8 anni con la maglia del Foggia, 209 presenze, 28 gol, 2 promozioni in Serie B ed una promozione in Serie A. Questo e molto altro è stato ed è tutt’ora per i tifosi rossoneri Francesco detto “Ciccio” Patino. Per ricordare la sua impresa calcistica bisogna andare indietro nel tempo, intorno agli anni Sessanta, quando il calciatore – di origine barese – approdò nella squadra dei satanelli.
Oggi Patino è uno splendido 81enne e ieri sera è tornato nella sua città calcistica, Foggia, in occasione della presentazione del nuovo libro del giornalista Domenico Carella “Ciccio Patino, l’ala che fece volare il Foggia”. Accompagnato dalla moglie, l’ex numero 11 rossonero è stato accolto da un caloroso applauso nella Sala Fedora del Teatro Umberto Giordano. Tanti amici, vecchi compagni, le emozioni e i ricordi si presentano subito alla sua memoria e la commozione diviene inevitabile.
A dialogare con l’autore del libro e il protagonista stesso, anche il giornalista Mediaset Franco Ordine (autore della prefazione), il delegato provinciale del Coni Domenico Di Molfetta, l’assessore allo Sport Sergio Cangelli, l’ex rossonero Gianni Pirazzini, il ds del Foggia Calcio Giuseppe Di Bari e il club manager Giuseppe Colucci. A moderare il presidente Asd Foresta Umbra Sport Jacotenente Francesco De Marco.
Il libro – che Carella definisce un romanzo – è un chiaro messaggio che testimonia l’amore di Patino per il Foggia, scandito a chiare lettere da un inequivocabile: “Mi sento foggiano, dalla punta dei piedi alla cima dei capelli”. Durante la presentazione, il ds Di Bari ha consegnato la maglia rossonera con il numero 11 inciso sul retro a Patino, che commosso – ancora una volta – la bacia tra le mani.
Il racconto di una vita ricca di pathos e sentimenti è accompagnato da una serie di fotografie, rigorosamente in bianco e nero, che svelano aneddoti della sua vita da calciatore e della sua vita privata. “Sin da ragazzo ero piccolo e gracile, inadatto alla pratica sportiva – racconta Patino – sono diventato uomo grazie al calcio, con la gloriosa maglia del Foggia come seconda pelle”.
Si parte dalle partite sul lungomare di Bari con la palla fatta di stracci, poi il Bisceglie, il Modica e il Catania, dove divenne eroe del derby contro il Messina, applaudito da entrambe le tifoserie. Poi ancora il Venezia e il Foggia, punto più alto della sua carriera. Fino ad arrivare alla vita da «ex» con l’esperienza sulla panchina degli allievi di una scuola calcio, l’apertura di un albergo e il lavoro di rappresentante a Venezia, città che lo ha adottato negli anni della maturità dopo il matrimonio.
“Ho vissuto tante coincidenze nella mia carriera – ha spiegata l’ex ala rossonera -. Ricordo che quando si affrontava un derby la tensione era alle stelle. Spesso i tifosi trasmettono nervosismo e in quei casi quando vuoi strafare in campo poi accade che non concludi nulla”. Nella sua carriera da calciatore guidò la scalata dei rossoneri dalla Serie C alla Serie A con Oronzo Pugliese in panchina. Conquistò negli anni un’escalation di risultati e successi culminati il 31 gennaio 1965 nella vittoria 3-2 sull’Inter di Helenio Herrera. Patino era il capitano coraggioso di un manipolo di sconosciuti alla ribalta della Serie A, che imposero con ritmo e tecnica il pareggio alla squadra più forte del mondo, fresca vincitrice di Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale e prossima vincitrice dello Scudetto. “Il rimpianto che ho del Foggia è quello di non aver evitato la retrocessione nel 1967. Fu un momento di grandissima delusione – confessa Patino -. Nella mia squadra avevamo un grande centravanti, quello che tutti vorrebbero, quello che basta mettergli palla al piede: Vittorio Nocera“.
Ciccio Patino commenta anche l’attuale momento rossonero, infatti non ha mai smesso di seguire la squadra dei satanelli, proprio lo scorso anno sempre a Foggia conobbe l’ex tecnico Roberto De Zerbi. “Voglio dire solo che Colucci e Di Bari hanno un ruolo difficilissimo perchè in questo girone, quello C della Lega Pro, purtroppo non c’è una sola squadra che ‘ammazza’ il campionato”.
Questo libro, dunque è uno squarcio nel tessuto spazio-tempo, che vuole far vivere ai lettori una storia affascinante, per far conoscere meglio un personaggio che ha scritto alcune delle pagine più gloriose della storia del calcio Foggiano e per trasmettere un duplice messaggio: l’amore di Patino per la maglia rossonera e la forza di non mollare mai, perché in qualche parte del mondo potrebbe essere già successo qualcosa che renderà speciale la nostra vita. Perché la vita è fatta di quelle coincidenze di cui parla nel libro Patino, piccolo grande uomo della storia del Foggia Calcio, che è riuscito a trasformare gli scomodi gradoni dello Zaccheria in una sorta di cattedrale dove andare a ‘pregare’ tutte le domeniche pomeriggio, come scrive nella prefazione il giornalista Franco Ordine.