Assolto perché il fatto non sussiste. Si chiude così la vicenda “matrimoniale” del boss Roberto Sinesi, elemento di spicco della Società Foggiana. Molti ricorderanno quando ad ottobre 2015, “lo zio” violò gli obblighi della sorveglianza speciale per recarsi alle nozze di un affiliato al clan, presso una sala ricevimenti tra Foggia e Lucera, fuori dai confini del capoluogo dauno. Ma nelle scorse ore, il Tribunale dauno lo ha assolto perché il fatto non sussiste mentre l’essersi allontanato da Foggia non costituisce reato. Ha vinto la tesi della difesa (avvocato Censano) che ha fin da subito puntato all’assoluzione in quanto Sinesi non sapeva che la sala ricevimenti era in agro di Lucera. E non sapeva neanche che al suo tavolo si era intrattenuto con alcuni pregiudicati.
“Lo zio”, 54 anni, all’epoca era sorvegliato speciale in quanto pizzicato nell’inchiesta “Osiride”, quella del racket dei funerali. Dopo aver scontato 6 anni e 4 mesi, l’uomo era tornato a casa a febbraio 2015 ma con obbligo di soggiorno a Foggia. Attraverso alcune foto, però, i carabinieri scoprirono della sua partecipazione alle nozze nella sala ricevimenti. Dunque venne arrestato e infine processato. L’accusa chiedeva 16 mesi, la difesa l’assoluzione per mancanza di dolo. Il legale di Sinesi sottolineò in aula che il suo assistito già in altre due occasioni aveva ottenuto il permesso di allontanarsi da Foggia e avrebbe fatto la stessa cosa se avesse saputo che quella sala ricevimenti si trovava in agro di Lucera.
Caduta in parte anche la tesi sui presunti pregiudicati che erano con lui al tavolo. Uno, in realtà, era incensurato mentre l’altro con piccoli precedenti risalenti a molti anni prima. Inoltre, per inasprire la pena per violazione dell’obbligo di soggiorno, bisognerebbe dimostrare una frequentazione abituale con pregiudicati. Un matrimonio non può certo bastare.
Boss assolto allora. Sinesi resta comunque in carcere per il racket agli autotrasportatori della Princes, azienda in zona Asi che si occupa della trasformazione del pomodoro. “Lo zio”, ricordiamolo, sfuggì ad agguato mortale a settembre scorso presso il rione Candelaro e venne accompagnato in carcere solo dopo alcune settimane di riabilitazione. Il tentato omicidio di Sinesi rientra nella guerra di mafia tra clan, riesplosa a Foggia da circa un anno e mezzo.