“Le mafie di Capitanata rischiano di distruggere l’economia di una delle località balneari più belle d’Italia, Vieste”. Queste le parole del procuratore di Bari, Giuseppe Volpe durante la conferenza stampa che si è tenuta nel capoluogo di regione sull’operazione “Coast to Coast” nei confronti di 13 soggetti arrestati dalla polizia tra Manfredonia, San Severo, Monte Sant’Angelo, Cerignola e Barletta.
Un’indagine articolata, durata oltre tre anni, coordinata dai pm della DDA di Bari Lidia Giorgio e Giuseppe Gatti con la collaborazione della Procura di Foggia (pm Rossella Pensa e Ileana Ramundo). Dal lavoro degli inquirenti è emerso che i narcos, attivi tra Gargano e Albania dove andavano a caricare le barche di droga, utilizzavano una spiaggia di Vieste, Baia di San Felice, per far sbarcare i natanti con i carichi di stupefacenti provenienti dall’altra costa.
L’inchiesta, avviata nel 2014 dopo il sequestro di 1.080 chili di marijuana (oltre 5 milioni di dosi da strada) e due arresti, ha consentito di attribuire il ruolo di vertice dell’organizzazione al pregiudicato Libero Frattaruolo, già condannato per mafia e ritenuto figura apicale del clan Libergolis.
“È un ulteriore segnale – ha detto il questore di Foggia, Piernicola Silvis, anche lui a Bari per “Coast to Coast” – che esistono soggetti che fanno da cerniera, in grado di unire le tre mafie: garganica, cerignolana e foggiana“.
Tra gli arrestati anche il custode della spiaggia di Vieste considerata approdo dello stupefacente, Francesco Tantimonaco, al quale sono stati concessi i domiciliari, e un carrozziere di Manfredonia, Giuseppe Grieco, condotto in carcere, ritenuto dagli inquirenti il referente dell’organizzazione per le riparazioni dei motori dei natanti usati per il trasporto della droga.

“Un’operazione – ha detto ancora il procuratore Volpe – che dimostra ancora una volta l’intenso narcotraffico dall’Albania alle coste pugliesi. Lungo le coste delle tre province del distretto, Bari, Bat e Foggia, sono state sequestrate negli ultimi due anni circa 12 tonnellate di droga e riteniamo che molti carichi siano sfuggiti ai controlli“. La scelta di Vieste, poi, secondo la Dda, è il sintomo di un “tentativo di infiltrazione della mafia in tutte le attività del territorio, da quelle lecite del turismo a quelle illecite del traffico di stupefacenti”. Dalla magistratura, infine, l’appello ai cittadini “a collaborare, denunciando, per salvare l’economia di un intero territorio come quello del Gargano”.