L’ultimo paziente, operato oggi, arrivava da Vicenza. Un lungo viaggio per trovare al sud un’eccellenza, quella del reparto di clinica urologica degli Ospedali Riuniti di Foggia guidato dal professor Giuseppe Carrieri. Gli interventi con la tecnica della crioterapia cominciano a raggiungere risultati importanti. “Da un po’ di tempo a Foggia stiamo percorrendo questa strada per il carcinoma alla prostata – spiega Carrieri -, nel nostro centro ormai si fa il numero più alto di interventi in Italia. Per semplificare, trattiamo con il freddo la ghiandola prostatica per determinare la necrosi delle cellule tumorali”. E se in sanità l’alta frequenza degli interventi determina l’innalzamento della qualità delle prestazioni, in Capitanata è nata un’eccellenza.
Per di più, dall’inizio dell’anno sta lavorando una macchina “essenziale per l’urologia di un ospedale di secondo livello”, come ha spiegato il direttore generale Antonio Pedota: il robot da Vinci. Il motivo è molto semplice: con questa nuova macchina aumenta la precisione degli interventi, la buona riuscita e, dunque, diminuiscono le complicanze nel post intervento. Ancora, il tempo di recupero si dimezza, cosicché da far restare il paziente 3-4 giorni in ospedale anziché 7-8. In meno si sei mesi, circa 50 interventi sono stati completati. I pazienti venivano da ogni parte d’Italia, invertendo così il flusso consolidato della mobilità passiva (pazienti foggiani e pugliesi che vanno in altre regioni, specialmente al Nord, in cerca di cure). “In ambito urologico questa tecnologia è indispensabile, ma complessivamente rappresenta un progresso importante per tutto l’ospedale – spiega ancora Carrieri -. La robotica per noi è stato il sogno nel cassetto per troppi anni, con scarso successo, fino all’arrivo del dg Pedota che l’ha realizzato”. Difatti, l’azienda – ancora in attesa dei finanziamenti regionali richiesti – ha deciso di investire risorse proprie. “La gente vuole tecnologia, l’ospedale a bassa intensità è finito, se non la diamo noi la vanno a cercare altrove…”, è questo il paradigma del policlinico foggiano, sintetizzato nell’arrivo della nuova macchina.
I vantaggi sono notevoli e già cristallizzati in letteratura: dalla maggiore tolleranza post operatoria, alla ripresa urinaria più veloce, fino al miglioramento dei tempi nell’attività erettile. Nel trattamento dei calcoli renali, per esempio, è stato praticamente cancellato il vecchio percorso che richiedeva interventi dolorosi e invasivi: adesso vengono frammentati con un laser. La qualità del tracciato intrapreso è stata sottolineata dal presidente della società italiana di Urologia, il professor Walter Artibani, che proprio da Foggia è partito per il suo tour di sensibilizzazione. “Stiamo lavorando per la prevenzione negli uomini, sempre meno propensi delle donne al controllo periodico – ha spiegato -, anche perché l’esplorazione rettale della prostata è vista come un problema. Il primo step ci ha portato 10mila visite, adesso continueremo con controlli gratuiti nei territori, puntando soprattutto a chi non è mai andato dall’urologo. É un viaggio tra le eccellenze italiane, per scoprire i ‘trucchi del mestiere’ dei reparti e portarli in discussione nel consesso nazionale. Qui a Foggia ho scoperto un ottimo reparto, ma soprattutto un ottimo direttore: oltre alle macchine servono figure di spessore”.
Pedota è convinto che da qui dovrà ripartire il policlinico. “Il robot è il paradigma dell’azienda – ha commentato -, adesso serve alla chirurgia universitaria (tumori al colon e altro) e toracica, ma il suo uso verrà allargato ad altre attività. Mi sono stupito del fatto che non ci fosse una macchina del genere in questo reparto, per questo avevo fatto una scommessa con Carrieri, dicendo che se non fossero arrivate risposte positive in breve termine da Bari avremmo fatto da noi l’investimento. Così è stato. Adesso aspettiamo di capire quando verrà finanziata la Cardiochirurgia. Questo è un ottimo ospedale – conclude -, con personale medico e infermieristico all’altezza. Adesso, però, bisogna sostenerlo”.