Ambientalisti, politica e associazioni studentesche. L’indignazione per la “nuova terra dei fuochi” in Capitanata sta montando sui social network e nelle note stampa. “Questa operazione – ha commentato il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini – conferma come il traffico illegale dei rifiuti rappresenti un business economico di non poco conto. In Puglia, dal 2002 al 2016, grazie al capillare lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura nell’attività di controllo del territorio e contrasto dei reati ambientali, sono state ben 58 le inchieste condotte contro le attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, circa il 18,5% delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Il blitz di questa mattina dà prova del fatto che la provincia più colpita rimane quella di Foggia, come emerge dal Rapporto Ecomafia 2016, che la vede al primo posto nella classifica regionale delle illegalità nel ciclo dei rifiuti, con 122 infrazioni accertate, 80 denunce e 28 sequestri, mentre al sesto posto nella classifica nazionale, pari al 2,9% sul totale nazionale”.
Il prossimo 3 luglio Legambiente presenterà il Rapporto Ecomafia 2017 con tutti i numeri e le storie della criminalità ambientale in Puglia, dal traffico dei rifiuti all’abusivismo edilizio, dagli incendi boschivi al racket degli animali, dall’agromafia agli affari illeciti nel settore dei beni culturali e della green economy, passando per l’attività di repressione delle Forze dell’ordine impegnate a contrastare il business della criminalità ambientale. “Si faccia un summit tra tutte le regioni meridionali sul tema della emergenza ambientale, per evitare che il traffico illecito dei rifiuti sia una questione affrontata dalle singole regioni, che non hanno capacità di contrastare efficacemente il fenomeno”.
Chiede lo “stato di emergenza” per le regioni meridionali il consigliere regionale Napoleone Cera: “L’operazione dei Carabinieri, che hanno messo fine all’illecito traffico di rifiuti tossici in provincia di Foggia, deve far riflettere non solo per il grado di pericolosità che le organizzazioni criminali hanno raggiunto in materia ambientale, ma anche per il perverso intreccio tra malaffare e pubblica amministrazione. Il traffico illecito di rifiuti pericolosi – continua – non è un tema circoscritto alla realtà della Capitanata, ma l’allarme riguarda tutta la Puglia e, direi, l’intero Mezzogiorno. Non esistono, in tema ambientale, zone franche. L’emergenza riguarda la nostra regione e il Sud Italia. Per questo è necessario agire in fretta e mettere in campo tutti gli strumenti per contrastare il fenomeno, evitando che gli errori del passato, i silenzi e le complicità del presente, possano diventare gli alibi del futuro. Sarebbe opportuno che il Consiglio regionale dedicasse ampio approfondimento all’emergenza ambientale, così come auspico che la commissione regionale di studio sulla criminalità dedichi un incontro sul tema della illegalità ambientale, magari in un’apposita convocazione a Foggia, alla presenza dei sindaci, dei rappresentanti delle forze dell’ordine e degli esperti nel settore”.
Anche le associazioni studentesche Ucronìa, Uds e Link Foggia hanno fatto sentire la propria voce: “C’è del marcio in Daunia -spiegano -. E questo lo sapevamo. Molto poco tempo fa, una discarica è bruciata in via Castelluccio, fuori Foggia. Una colonna di fumo tossica proveniente da una discarica abusiva, più volte denunciata dagli abitanti della zona.
Oggi, 19 persone, imprenditori, dipendenti pubblici, politici, sono state arrestate per traffico illecito di rifiuti, discarica abusiva, corruzione e falso ideologico in atto pubblico. Tra le 25.000 e le 100.000 tonnellate di rifiuti riversate nelle nostre campagne generando un vero e proprio disastro ambientale. Tra i politici spicca Primiano Calvo, esponente sanseverese di Noi con Salvini. Mentre i potenti del mondo si apprestano a riunirsi a Bologna per parlare di ambiente, qualche altro soggetto di meno potente ma non meno arrogante, non si fa problemi a collaborare con i mafiosi. Non è il primo caso in cui imprenditori, dirigenti della pubblica amministrazione e politici vengono indagati e poi arrestati per scarico di rifiuti illegali. La flora e la fauna della provincia di Foggia sono state messe alle corde più volte a causa di sostanze tossiche rilevate nei corsi d’acqua che giungevano nel Golfo di Manfredonia. Come studenti – concludono -, riteniamo che sia necessario fare chiarezza sulle attività di smaltimento dei rifiuti del nostro territorio, e il coinvolgimento di un dirigente ARPA nei fatti relativi a questa indagine è emblematico: come possiamo sentirci al sicuro, se chi dovrebbe assumersi la responsabilità della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini è immischiato in attività criminali?”.