Un sistema collaudato, studiato nei minimi dettagli per fare incetta di Parmigiano Reggiano, formaggi vari e surgelati. Con l’utilizzo di droni volanti con cui mappare il territorio e grazie alla complicità di prostitute dell’Est Europa, pagate per fungere da palo durante i colpi, un gruppo di malviventi composto da 11 persone, rapinava caseifici in varie zone d’Italia. Dopo quasi due anni di attività, sono finiti in carcere ben undici componenti della banda. Oggi, infatti, le Squadre Mobili di Modena, Foggia e Cremona hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare in carcere o ai domiciliari, a carico di quattro foggiani, cinque residenti nel cremonese e due nel modenese per una serie di furti e tentati furti avvenuti tra Modena – il colpo al caseificio Albalat di Albareto nel novembre 2013, da cui l’operazione ha preso le mosse – Reggio Emilia, Parma, Alessandria, L’Aquila e Mantova, ricollegati grazie ad una complessa indagine durata quasi un anno. Gli investigatori si sono infatti trovati di fronte a criminali espertissimi, particolarmente astuti e dotati di ottimi mezzi tecnologici. Gli indagati – hanno appurato le indagini – hanno sempre avuto a disposizione auto e camion, attrezzi atti allo scasso, ricetrasmittenti, apparati elettronici destinati a disattivare sistemi di allarme, schede telefoniche dedicate ad intestazione fittizia, oltre a svariate armi da fuoco.
GLI ARRESTATI
Tra i foggiani arrestati c’è Benito Petracca, classe 1990, figlio di Antonio Petracca, ucciso a Foggia in via Silvestri nel 2013. Secondo gli inquirenti, sarebbe vicino agli ambienti della malavita del capoluogo dauno. Due i modenesi fermati, Roberto Savino e Stefano Palamuso, basisti della banda. Tra gli altri finiti in manette, ecco Gaetano Sciarappa (classe ’83), Pasquale Rinaldi (’89), Armando Aliko (’75), Ernold Frakulli, Antonio Vincenti (’82) e Mario Sciarappa (’63).
IL SISTEMA
I ladri avevano programmato ed eseguito in maniera capillare una serie continua di attività di esplorazione e sopralluogo di alcuni territori del centro-nord del Paese, per individuare obiettivi appetibili. Tutto programmato in modo preciso, con una ripartizione rigida dei ruoli al momento di ogni singolo furto. Durante i colpi hanno sempre avuto a disposizione mezzi di trasporto pesanti e auto, attrezzi atti allo scasso, ricetrasmittenti, apparati elettronici per disattivare sistemi di allarme, schede telefoniche dedicate ad intestazione fittizia, nonché svariate armi da fuoco.
I furti in questione, avvenuti tra il novembre del 2013 ed il gennaio di quest’anno, hanno consentito all’organizzazione di appropriarsi di diverti tipi di generi alimentari per un valore complessivo pari a 785.000 euro. In particolare sono state trafugate 2039 forme di Parmigiano Reggiano, nonché oltre 15.000 chilogrammi di crostacei e pesce surgelato, oltre a 135.000 euro di champagne.
“Il Parmigiano è il formaggio più rubato al mondo non solo perché viene sottratto da caseifici, magazzini e supermercati, ma anche per il furto di identità che subisce quotidianamente nei diversi continenti”, ricorda la Coldiretti nel commentare l’operazione della Polizia di Stato di Modena.