Un ex cuoco di 57 anni che adescava migranti soprattutto minorenni, dai 14 ai 16 anni, con i quali avere rapporti sessuali in cambio di pochi euro e qualche bibita, è stato arrestato dagli agenti del commissariato di Ventimiglia al termine di una veloce indagine. Gli investigatori, coordinati dal dirigente Saverio Aricò, hanno scoperto che dalla fine del 2016 l’uomo, con precedenti specifici nel Lazio risalenti ad alcuni anni fa, adescava i ragazzini davanti alla sede di un centro di assistenza e approfittando del loro stato di indigenza, mostrava loro qualche biglietto da cinque o dieci euro o una bibita e li portava nella soffitta di una palazzina, dove abitava da solo, consumandovi i rapporti sessuali. Quattro i casi accertati ai danni di minori e un paio nei confronti di maggiorenni (per quest’ultimi, tuttavia, non è perseguito).
Al momento della blitz della polizia l’ex cuoco, originario della provincia di Foggia è stato però trovato in compagnia di un algerino di 22 anni. L’uomo è stato arrestato con l’accusa di prostituzione minorile, con il vincolo della continuazione. Il ventiduenne è risultato essere un ospite del centro di accoglienza profughi di Ventimiglia. In seguito agli accertamenti successivi all’irruzione, i poliziotti hanno scoperto che il nordafricano poco prima adescato, era stato pagato con 15 euro e una birra per intrattenere il rapporto sessuale. Le manette sono scattate il 31 gennaio. Le indagini si sono svolte tramite appostamenti e pedinamenti. I sospetti della polizia sono stati confermati nella seconda settimana di gennaio, quando l’uomo ha adescato due migranti minorenni del Pakistan, accompagnandoli nella propria abitazione. I due ragazzini hanno poi riferito alla polizia che l’uomo si è rifiutato di pagare la prestazione.
Dure le parole del vescovo di Ventimiglia, monsignor Suetta che ha commentato la notizia dell’arresto dell’uomo: “Un fatto gravissimo, disumano e ignobile, in qualsiasi contesto esso avvenga: siano essi migranti o cittadini italiani. Ma quando questo abuso viene perpetrato verso chi vive una situazione di maggiore povertà e fragilità è ancora più grave, anche se è illogico porre delle graduatorie”.