Omicidi stradali, nel Foggiano un centro all’avanguardia. Ma la Regione non lo sa

Fortarezza e Fiore

“Se questa legge servirà ad aiutare a stare più attenti alla guida, se servirà a capire che non ci si mette alla guida se si è ubriachi o drogati e che la vita ha un valore allora contribuisce a fare dell’Italia un Paese più degno”. Così ha esordito il premier Matteo Renzi il giorno della firma della legge sull’omicidio stradale. Un provvedimento che ha inasprito notevolmente le pene per chi causa la morte di qualcuno guidando in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe. A distanza di qualche mese, però, emergono già i primi dubbi sulle verifiche effettuate sul presunto colpevole, soprattutto in Puglia.

Già perché la Regione guidata da Michele Emiliano sarebbe scoperta di centri formalmente riconosciuti per l’accertamento scientifico della presenza di sostanze alteranti nel sangue. “Oggi la prova nell’omicidio stradale è determinante come nel caso di un delitto con arma da fuoco – ci viene spiegato da Carmela Fiore, attualmente al centro di tossicologia di Cerignola assieme alla dottoressa Palmira Fortarezza-, per questo deve essere rigorosamente scientifico, altrimenti c’è il rischio forte di non avere la certezza della prova”. Detto in altri termini, i test effettuati nell’ambito delle procedure di screening potrebbero inficiare notevolmente l’esito del processo, incidendo fortemente sull’esito della condanna o dell’assoluzione.

Se ci si limita ad analisi di screening, oppure si utilizzano metodi non idonei come il prelievo preceduto dall’utilizzo di alcol – che certamente ne determina la positività -, evidentemente si arriva a risultati non scientifici”, spiegano. “I test per essere validi – continuano – devono essere effettuati con approcci metodologici e tecnici sicuri, attraverso procedure, attrezzature e capacità professionali adeguate”. Tutti questi elementi risiedono nella cosiddetta “catena di custodia”, un percorso rigorosissimo – dal prelievo con materiali specifici, fino alle procedure di conservazione del prodotto – che attualmente non sarebbe garantita in Puglia perché non vengono ancora riconosciuti i centri già attrezzati, come quello dell’ospedale Tatarella di Cerignola.

Cristoforo Pomara
Cristoforo Pomara

Ci sarebbe, dunque, una sorta di “zona franca” pericolosissima per l’accertamento della verità. “Servirebbe un percorso culturale a livello regionale che parta proprio dagli operatori – chiosa il professor Cristoforo Pomara, che insieme a Fineschi e Martelloni aveva preparato una proposta di legge poi arenatasi in commissione regionale sanità -, uno degli step prioritari sarebbe l’esame corretto da richiedere alle forze dell’ordine. Poi, bisognerebbe individuare i centri regionali di riferimento, ovvero gli ospedali specializzati per questo tipo di attività. Le altre regioni ci sono arrivate da tempo, la Puglia invece non ha mai voluto affrontare il tema della medicina legale”. Il paradosso, adesso, è che una legge dello Stato rischia di non essere applicabile compiutamente proprio in una regione amministrata da un ex magistrato. Creando un pericoloso effetto domino nelle aule dei tribunali.

SCHEDA/ La nuova legge

La novità principale contenuta nella legge è l’introduzione dei due nuovi reati di omicidio stradale e lesioni personali stradali. Per chi si mette alla guida in stato di ebbrezza o dopo aver assunto stupefacenti e causa la morte di qualcuno la pena della reclusione va da 5 a 12 anni. Se l’investitore si dimostra lucido e sobrio, ma la sua velocità di guida è il doppio del consentito, la pena va da 4 a 8 anni. In caso di omicidio multiplo, la pena può essere triplicata ma non superiore a 18 anni. È invece punito con la reclusione da 6 mesi a 2 anni chi, guidando non sobrio o non lucido, procura lesioni permanenti.

Nel caso di lesioni aumentano le pene se chi guida è ubriaco o drogato: da 3 a 5 anni per lesioni gravi e da 4 a 7 per quelle gravissime. Se invece il colpevole ha un tasso alcolemico fino a 0,8 g/l o se l’incidente è causato da manovre pericolose la reclusione sarà da un anno e 6 mesi a 3 anni per lesioni gravi e da 2 a 4 anni per le gravissime. In caso di condanna o patteggiamento (anche con la condizionale) per omicidio o lesioni stradali viene automaticamente revocata la patente. Una nuova patente sarà conseguibile solo dopo 15 anni (omicidio) o 5 anni (lesioni). Però nei casi più gravi, se ad esempio il conducente fugge dopo l’omicidio stradale, dovranno trascorrere almeno 30 anni dalla revoca.