Fucilate sul volto, riecco gli “omicidi in codice”. 6 stub eseguiti, anche Gatti a Monte

Il luogo dell’omicidio di Giuseppe Silvestri

Scroscia di nuovo sangue a Monte Sant’Angelo, città funestata in passato dalla faida del Gargano. A cadere sotto una pioggia di proiettili, Giuseppe Silvestri, 44enne allevatore. La morte attorno alle 5 del mattino, mentre l’uomo stava andando dai suoi animali a bordo di un Fiat Doblò. Qualcuno, però, lo ha affiancato scaricandogli una serie di colpi di fucile su volto e torace. I carabinieri che indagano sull’accaduto, hanno già eseguito sei stub su altrettanti pregiudicati per verificare se abbiano utilizzato armi nelle ultime ore. Il lavoro degli inquirenti prosegue serrato. A Monte Sant’Angelo è giunto anche il pm della DDA, Giuseppe Gatti, volto noto nella battaglia contro la mafia foggiana e del Gargano.

Agguato mafioso

Come nel più classico omicidio di mafia, la vittima è stata sfigurata dai killer. D’altronde nel mondo della mala garganica è un classico, basta pensare agli ultimi 30 anni di omicidi per accorgersi della presenza di un “codice” nelle uccisioni sulla montagna sacra. Un “codice” pubblicato solo poco tempo fa dalla nostra testata. Insomma, l’agguato a Silvestri ha tutti i crismi del metodo mafioso nonostante la parola mafia non sia ancora stata riconosciuta dalla magistratura, come per Vieste.

Peppe u’ Montanar

L’arresto di Giuseppe Pacilli detto “Peppe u’ Montanar”

Proprio Silvestri finì al centro dell’operazione “Rinascimento” nel marzo 2012, quando ben 18 persone furono arrestate per estorsioni e favoreggiamento della latitanza del super boss, Giuseppe Pacilli, detto “Peppe u’ Montanar”. In una relazione del Governo su Monte, città che, ricordiamolo, nel 2015 dovette subire lo scioglimento per infiltrazioni criminali del consiglio comunale, si parlava ampiamente proprio di “Rinascimento” e della latitanza di Pacilli, un tempo considerato tra i latitanti più pericolosi d’Italia e arrestato nel 2013 mentre si nascondeva nei boschi del Gargano.

Rapporti criminalità-politica

 Le indagini – per le quali Silvestri venne arrestato ma poi assolto dalle accuse di estorsione – disvelarono l’intricato reticolo di rapporti e di connivenze di chiara matrice mafiosa e fecero luce sulle attività estorsive, associate alla commissione di altri reati, poste in essere per il mantenimento del controllo territoriale e per il reperimento di risorse economiche per sostenere i costi della latitanza di Pacilli. Nell’ambito dell’operazione “Rinascimento” furono coinvolte anche tre persone aventi un rapporto diretto con il Comune.