“Una vicenda molto grave che ha scoperchiato un sistema radicato. Oggi abbiamo chiuso un cerchio”. Queste le parole del procuratore di Foggia, Leonardo De Castris al suo ultimo giorno in città prima di partire per Lecce. La Guardia di Finanza ha arrestato 13 persone tra capoluogo e provincia nell’operazione “Deja vu”. Si tratta di ispettori dello Spesal, Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro, che alleggerivano le perizie per favorire imprenditori vicini, questi ultimi operanti nel mondo dell’edilizia, dei servizi e dei fitofarmaci. Tutto è nato dall’arresto dell’ingegner Amatucci, beccato ad aprile 2016 con una mazzetta di 10mila euro per aver viziato la consulenza sul decesso di un operaio in una banca di Apricena. Professionista poi condannato, in primo grado, a un anno. Le attività di indagine sono partite a dicembre scorso attraverso sopralluoghi, pedinamenti e intercettazioni.
Particolarmente delicata la parte che tocca i fitofarmaci. Imprenditori e aziende otteneva l’idoneità a trattare e trasportare fitofarmaci senza aver mai frequentato corsi di formazione necessari per questo tipo di attività. Per questo sono coinvolti anche 4 docenti agronomi che hanno falsamente attestato la partecipazione ai corsi formativi.
Le indagini hanno anche rilevato che i periti preannunciavano i controlli agli imprenditori amici così da annullare il senso stesso della perizia. Insomma, favori su favori che ora potrebbero costare caro ai 13 arrestati, accusati di vari reati tra i quali abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e rivelazione del segreto d’ufficio. Oltre a docenti e ispettori dello Spesal, tra gli indagati figura anche un ispettore della Guardia di Finanza per il quale è scattato l’obbligo di dimora.
Le investigazioni, nel loro complesso, hanno evidenziato come il funzionario pubblico abbia “deviato” alcune attività ispettive di propria competenza (finalizzate a verificare il rispetto della normativa sulla sicurezza e del lavoro anche in relazione ad infortuni “mortali”) nella prospettiva di arrecare indebiti vantaggi, anche di natura patrimoniale, ai soggetti ispezionati.
Gli esiti distorti delle attività ispettive hanno peraltro “fuorviato” la Procura della Repubblica nelle valutazioni e determinazioni di diretta competenza. Nell’esercizio delle proprie prerogative ispettive il tecnico della sicurezza si è anche reso responsabile del reato di “rivelazione ed utilizzazione del segreto di ufficio” con riferimento ad attività di controllo eseguite dallo Spesal di Foggia nei confronti di alcune attività economiche attive in seno al centro commerciale “GrandApulia”, perfezionando nella circostanza, insieme a due ispettori Spesal alle sue dipendenze, una serie di verbali delle operazioni compiute ideologicamente falsi.
In via incidentale, le indagini hanno consentito di acquisire contezza della formazione di atti ideologicamente falsi che, su delega della locale Autorità Giudiziaria, il tecnico della prevenzione indagato ha formato di concerto con l’ispettore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica dell’ASL di Foggia e con un militare della Guardia di Finanza con riguardo all’esecuzione delle operazioni di bonifica di un sito contaminato da amianto.
La Guardia di Finanza ha segnalato all’Autorità Giudiziaria interessata, la penale responsabilità di 15 soggetti, 13 dei quali pubblici ufficiali. Il gip presso il Tribunale di Foggia, in accoglimento delle proposte avanzate dalla Procura, ha disposto l’esecuzione di 13 misure cautelari nei termini che seguono: arresti domiciliari nei confronti del tecnico della prevenzione in servizio presso lo Spesal di Foggia, nel ruolo di coordinatore, per i reati di falso, abuso d’ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio. Obbligo di dimora nei confronti di 12 pubblici ufficiali (4 in servizio presso lo Spesal di Foggia, 1 in servizio presso la Regione Puglia – Servizio Provinciale Agricoltura Foggia – 1 in servizio presso l’Asl di Foggia – Servizio Igiene degli Alimenti e Nutrizione, 1 in servizio presso Asl di Foggia, coordinatore del Servizio Igiene e Sanità Pubblica, 3 professionisti “formatori” per il rilascio del “patentino” per l’uso di prodotti fitosanitari, oltre a militare del Corpo e ad un imprenditore attivo nel settore della formazione) per i reati di “falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici” (articolo 479 c.p.), abuso d’ufficio (articolo 323 c.p.) e “rivelazione ed utilizzazione di segreto d’ufficio (articolo 326 c.p.).
È al vaglio, all’esito degli interrogatori previsti per legge, l’applicazione di misure interdittive della “sospensione dai pubblici uffici” (come proposto dal pm) nei confronti dei 9 pubblici dipendenti interessati dalle misure cautelari personali.