caritas e larga fetta della comunità laicale si dicono stupefatte dagli ultimi accadimenti e non riescono a comprendere i motivi che stanno inducendo la Curia e don Rocco a dismettere tutte le recenti iniziative caritatevoli, che avevano cambiato il volto del welfare della città. La nuova gestione rischia, infatti, di depauperare quanto di buono era stato messo in campo negli ultimi anni da don Francesco Catalano e dai suoi collaboratori, i quali avevano cominciato ad impiantare a Foggia delle infrastrutture contro la povertà e l’emarginazione sociale degne della Caritas di Milano. In poco tempo la Caritas della Diocesi Foggia-Bovino si era trasformata in una delle realtà più innovative d’Italia in termini di progetti e di autofinanziamento.
Con don Francesco Catalano era stata creata una struttura non più gerarchica, ma condivisa. Più del 70% delle spese della Caritas viene assorbito dalle necessità della mensa del Conventino. Ma dal 2016, attraverso delle economie e dei tagli agli sprechi nella programmazione della mensa e non solo, erano state avviate moltissime iniziative. Una fra tutte quella dell’immobile, liberato e ristrutturato, denominato Casa Monsignor Farina, che ospita i padri separati e la famiglia con i bimbi affidati dal Tribunale.
Ebbene, secondo le disposizioni del nuovo direttore la famiglia insieme anche ai padri separati dovrà lasciare l’immobile entro il 31 dicembre, per lasciar posto al Museo Diocesano. Nel frattempo inoltre è stata interrotta anche l’esperienza di accoglienza, fortemente voluta dalla Prefettura, per 25 extracomunitari su Via Napoli. La città perderà insomma tre attività meritorie per tornare, forse, ad una gestione “assistenziale” ed emergenziale della Caritas. Molti volontari fanno notare che in questi anni la Caritas ha sempre cercato di dare ascolto ad ogni tipo di povertà, con lo sportello mattutino e con gli altri innumerevoli progetti. Si sono accolte le mamme che rischiavano di abortire, attivando l’esperienza divenuta virale dei Santi Rosari. Si sono accolti i migranti con il dormitorio di Sant’Alfonso. Si è data un’alternativa a tanti disoccupati. Si sono accessi i prestiti della speranza. Si sono portati a 300 i pasti serali del Conventino e si stava programmando anche una riqualificazione e un restauro del palazzo storico dell’Asp, dove lavorano circa 10 persone stipendiate, per ampliarne i locali per nuovi ambulatori e camere. Era un continuo preoccuparsi di fare carità a 360 gradi. Oggi tutto questo ha subito un arresto. La beneficienza al mattino negli uffici di Via Campanile è stata interrotta. E c’è chi teme che la nuova gestione sia entrata con la scimitarra a rivoltare tutto quello che era stato costruito. La sensazione è che si voglia azzerare tutto. Ma perché? È questo l’interrogativo della comunità cattolica foggiana. Si vuol dare spago forse alle dicerie sul presunto buco finanziario da 100mila euro lasciato da don Francesco?
Le accuse nei confronti dell’attuale parroco della parrocchia San Pio X appaiono prive di fondamento, spiega un esperto contabile, dal momento che la principale fonte di reddito della Caritas proviene dagli accreditamenti della Prefettura. Risorse più che certe, al massimo solo leggermente differite. Ammesso e non concesso che ci fosse l’esigenza di rientrare da un buco, in agosto è stato appurato che crediti e debiti si equivalevano. “Non facciamo perdere alla città quello che di buono è rimasto. Non facciamo che una delle Caritas più attive d’Italia si trasformi per un vuoto gestionale in uno strumento debole, privo di innovazione e di speranza”, l’appello rivolto al Monsignor Pelvi.