Brutale aggressione al Cara, ubriaco e drogato stava per uccidere il compagno di stanza

aggressione cara

Nell’ambito dell’attività di indagine relativa al tentato omicidio di G. L., nato il 1997 in Costa d’Avorio, domiciliato presso il C.A.R.A. di Borgo Mezzanone, nel primo pomeriggio di domenica 11 settembre, agenti di polizia della 2^ Sezione “Criminalità Diffusa, Straniera e Prostituzione” , sono intervenuti a seguito della segnalazione pervenuta da personale in servizio di vigilanza. In quel momento, un gran numero di ospiti stava cercando di trattenere un uomo che indossava solo un pantaloncino e si agitava animosamente proferendo ad alta voce parole nella propria lingua. Con l’ausilio dei mediatori linguistici, è emerso che l’uomo si era reso artefice di un tentato omicidio avvenuto in un modulo abitativo del C.A.R.A. al culmine di una lite con un altro ospite di nazionalità ivoriana, quest’ultimo, ferito da una coltellata inferta nella regione dorso lombare e trasportato presso l’infermeria. L’aggressore, successivamente identificato in Alexandre Ngueufack Dongfack, nato in Camerun nel 1985, titolare di permesso di soggiorno per richiedenti asilo politico rilasciato dalla questura di Foggia, non aveva lo status di rifugiato assegnato dalla Commissione territoriale. Nelle prime fasi di indagine, la polizia ha sequestrato un coltello da cucina rinvenuto all’interno del container abitativo. La vittima, invece, è finita al Pronto Soccorso degli OO.RR. di Foggia. Agli investigatori, la persona ferita ha raccontato la dinamica dell’aggressione e l’inutile tentativo di sfuggire alla furia dell’uomo coi pantaloncini.

I fatti

La parte offesa ha dichiarato che, nel primo pomeriggio di ieri, verso le ore 15.00 circa, si trovava nella propria stanza e stava riposando sul letto mentre navigava su internet con il proprio telefono cellulare. Distolto da alcuni rumori provenienti da una stanza attigua dello stesso modulo, si è alzato per vedere cosa stesse accadendo. A quel punto ha notato il proprio compagno di stanza Alexandre Ngueufack Dongfack, che stava gridando completamente ubriaco. La vittima ha specificato che Alexandre, molto spesso, abusava di alcolici e di sostanze stupefacenti di ogni tipo. Pertanto, disturbato durante il proprio riposo, la vittima ha chiesto ad Alexandre di smetterla, subendo in tutta risposta una sequela di insulti. Ma G. L. non ha risposto alle provocazioni. Alexandre, però, al culmine dell’agitazione, ha iniziato a spingerlo e a strattonarlo con entrambe le mani fino a farlo cadere in terra. Un altro ivoriano, testimone dell’aggressione, ha riferito che dopo l’intervento di alcuni ospiti del centro che erano accorsi per dirimere la controversia tra i due, quando finalmente la situazione sembrava essersi tranquillizzata, Alexandre è rientrato nel proprio modulo per poi uscire, poco dopo, di corsa, con alcuni coltelli nelle mani. Quattro nella mano sinistra ed uno nella mano destra.

G.L., spaventato, ha iniziato a correre ma è scivolato a causa del terreno viscido. L’aggressore gli è balzato addosso colpendolo con un coltello da cucina appuntito e con la lama seghettata, nella zona dorso lombare. L’aggressore, con mani, torace e pantaloncini sporchi di sangue, è stato disarmato grazie all’intervento di un altro connazionale.
In seguito alle prime cure del centro medico presente presso il C.A.R.A., la vittima, invece, è stata trasportata ai Riuniti con una ferita lacero contusa nella regione paravertebrale lombare con ritenzione di punta di lama con una prognosi di 25 giorni. Personale medico in servizio presso il reparto di Neurochirurgia, ha proceduto, successivamente, ad asportare chirurgicamente nella regione dorsale, la punta ritenuta del coltello utilizzato dall’aggressore, conficcata brutalmente tra l’11esima e la 12esima vertebra. La lama conficcata, di circa 5 centimetri, repertata e consegnata all’interno di un contenitore sterile agli investigatori, era situata a circa 2 millimetri dal midollo spinale e a soli 2 centimetri dal rene sinistro. Lo stesso specialista ha aggiunto che tali ferite avrebbero potuto provocare una lesione al midollo spinale con conseguente paraplegia o l’eventuale decesso nel caso di lesione grave dell’arteria renale. Tuttavia, il sanitario, non ha escluso la possibilità di infezioni sistemiche o locali nell’immediato futuro, nonostante la terapia antibiotica in quanto il corpo estraneo sicuramente non era sterile.