Toto-Don Uva, i Sannella in pole sostenuti da gruppi del Nord. Apertura buste: sospetti sul rinvio

La sede del Don Uva in via Lucera a Foggia

È giallo sugli ultimi giorni della procedura – lunga e complessa – di cessione delle tre strutture della Casa Divina Provvidenza. Solo due giorni fa, agli operatori che hanno presentato le proprie offerte la scorsa settimana, è arrivata una pec in cui veniva fissata la data e l’ora di apertura delle buste: oggi alle 18. Sennonché, a poche ore di distanza, arriva una nuova comunicazione, firmata dal commissario straordinario Bartolomeo Cozzoli, in cui si rinvia tutto a data da destinarsi. Cosa è accaduto in poche ore?

Da sinistra, Fedele e Franco Sannella
Da sinistra, Fedele e Franco Sannella

Gli eventi, incalzanti, hanno determinato una situazione “imbarazzante” per il tecnico biscegliese, che in poche ore avrebbe stravolto le carte in tavola. Il pomo della discordia dell’ultimo minuto si chiama Ambrosia Technologies srl, società storica della mensa e pulizie, fornitore che negli ultimi anni ha cercato di garantire il servizio seppur con una riduzione progressiva del 35 per cento delle commesse. Ebbene, proprio nel giorno di chiusura del termine per le offerte (venerdì scorso), alla società è arrivato il benservito dal commissario, attraverso una rescissione unilaterale del contratto. La notizia non è stata presa bene dai circa duecento lavoratori (40 a Foggia) e dai sindacati, al punto che durante il recente incontro a Bisceglie si è sfiorata la rissa.

La situazione incresciosa ha spinto Cozzoli a tornare sui suoi passi, annullando il provvedimento di revoca della fornitura. Del resto, destava sospetto la decisione di tagliare un contratto da 5-600 mila euro al mese dopo che, nell’avviso, tra i requisiti fondamentali c’era proprio la garanzia di tenere in piedi i rapporti di fornitura e, soprattutto, garantire la totalità dei livelli occupazionali in essere. Detto in altri termini: cambiare all’ultimo minuto significa mettere fuori strada alcuni competitor interessati all’acquisto.

Massimiliano Di Fonso
Massimiliano Di Fonso

La lettura offerta dai sindacati non lascia spazio ad interpretazioni. Parla di “gioco delle tre carte” il sindacato Usppi, accusando direttamente il commissario attraverso una nota del coordinatore Massimiliano Di Fonso: “Il commissario Cozzoli finisca di divertirsi al toto-acquisti sul Don Uva, i lavoratori che fino ad oggi si sono sacrificati, perdendo soldi, rispetto e dignità, non possono continuare a subire ulteriori scempi a carico degli stessi. Ci pare di capire che dopo lo scherzetto fatto ad Ambrosia nel disdettare i servizi di fornitura pasti ai degenti e di pulizie, e revocare la stessa disdetta a distanza di quarantotto ore, la dice lunga sull’intenzione di vendere l’intero pacchetto a multinazionali o aziende del Nord con il vizietto di fare soldi sfruttando i lavoratori: sembrerebbe già scontata la vendita a “Serenissima Ristorazione”, “L1” e i fratelli Sannella“.

L’offerta di questi ultimi sembrerebbe la più “completa”, perché gli associati (ognuno con il 20 per cento) riuscirebbero a chiudere la filiera delle forniture e avrebbero la forza economica per accaparrarsi le tre strutture d’un colpo. “Non è possibile che Cozzoli, nell’ambito della procedura, non abbia mai convocato i sindacati per fornire notizie e rasserenare i lavoratori sulla procedura di vendita – continua Di Fonso -, che sono coloro che in realtà hanno tenuto in piedi il Don Uva e lo hanno reso l’eccellenza della provincia di Foggia. Deve smetterla Cozzoli di fare il padre padrone con le vesti di commissario, e di supereroe. Chi può sconfiggere gli intrecci e gli interessi non meglio identificabili sulla vendita, sono i lavoratori che continuano a sacrificarsi in tutte le sfere dell’ospedale, per tutelare i pazienti ricoverati. Ci auguriamo che non ci siano interessi occulti sulla vendita, e che certamente chiunque arriverà e rileverà il Don Uva, troverà porte aperte se rispetterà i lavoratori, questo significa che nessuno dovrà perdere il posto. Ma se qualche potenziale acquirente – conclude – arriva per fare profitti sulle spalle dei dipendenti e dei lavoratori delle ditte appaltatrici, troverà le maestranze pronte a tutto pur di salvaguardare il posto di lavoro. È finito il tempo dei sacrifici per chi ha perso soldi e lavoro, Cozzoli comprenda o sarà guerra“.