Dispositivi (inutili) acquistati a prezzi folli, la Corte dei conti condanna dipendenti Asl Foggia

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Dovranno restituire all’Asl di Foggia 83mila euro per la presunta truffa dei ventilatori polmonari (il processo penale è ancora in corso). La Corte dei conti, con il vice procuratore Carlo Picuno, ha chiesto i danni a 4 persone. I giudici, presieduti da Francesco Lorusso, ne hanno condannati 3: l’ex dirigente Raffaele Granatiero, il funzionario Silvano Lamedica e l’impiegato Nazario Di Stefano. Assolto, invece, l’ex primario di Pneumologia a San Severo, Matteo Manzella, il quale per l’accusa aveva fatto acquistare un ventilatore polmonare per un paziente che ne era già dotato.

Secondo i magistrati contabili, i condannati al pagamento dei danni erariali avrebbero scelto tra loro il fornitore dei presidi medici, senza effettuare le regolari gare d’appalto e acquistando le macchine da due “ditte amiche” a prezzi maggiorati rispetto ai listini ufficiali depositati all’Asl di Foggia. I ventilatori vengono forniti su richiesta dello specialista a chi soffre di insufficienza respiratoria.

L’inchiesta condotta dal Nas di Bari nacque da un esposto anonimo inviato all’Ares e nel 2011 portò a 6 arresti. L’elemento decisivo delle indagini fu l’abuso del criterio dell'”infungibilità”, per il quale i funzionari e dirigenti avrebbero deliberato l’acquisto di “quel” modello e “quella” marca di dispositivo. I casi esaminati dalla Corte sono 14 e rappresenterebbero bene la colpa grave dei dipendenti dell’Asl “in ragione del carattere assolutamente macroscopico ed inescusabile delle contestate violazioni agli obblighi di servizio”.

Per esempio, ad un paziente foggiano in cura in una clinica privata abruzzese, era stato prescritto un ventilatore. I 3 avrebbero provveduto ad aggiungere marca e modello, rivolgendosi direttamente al fornitore (Medicair Italia) per l’acquisto senza nemmeno applicare lo sconto previsto dal listino. Alcuni dei condannati sono già presenti in altre indagini scaturite in quegli anni, dai disinfettanti d’oro  al sistema di corruzione a 360 gradi messo in piedi da alcuni imprenditori locali della sanità.