
di MICHELE IULA
Approccio multitasking e idee chiaro sul futuro. Vitangelo Dattoli sembra non essersene mai andato via dai Riuniti di Foggia. L’agenda è già piena di impegni, il telefono squilla ripetutamente e nessuno viene rinviato per un appuntamento, seppur breve. Certo, è lontana l’esperienza da direttore sanitario, dopo dieci anni nel primo policlinico della Puglia, a Bari. L’ex direttore Antonio Pedota ha lasciato molte cose in sospeso, nonostante la sue breve esperienza (due anni e mezzo). La continuità del medico barese con il suo predecessore sarà solo parziale.
Dottor Dattoli, l’ospedale di Foggia è cresciuto molto negli ultimi anni, ma sconta ancora diversi problemi. Soprattutto nelle lungaggini burocratiche che spesso lo rendono poco competitivo con il privato. La vicenda della Cardiochirurgia, con la sfida (finora persa) con Casa Sollievo della Sofferenza, è emblematico. Come si supera questa impasse?
A Foggia molte cose sono andate avanti ottimamente, anche grazie all’integrazione con l’altra holding, l’Università. Molti problemi attuali risalgono al 2005, agli anni della mia esperienza da direttore sanitario. Allora, però, ci fu una legge che diede una forte boccata d’ossigeno sul personale e, con l’ex articolo 20, alle infrastrutture. Oggi bisogna correre sui due piani, quello dell’innovazione e del personale.
Quali sono le carenze principali sulle quali bisognerà agire con urgenza?
In primo luogo, l’approvazione di una nuova dotazione organica che tenga conto della proiezione di produzione. In questa fase, sarà decisivo programmare ogni cosa in funzione della realizzazione del nuovo Deu, che sarà pronto entro l’estate del 2018. A questo bisognerà aggiungere investimenti sulle apparecchiature e sul personale. Quanto alle grandi macchine, c’erano due finanziamenti già perfezionati, io ne aggiungerò un altro. Quanto alle opere, sono in essere investimenti straordinari per il completamento delle 8 nuove sale operatorie, della neonatologia e per risolvere il rischio sismico della maternità.
L’ex direttore generale Tommaso Moretti puntò molto sull’edilizia ospedaliera, non riuscendo a risolvere tuttavia il paradosso delle “scatole vuote”. Anche ora, come allora, Foggia rischia di ritrovarsi con un nuovo ospedale ma senza il personale adeguato per riempirlo…
Una delle tre priorità cui facevo riferimento è proprio quella del personale. Tutto parte da qui. Senza la nuova dotazione organica non si può parlare né di Cardiochirurgia né di nessuna altra previsione per migliorare le eccellenze di questo ospedale e, soprattutto, ridurre la fortissima mobilità passiva, per gran parte interregionale ma anche extraregionale. Da questo punto di vista, l’azienda procede a due velocità, cercheremo di allineare i percorsi – edilizia, apparecchiature e personale – per farci trovare pronti al termine dei lavori. Inoltre, potenzieremo i rapporti con l’Asl, visti i buoni rapporti con la direzione, per lavorare già alla nuova macroarea con la Bat. Il primo passaggio in questo senso sarà il Cup integrato tra le aziende. Su questo punto, anche il rettore Maurizio Ricci ha dimostrato grande attenzione. In futuro, il discorso potrà essere allargato anche al privato.
Un segnale importante per la continuità o la discontinuità della politica aziendale è la scelta dei collaboratori. Ha già preso decisioni in questo senso?
Finora ho avuto un supporto importante dai collaboratori, non solo nel management. Sto cercando di incontrare tutti i direttori di struttura, alcuni vecchi amici. Michele Ametta (direttore amministrativo) e Laura Moffa (sanitario) sono due persone che conosco e stimo. Sono molto bravi. Per legge, sono concessi 45 giorni. Stiamo facendo altre valutazioni al momento. La decisione, tuttavia, arriverà molto presto.