“Perdere di vista una delle voci fondamentali per cui i lavoratori si cominciarono a ribellare al sistema che affidava a cooperative e imprese i servizi della Pubblica amministrazione (e nello specifico quelli della Asl Foggia), è come perdere la memoria e rifare gli stessi errori o, peggio ancora, comportarsi come se nulla fosse successo se non la gestione da privata a semi-pubblica di servizi della Asl”. In una nota, il sindacalista Usb Santo Mangia denuncia tutte le criticità nella tutela del lavoro della società in house, nata nel 2010 per risolvere il problema dello sfruttamento e del precariato tra le coop nel precedente regime delle gare d’appalto nei servizi. Il rischio, adesso, se tutti i lavoratori dovessero far prevalere i diritti maturati nell’ultimo anno, è di un contenzioso di circa 400mila euro. “Uno di questi punti, fondamentali – continua -, è quello del rispetto delle regole e della dignità dei lavoratori; regole che, a quanto pare, nessuno vuole rispettare (ad iniziare da chi gestisce la società in house della Asl Foggia) né, tantomeno, ove non esistessero, introdurre perché le regole imporrebbero un rispetto delle stesse e nessuna discrezionalità. Negli ultimi tempi, ma è già successo in passato, si sono verificate alcuni fatti che mentre mortificano le decine di lavoratori che non hanno ‘santi’ in paradiso, danno la stura di quanto può essere deleteria, moralmente e sindacalmente, la discrezionalità degli ‘apparati’ dirigenziali di Sanitaservice. Non riusciamo a spiegarci come mai e a quale titolo alcuni lavoratori sono stati spostati da un settore all’altro della società (dal 118 ai servizi di ausiliariato e viceversa); come mai nella mobilità tra postazioni del 118 non viene presa in considerazione non solo l’anzianità (anagrafica e di servizio) ma neanche il buon senso agevolando un lavoratore piuttosto che un altro (per esempio, nella postazione di Vico vi è un posto vacante di autista che potrebbe essere coperto, anche definitivamente, da chi è in possesso di legge 104 o svolge il suo lavoro presso una postazione a 60 chilometri di distanza dalla propria abitazione, sede della postazione, mentre si preferisce coprire il turno con soccorritori)”. Poi continua: “Quella della mobilità aziendale è una delle storture più evidenti ed è dato dal fatto che, al di là delle buone intenzioni, non si è mai voluto (da parte dell’azienda) normativizzare la stessa con regole certe per tutti. In questo modo, tra l’altro, si è innescato un meccanismo dove, ormai, non vi è certezza se le postazioni per essere considerate complete, devono avere al loro interno tutte le figure professionali previste nelle 24 ore (infermieri, autisti e soccorritori) oppure, come succede, si toglie il notturno al soccorritore ed in cambio si utilizza lo stesso a coprire i turni dell’autista con due paradossi evidenti”. “I soccorritori – prosegue ancora – hanno un monte ore di straordinario doppio rispetto agli autisti. Tutti (o quasi) i soccorritori sono nelle condizioni di fare una vertenza legale per il riconoscimento del livello superiore (da B a C1). Questa società ha poi fatto delle scelte (da noi contestate) che riguardano i livelli ‘dirigenziali’ della società, tutti (i c.d. dirigenti) scelti senza una possibilità concorsuale e, quindi con discrezionalità che ha inciso sul rispetto delle regole e mortificando chi aveva anche i titoli per poter accedere a quelle posizioni. Tra l’altro vi è da ribadire che tale comportamento è contrario a quanto previsto dalle Linee Guida regionali sulle Sanitaservice (del 3 Dicembre 2013) che fissava una percentuale dell’1 per cento sul totale dei dipendenti ed è contraria a quanto previsto, sempre dalle Linee Guida, alla norma che prevede che ‘le società strumentali… non possono adibire il personale a mansioni diverse da quelle collegate al profilo professionale di assunzione…’.
Da tempo, ormai stiamo cercando di portare ad un tavolo questa società per il passaggio da A1 ad A2 di tutto quel personale che ha acquisito il diritto a tale passaggio (ai sensi dell’art 47 e 51 del CCNL), ormai i lavoratori sono entrati nell’ottica che solo il giudice possa dar loro ragione e per questo stanno preparandosi ad una vertenza legale visto, tra l’altro, che molti di loro sono in grado di dimostrare che oltre a svolgere le mansioni previste dall’inquadramento in A1 svolgono tutte le mansioni previste dall’inquadramento in A2. Infine – conclude -, ma non perché meno importante, ricordiamo che questa società è nata per sconfiggere il precariato e risollevare la dignità dei lavoratori, ma dobbiamo prendere atto che in questo abbiamo fallito (noi con la società) in quanto è stato permesso di avere al suo interno moltissimi precari (un centinaio di lavoratori arrivano dalle agenzie interinali) e alcuni di questi più precari di altri in quanto sono le negazione stessa del rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori (circa 40 infermieri a partita IVA). Per quanto sopra a significare che la USB non si augura un ritorno al passato (che contrasteremmo) ma la certezza che questa società faccia realmente ciò per cui è nata e cioè: il rispetto dei diritti (anche contrattuali) dei lavoratori tutti; regole certe che valgano per tutti e non ad personam; la fine di tutti i contratti precari; concorsi per i posti vacanti; concorsi mirati per sanare lo sfregio dei tanti infermieri con partite IVA. La nostra disponibilità al dialogo l’abbiamo sempre dimostrata e continuiamo a credere che un dialogo serio e accordi alla luce del sole non possono che essere di beneficio per la stessa società, oltre che per i lavoratori stessi ma non possiamo attendere all’infinito e, per questo, ci muoveremo di conseguenza e con tutte le possibili opzioni a difesa dei lavoratori e della stessa società”.