Clima ovattato, sprazzi di cabaret e standing ovation. Si scusa per il ritardo (mezz’ora) il premier Matteo Renzi prima utilizzare la sponda calcistica per strappare il primo applauso alla platea del Giordano: “Qualcuno ha detto che rischiamo di perdere Inter-Milan, la verità è che c’è Foggia-Catanzaro: in bocca al lupo per il primato di una squadra che ci ha dato Ciccio Baiano“. Due passaggi sul Gargano (“fa numeri importantissimi”), il teatro ristrutturato come nuova “anima culturale della città”, sul dissesto idrogeologico (“il primo obiettivo deve essere quello di far rimanere la gente sui territori”) e, soprattutto, sull’agroalimentare: “C’è un mercato potenziale di 50 miliardi di euro – dice salutando la Coldiretti -, questa è una grande opportunità per il made in Italy e per questa parte della Puglia”.
Non manca l’affondo su Matteo Salvini (“Pensa di aver vinto dopo il successo di Trump in America”) e Monti, ma il tema centrale è l’Europa: “Non costruiranno muri con i nostri soldi, sull’immigrazione abbiamo le idee chiare, vediamo uomini e donne non stranieri da cacciare a prescindere. Ma servono regole certe”.
L'”accozzaglia del no”, con a capo “il comico Grillo”, è il termometro, invece, dello scontro politico imminente. “Ricordo quando spaccava i computer, adesso è quasi più comico da capo del blog”.
“Molti criticano senza aver mai letto la Costituzione – spiega ancora -, dicono che non sono un premier eletto: ma nessuno in Parlamento è eletto. Peraltro, potrei citare moltissime fonti per le quali va superato il bicameralismo paritario. Quando si scrive qualcosa di nuovo c’è sempre qualcuno che dice che ciò che c’era andava meglio. Ma forse non sa che con la riforma non si riducono gli spazi di democrazia, si riducono le poltrone”.
Ripercorre i “tentativi di riforma falliti messi a punto da governi di sinistra e di destra”: “Sono l’unico premier che non può modificare nulla, non posso nemmeno far dimettere un ministro. Eppure c’è qualcuno, comicamente, che contesta il rischio di deriva autoritaria: a cominciare da Berlusconi fino a Casa Pound…”.
“Chi vota no ora, dice per sempre addio alla riduzione dei costi della politica”, continua il segretario del Pd, imitando il discorso futuribile di un politico che “usa la scelta dei cittadini per continuare nel vecchio solco”. “Penso che vincerà il sì – chiosa -, perché la stragrande maggioranza è incerta. Li convinceremo. In passato abbiamo preso voti a destra, li abbiamo conquistati”. Infine una battuta sui disoccupati, per lanciare il tema degli sgravi fiscali sulle assunzioni al Sud: “Qui a Foggia devono essere aiutati di più rispetto a Bolzano, devono avere maggiori occasioni”.
(foto del servizio a cura di Rebecca Zichella)