
“Non abbiamo nulla da nascondere. Le europarlamentari Cecile Kyenge e Elena Gentile possono visitare l’Arena quando vogliono. Non può essere un malinteso a gettare ombre sul lavoro che stiamo svolgendo con la Regione per eliminare la piaga del caporalato e dello sfruttamento degli immigrati”. Così Mbaye Ndiaye vice presidente di Casa Sankara si rivolge alle europarlamentari che la mattina del 23 agosto scorso volevano visitare l’Arena di San Severo che ospita i migranti. Un sopralluogo, secondo i migranti, “non effettuato a causa di una serie di incomprensioni”.
Ieri, su Facebook, l’ex assessore al Welfare pugliese aveva lanciato accuse dirette: “Non ci hanno consentito di visitare la struttura. Un centro di Accoglienza finanziato con risorse pubbliche a San Severo. Raccogliamo alcune informazioni. Circa 130 ospiti in una palazzina alla periferia della città. Al netto di un solo presunto ‘addetto ai lavori’ che non si è qualificato non abbiamo notato la presenza di operatori dell’accoglienza. Perché ci hanno negato l’ingresso? Perché non ci hanno consentito di parlare con gli ospiti?
Di che struttura si tratta? Di un centro di accoglienza per lavoratori stagionali? O una struttura per richiedenti asilo? O cos’altro?
All’inizio pare che ci fosse a gestire la struttura addirittura la Protezione civile regionale. Poi tornata a svolgere i compiti che la legge assegna alla Struttura regionale. E poi? E ora? Chiederemo lumi al Presidente Emiliano. Ci deve dire. I cittadini hanno bisogno di sapere”.
La replica è arrivata dopo poche ore. “La mattina del 23 agosto – spiega Mbaye -, ci siamo recati a Nardò in occasione dell’intitolazione del piazzale antistante al villaggio d’accoglienza per lavoratori migranti, realizzato a Masseria Boncuri, alla memoria di Stefano Fumarulo, dirigente regionale alle politiche per le migrazioni e per l’antimafia sociale. In quella giornata, per una serie di incomprensioni alle europarlamentari non è stato permesso di accedere alla struttura. Una circostanza che secondo i volontari che si occupano della struttura di accoglienza non deve generare strumentalizzazioni”.
“Anche io – prosegue Mbaye – ho scritto alla mail dell’On. Kyange per affrontare la questione Caporalato e non ho mai avuto risposta. All’On. Elena Gentile voglio dire che due anni fa in un incontro a Torremaggiore con Don Luigi Ciotti, sollecitata ad occuparsi della chiusura del ghetto perché era stata sia assessore ai servizi sociali e sia assessore alla sanità della Regione Puglia, lei affermava che con i bagni e l’acqua al Ghetto le cose erano migliorate. Intanto noi con Dario Stefano, le istituzioni e le forze dell’ordine abbiamo smantellato il Ghetto: la Regione non spende più 2 milioni di euro l’anno e i migranti vivono in situazioni più dignitose. In più oggi noi a quella gente offriamo una casa vera non fatta di cartone oltre ad acqua e bagni. Inoltre oltre il 60% degli immigrati di cui ci occupiamo ci hanno consegnato copia del loro contratto di lavoro. Quindi la strada che stiamo perseguendo, quella indicata da Fumarulo, è quella giusta anche se noi non percepiamo i 35 euro al giorno per ogni migrante. Con il consigliere comunale Dino Marino non voglio entrare in polemica – conclude -, ma se ci siamo visti il giorno prima della loro visita perché non me lo ha detto? Sarebbe stato tutto più semplice e si sarebbe evitato una baraonda inutile sulla vicenda. Elena e Cecile, noi non abbiamo nulla da nascondere, vi aspetto per definire nuovi percorsi ed attività da programmare per ridare dignità e fiducia ai migranti”.
Chiede chiarezza il sindacato Ugl. “Dopo gli episodi registrati presso il centro migranti di via San Marco Evangelista ‘Arena’ di San Severo, gestito di recente dall’Associazione Ghetto Out di Casa Sankara siamo ‘preoccupati e sorpresi’ in relazione a uno ‘scenario di integrazione tratteggiato all’interno della cooperativa apparso diverso, se non del tutto mutato, rispetto al progetto di albergo diffuso promosso poco meno di un anno fa dal governo regionale pugliese'”.
Per il segretario provinciale, Gabriele Taranto, “occorre fare immediata chiarezza innanzitutto sotto il profilo informativo, nel caso venga confermata la presenza o meno di circa quaranta ospiti privi di permesso di soggiorno, come denunciato a mezzo stampa da alcuni amministratori comunali locali. Troviamo inaccettabile rassegnarsi al solo dubbio o sospetto che intorno a fondi destinati almeno in via teorica alla gestione dell’integrazione si aggirino potenziali e non ben precisati interessi economici funzionali alla criminalità organizzata locale”.
“Come sindacato – aggiunge Taranto – riteniamo più che opportuna l’esigenza di spiegazioni manifestata dai rappresentati politico-istituzionali promotori del sopralluogo nei vari centri per immigrati e richiedenti asilo di Capitanata. Non si comprende ancora bene – osserva il sindacalista – se l’Arena sia solo un centro per richiedenti asilo, o un centro integrato di accoglienza anche per immigrati economici in possesso di regolare permesso di soggiorno già assunti da imprese agricole del posto. Lo stesso dicasi sul sistema di gestione dei fondi, a quanto ammontino e come vengono spesi”.
“In attesa e con l’auspicio che questi dubbi vengano presto dipanati – conclude – in qualità di segreteria, intendiamo sollecitare nei prossimi giorni una discussione intorno ai tavoli tematici che si terranno in Prefettura a Foggia, come previsto dal Protocollo d’intesa sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura”.