“Centralizzazione, meno democrazia e spazio ai rampanti della politica”. Agli “slogan” del governo Renzi sul referendum per la riforma costituzionale del 4 dicembre prossimo, Ugo De Siervo risponde da Foggia con gli studenti dell’Università. Smonta pezzo per pezzo il ddl Boschi, dichiarandolo “un contenitore caotico in cui il male si mangia il bene“. Sì perché nessuno può essere contrario all’abolizione del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) o delle province, ma non ci si può “far prendere in giro con i tagli ai costi della politica se poi si conservano tutte le storture delle regioni a statuto speciale”.
Per l’ex presidente della Corte costituzionale, ad uscirne rafforzati sarebbero soltanto il premier e i politici locali più svegli. “La centralizzazione delle competenze è un aspetto che limita la democrazia, perché marginalizza i territori – spiega l’accademico di Savona -. Così come il Senato non verrà abolito (ipotesi che sarebbe stata processabile), ma permetterà l’emersione dei più rampanti nei consigli regionali e di qualche eletto non accontentato in Giunta”. Sono lontani i due modelli possibili: il Bundesrat tedesco) ed il Senato degli Stati Uniti d’America. “Nel primo caso c’è una rappresentanza forte garantita dalla sommatoria delle giunte regionali, nel secondo ci sono 2 senatori per ogni Stato, con poteri importanti, pronti ad essere i cani da guardia degli interessi periferici”. “Al contrario – continua -, con la sgangherata riforma, aumenterà il conflitto tra Camera e nuovo Senato, che si aggiungerà a quello tra Stato e Regioni, per rendere più complicato il lavoro della Corte costituzionale e dei magistrati”.
Nemmeno gli iter normativi verrebbero snelliti. “Non è vero che adesso ci vuole troppo tempo per approvare una legge – chiosa De Siervo -, la dimostrazione è la rapidità nell’approvazione del finanziamento ai partiti: ci sono voluti 3 giorni. Mentre su altre questioni le parti politiche non si mettono d’accordo e restano ferme per anni. Non abbiamo bisogno di accelerare per avere più leggi, ma abbiamo bisogno di ragionare – con i tempi dovuti – su poche leggi buone”. La “confusione voluta che cambierà il volto del Paese in peggio”, sarà l’occasione per “spostare ancora di più l’asse dagli elettori agli eletti”: “Finora abbiamo assistito ad un dibattito furioso e violento, mai attento ai contenuti – conclude De Siervo impegnato in un tour in Capitanata con i professori Barbieri e Ligustro -, ed è questa la bussola per comprendere quali possano essere le vere ragioni politiche di questa riforma”.