Volano bordate contro i medici del 118. A stilettare con accuse pesanti la categoria è il direttore generale dell’Asl di Foggia, Vito Piazzolla, che ha annunciato oggi la creazione di una “unità di crisi per affrontare l’emergenza nel settore”. L’arena iniziale della battaglia a viso aperto è stata l’assemblea dei sindaci, riunitasi nella sala consiliare del Comune di Foggia. Pur non essendoci il numero legale, infatti, si è discusso dell’atto aziendale (la cui bozza verrà preparata in settimana e troverà la ferma opposizione del sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, e di altri sindaci) e, soprattutto, dei provvedimenti nell’emergenza-urgenza. “Toglieremo ai coordinatori tutti i poteri e le indennità – afferma il manager -, i turni li faremo noi direttamente. Ci incontreremo con il prefetto e poi proveremo ad adottare un nuovo modello organizzativo. L’altro grande problema che risolveremo è la centrale operativa all’interno degli Ospedali Riuniti: scriverò io stesso una leggina per riportarcela all’interno dell’Azienda”.
“Danno erariale da 3 milioni l’anno”
Piazzolla ha parlato di “cannibalismo aziendale” e “cannibalismo medico”, termini duri per stigmatizzare gli emolumenti di alcuni medici che a Foggia “arrivano a percepire 222mila euro l’anno, a fronte dei 110mila di un direttore generale”. Sul banco degli imputati arrivano così tutte le risorse extra-contratto elargite negli anni scorsi, in virtù di un accordo sottoscritto con i vecchi dg. “Il procuratore della Corte dei conti, Michele Grasso, ha acceso i riflettori su questa situazione – ha continuano Piazzolla -, perché abbiamo avuto un danno erariale di 3,1 milioni di euro ogni anno. L’azienda spendeva 32mila euro in più pro capite, per un totale di 250mila euro al mese circa. Io questi soldi non ce li ho e non vorrei darli al procuratore…”. Poi prosegue: “Non si può pensare di pagare 5 euro per le medicazioni che facevano nelle postazioni (8 quando si superava la soglia delle 500 prestazioni) e 31 euro – anziché 6 – in più quando si superavano le 1500 ore. Ho sospeso questo andazzo perché altrimenti avrei dovuto pagare per ora e per il passato e, sinceramente, non ne ho alcuna volontà”.
Poi, scende nel dettaglio delle scelte dei medici quando si tratta di assegnarli alle postazioni: “La nostra dotazione teorica è di 124 operatori medici sulle ambulanze, quando sono arrivati ne mancavano 19 – chiosa il dg -. Agli avvisi si sono presentati in 33, ma alla fine solo 6 hanno accettato perché gli altri ritenevano ‘scomode’ le postazioni. Così, non si potrà mai uscire dall’emergenza. A questo, si aggiungano difficoltà di altra natura, come l’opposizione alla gara per l’affidamento delle postazioni di Troia e di Cagnano Varano, con risorse aziendali (180mila euro al mese per 2 ambulanze) perché non previste dal piano: la nostra volontà ha cozzato così con la realtà”.
Guai a sentirsi male di notte a Vieste e Peschici
La provocazione del sindaco di Manfredonia Riccardi rende l’idea della situazione nei posti turistici della Capitanata: “Se ci dicono che bisogna chiudere il nostro ospedale per aprire servizi sul Gargano sarei pure d’accordo, purché si diano risposte concrete ai cittadini e non carte e chiacchiere”. Nonostante Vieste e Peschici rappresentino la punta più alta dei grandi numeri del turismo in Puglia, sono scoperti alcuni servizi sanitari essenziali. “Stiamo lavorando per il poliambulatorio, ma ci mancano le attività basilari – spiega il sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti -. Non siamo all’altezza di reagire adeguatamente ad una emergenza, non abbiamo nemmeno un’ambulanza medicalizzata di notte. Certo, c’è l’elisoccorso, ma non basta: servirà la tragedia per far prendere coscienza del pericolo?”.
Il primo cittadino di Cagnano Varano, Claudio Costanzucci, sottolinea invece la “vergogna di non avere nemmeno una guardia medica”, anche se “il primo ospedale dista 40 minuti da una zona che d’estate diventa meta turistica”. Poi c’è Peschici. “Arrivano segnalazioni di ogni tipo, ma dobbiamo accontentarci di essere in ‘India'”, dice sarcasticamente il sindaco Francesco Tavaglione facendo riferimento al termine utilizzato per le postazioni senza medico. Per sedare gli animi, non è bastata nemmeno la notizia del possibile sblocco a Roma di ulteriori 3 milioni di euro destinati alle isole minori, ai servizi domiciliari e alla telemedicina.
Sindacato medici: “Piazzolla non ricatta nessuno, non siamo accattoni”
Risponde a tono il segretario nazionale della Fimmg Emergenza, Francesco Marino: “Se credono di impaurirci con queste dichiarazioni non hanno capito nulla. Queste reazioni sono l’effetto dell’incapacità organizzativa di questa Asl: non sanno come dare risposte, sostanzialmente sono loro che non riescono a capire. Finora hanno fatto finta di niente utilizzando il classico motto del tiriamo a campare. Ma noi non siamo accattoni – prosegue -, abbiamo bisogno di lavorare in tranquillità. Al di là degli impegni economici, ci sarà una ragione se da 10 anni non riescono a completare l’organico nonostante ci siano medici che fanno lavori precari?”. E rilancia la sfida: “Vediamo se riusciranno ad imporci le postazioni, la musica è cambiata. Non andiamo dietro il compenso, vogliamo ragionare con loro se sono in grado di riprogettare il sistema, ma mi sembra di capire che sono capaci soltanto a minacciare imposizioni. La verità – conclude – è che salteranno diverse postazioni sul Subappennino, che i soldi del 118 vengono utilizzati per i pronto soccorso ospedalieri e che i capiservizio sono tali solo quando c’è da mettersi le medagliette sul petto”.