Secondo un studio di Confartigianato Imprese, peraltro relativo al 2016, in Puglia sarebbero quasi 160mila gli edifici residenziali malandati, o comunque sotto gli standard di sicurezza. Tra l’altro, in varie occasioni, il presidente regionale dell’Ance, ha più volte evidenziato il grave ritardo nell’affrontare il problema, posto che la geografia pugliese degli edifici “mediocri o in pessimo stato di sicurezza” riguarda tutte le province, con primati preoccupanti in provincia di Lecce e Bari, ma punte preoccupanti anche a Foggia (26.055 edifici), Taranto (24.407), Brindisi (20.230) e Bat (12.397). Immobili a rischio e che non sarebbero in grado di reggere le sollecitazioni di un terremoto di medio-bassa intensità.
“Il tema – ha spiegato il capogruppo dei Popolari in Consiglio, Napoleone Cera – diventa particolarmente significativo alla luce della tragedia di Torre Annunziata e ricordando i numerosi dolorosi eventi che hanno riguardato molte città pugliesi. L’allarme, quindi, lanciato dall’Ance non è da tenere sotto traccia. Allarme, in parte, raccolto dalla Regione Puglia e dell’assessore Anna Maria Curcuruto che ha più volte sottolineato l’impegno dell’assessorato per definire un processo di certificazione sulla stabilità degli edifici, fino ad arrivare a redigere un fascicolo sui fabbricati e garantire una seria anagrafe del fabbricato”.
“Mi pare che non sia più il tempo d’indugiare – ha concluso -, ma di arrivare a una definizione, ragionata e condivisa (visto che ci sono non poche resistenze), di un percorso che porti a un pronto intervento di messa in sicurezza degli immobili, soprattutto quelli costruiti prima del 1981. È necessario che si faccia concretamente qualcosa per rendere minimi i rischi di crolli degli edifici e di tragedie nelle città pugliesi, magari partendo da una più ampia riflessione, aperta ai rappresentanti delle categorie interessate, in Consiglio regionale”.