Il caso tributi a Foggia continua a tener tutti con il fiato sospeso. Se i cittadini sono confusi per le lettere che in questi giorni arrivano da Mazal (“devono essere pagati perché i soldi vanno al Comune”, dicono a Palazzo di città), politica e dirigenti certamente non sono tranquilli. Dopo le ultime vicende – l’indagine del tribunale di Milano ed il respingimento del concordato preventivo per Aipa Spa -, emerge l’impossibilità di recuperare l’aggio (la percentuale dovuta agli esattori privati che riscuotono tributi per conto dello Stato) percepito in questi anni. Complessivamente, l’affaire vale circa 15 milioni di euro dal 2012 al 2014 (prima 3, poi 6 e ancora 7 milioni di euro), poco più del 7 per cento della riscossione delle tasse. Per non parlare del 2015, con il tentativo di inserire nella partita Imu e Tari con la contropartita della riduzione dell’aggio al 4 per cento (proposta del privato per incamerare più soldi aumentando la base imponibile). Soldi dei cittadini, che potevano essere utilizzati per opere pubbliche: “Si potevano sistemare tutte le strade di Foggia”.
Due possibilità: internalizzazione o nuova gara
Nelle more, i cittadini dovranno pagare. Nonostante i numerosi dubbi sulla trasparenza delle società private di riscossione, soprattutto sul versante delle garanzie creditizie, visti gli oltre 127 milioni di euro di debiti. Foggia, rispetto ad altre città italiane, si trova in una situazione ancora peggiore, per via del tempo passato (troppo) senza trovare una soluzione adeguata. Il sindaco, Franco Landella, declina ogni responsabilità, pur essendogli stato indirizzato un avviso di garanzia: “Il sindaco e la Giunta non hanno competenze in materia, non possono dir nulla su questa vicenda – spiega il primo cittadino a l’Immediato -, fosse per me, ma è solo una mia idea personale, avrei sbattuto fuori Aipa sin dall’inizio. Bisognerebbe chiedersi però perché non è stato possibile, quali sono le assunzioni che la società ha fatto negli ultimi anni”. Dal punto di vista tecnico, c’è sempre stata la spaccatura nella visione delle cose tra i dirigenti Ernesto Festa-Domenico Dragonetti da una parte, Carlo Dicesare dall’altra. Quadro che non ha certo “agevolato” il sindaco, il quale tuttavia non ha mai portato la questione in Consiglio comunale. In tutto questo caos, il privato ha continuato ad operare come sempre. Anzi, cercando di rialzare la posta ampliando il raggio di riscossione.
Tra i litiganti, il privato gode
La spaccatura all’interno della tecnostruttura e “l’assenza di indirizzo da parte dell’assessore Sergio Cangelli” (come riferito da una parte della dirigenza), configurano un quadro a tinte fosche che potrà avere risvolti pesantissimi. “Dovranno essere i dirigenti a trovare una soluzione – rincara Landella -, perché da parte nostra non ci può essere alcuna ingerenza in materia, neppure se avessimo 6 lauree in economia”. Nel frattempo, le lettere di Mazal Global Solutions continuano ad arrivare. Sui social network c’è già un fiume di commenti. Finora, tuttavia, nessuno ha pensato bene di dare una risposta “ufficiale” ai contribuenti.